Era il 1995 quando andava in scena la prima edizione della commedia teatrale “Fef i c’quèr” (Fave e cicorie), il primo lavoro in vernacolo materano di Talia Teatro. A distanza di 22 anni il regista e attore Antonio Montemurro ha deciso di rivisitare questa commedia in due atti in vernacolo materanoinserendo nel cast gli attori professionisti Anna Rita del Piano e di Erminio Truncellito, la prima materana, il secondo di Valsinni. Nel cast trovano spazio per la prima volta anche tre bambini, alla prima esperienza teatrale.
La commedia Fef i c’quèr si ispira ad un fatto accaduto agli inizi degli anni Cinquanta, il periodo delle lotte contadine e dell’occupazione delle terre ma anche quello in cui le donne che non riuscivano ad arrivare al matrimonio dopo un periodo di fidanzamento erano costrette a scappare da Matera per fare le prostitute a Milano o suicidarsi indossano l’abito bianco che avrebbero indossato nel giorno più bello della propria vita.
Don Ciccio Lomonaco, ricco signorotto locale, proprietario terriero, impone a Francesco Montemurro, per gli amici Ciccillo, un suo mezzadro lavoratore ed onesto, di produrre in tribunale una testimonianza falsa a suo favore e contro una donna giovane e bella, Teresina, che ha illuso con la promessa di matrimonio.
Ciccillo, uomo di saldi principi morali, fermamente convinto della giustizia degli uomini, si rifiuta di testimoniare il falso. Da qui cominciano i guai e le traversie per lui e per la sua famiglia. Don Ciccio, infatti, caccia Ciccillo dalla sua terra, mettendolo in una situazione di gravissimo disagio economico.
Questi si difende, ricorrendo in tribunale. Le udienze subiscono continui rinvii e questo impoverisce sempre più la famiglia Montemurro. Alla fine, grazie all’abilità di un giovane avvocato materano, Calculli, Ciccillo vince la causa e vede finalmente coronato il suo desiderio, ” fino a quando un giorno …”
E’ questa la storia della sconfitta dei poveri che lottano, senza rassegnarsi, contro il sopruso e il malaffare e che finiscono fatalmente travolti dalla cattiveria, dall’avidità e dall’egoismo dei potenti.
La giustizia degli uomini infatti non si dimostra all’altezza del compito, si accontenta della legalità, che spesso permette e protegge le più gravi ingiustizie.
Il testo fa riflettere, commuove, ma non manca di momenti comicissimi. Pone in risalto, nelle pieghe della storia principale, le caratteristiche antropologiche del popolo materano: il pessimismo fatalista, la sfiducia nei governanti, negli amministratori e nei giudici, le abitudini e i detti materani antichi, i soprannomi caratteristici, gli episodi che testimoniano l’antica dignità del popolo materano, le storielle divertenti raccontate dagli anziani per grandi e piccoli, in quella sorta di “ sceneggiato televisivo “ per i poveri, che era il vicinato dei Sassi di allora.
Il messaggio è rivolto soprattutto ai giovani, affinché, per dirla con Antonio Gramsci, memori del passato, capiscano dove vogliono arrivare.
Le repliche dello spettacolo sono previste il 20, 21, 27 e 28 luglio, il 3, 4, 10 e 11 agosto 2017.
La biglietteria resterà aperta dalle ore 21 alle 21,30 presso Vico Solitario.
Il costo del biglietto è di 10 Euro. E’ possibile prenotare il posto telefonando al 331.7995953.
Michele Capolupo
Personaggi Interpreti
Ciccillo Montemurro Antonio Montemurro
Maria, sua moglie Giulia Cifarelli / Chiara Zaccaro
Brunetta, una vicina Anna Cimarrusti
Sariuccia, una vicina Chiara Zaccaro/ Laura Zaccheo
Don Ciccio Lomonaco Erminio Truncellito
Teresina Anna Rita Del Piano
Amici di Ciccillo:
Eustachio Franco Burgi
Michele Antonello Vivilecchia/ Alessandro Venturo
Filippo Marco Floridia
Figli di Brunetta
Stacchiuccio Nicola Lorusso
Lenuccia Giulia Pepe
Marietta Adriana Di Cecca
Minguccio Matteo Materi
Narratrice Nicoletta Lionetti
Scenografia Eustachio Logiudice
Costumi Pina Santeramo
Luci/Audio Antonio Viggiani
Selezione musicale Antonio Montemurro
Grafica Nicola Olivieri
Progetto allestim. sala Pietro Cascione
Organizzazione Mina Clemente
Assistente alla regia Chiara Zaccaro
Regia Antonio Montemurro
La fotogallery di “Fef i c’quèr” (foto www.SassiLive.it)