Sette volti, sette voci per sette diverse inclinazioni narrative hanno dato vita alle Medee di Matteo Tarasco, ultimo appuntamento del ricco programma di Teatro dei Calanchi, evento organizzato dal Circus di Pisticci sotto la direzione artistica di Daniele Onorati.
La produzione ha rinnovato il connubio con il regista veneto, autore l’anno scorso di Baccanti e nuovamente chiamato ad interpretare il palcoscenico non convenzionale e plastico fatto di argilla e meandri scavati dal tempo, nel teatro di paglia da 700 sedute ricavato in uno dei luoghi più intimi del territorio di Pisticci. Qui, sotto un tetto composto dalle stelle dell’Orsa Maggiore, hanno preso vita parole e pathos di una storia molto antica, seguendo le tracce dei vari autori che nel tempo hanno trattato il mito, da Apollonio Rodio a Euripide, da Seneca a Christa Wolf.
Il “non luogo che si è fatto teatro”, per dirla con le parole di Matteo Tarasco, è diventato location di uno degli eventi più suggestivi ed originali del territorio all’interno della vasta proposta di cultura e spettacolo dell’estate lucana. L’operazione di Tarasco, seguita anche quest’anno da un pubblico attento nella due giorni di repliche che ha concluso Teatro dei Calanchi, ha voluto restituire la complessità che merita ad un personaggio del mito antico, in un percorso narrativo trasversale che lascia una traccia aperta sulla sua natura rispetto all’immagine più nota dell’infanticida, in favore di una molteplicità di sfaccettature portate in scena dalle sette attrici ospitate dal Circus a Pisticci in residenza artistica per dieci giorni: Martina Cassenti, Federica D’Angelo, Serena Ferraiuolo, Annamaria Ghirardelli, Alice Giroldini, Maddalena Serratore e Diletta Masetti.
A differenza della sua prima edizione, tuttavia, Teatro dei Calanchi 2017 non è coinciso con la rappresentazione scenica affidata alla maestria di Tarasco. L’evento ha messo in campo, infatti, una ricchezza di contenuti e di proposte artistiche e culturali sempre all’insegna della filosofia unplugged e sempre resa possibile dalle microproduzioni degli spettatori.
Alla fine i numeri hanno dato ragione a chi ha lanciato una sfida non priva di rischi. Nella dieci giorni di eventi, oltre mille persone hanno contribuito a trasformare in realtà il sogno di produrre cultura dal basso ricevendo in cambio, oltre agli eventi, l’opportunità di scoprire un elemento naturalistico raro ed affascinante.
“Teatro dei Calanchi è un’esperienza. Sovverte nell’animo di ogni partecipante l’idea di ‘impossibile’, abbattendo le barriere del ‘fattibile’ attraverso una creatività coraggiosa ma ragionata. Ciò che aggiunge grande valore all’evento – spiega il direttore artistico Daniele Onorati – è l’intento di produrre arte, cioè la volontà di generare cultura e contenuti, proponendosi non come sterile vetrina ma come grembo fertile. Abbiamo registrato tantissime presenze extra-regionali e questo ci dà conferma di essere, a tutti gli effetti, potente attrattore nonché strumento di valorizzazione del territorio”.
Aperto da “Culture delle Origini” a cura di Archeoart Basilicata, un laboratorio di arte e artigianato etno-storico, l’evento del Circus è proseguito con “Calanchi Experience” in collaborazione con Legambiente Circolo di Pisticci, percorso alla scoperta di una delle bellezze naturali più affascinanti della Basilicata, fra yoga, passeggiate, osservazioni naturalistiche fino alla conclusione affidata al suggestivo storytelling di Michele Rizzo.
Antigone ha invece aperto il programma prettamente teatrale con riferimento alla tragedia greca ed ha consentito, sotto la regia e la guida di Daniele Onorati, di fondere il percorso formativo del Circus attraverso il coinvolgimento degli attori della scuola di Teatrolab con la proposta di evento più ambiziosa dell’associazione. Il Teatro Piccolo, dove l’opera di Sofocle ha avuto nuova vita, ha anche accolto nei giorni successivi i momenti musicali di Salvatore Russo Gispy Jazz Trio e Percussione Ketoniche.
Con Donne d’Argilla, invece, la creatività artigiana di Anna Maria Pagliei e Felterino Onorati ha prodotto delle sculture fatte della stessa materia del calanco ed affidate, adesso, alla sua custodia, fino a quando la terra non tornerà alla terra assorbendo i corpi sinuosi di donne antiche. Così anche il suggestivo scenario che ha ospitato Teatro dei Calanchi, che torna agevolmente al silenzio ed alla sua dimensione ancestrale, grazie anche ad un modello organizzativo ad impatto zero, volutamente rispettoso dello spirito dei luoghi, che anche quest’anno, nonostante la loro asperità, hanno donato scorci e scenari mozzafiato in una dieci giorni esaltata dalla poesia della natura.