L’associazione Armida ha presentato in mattinata l’evento “Torno a casa”, rassegna teatrale di giovani artisti materani e lucani “premiati fuori” in programma dal 2 al 4 gennaio 2018 presso l’Auditorium Gervasio a Matera. All’incontro con i giornalisti hanno partecipato la direttrice artistica dell’evento, Antonella Milillo, gli attori Annarita Colucci e Simone Castano, il cantante Mario Montemurro e l’assessore comunale Ernesto Bocchetta. Nel corso dell’incontro Annarita Colucci ha sottolineato l’idea di aprire le porte dell’auditorium agli studenti dei licei materani per far conoscere sul campo le tecniche di montaggi di una scenografia o di un service audio.
Di seguito il format dell’evento e gli appuntamenti in programma, con ingresso gratuito.
Cosa succederebbe se alcune eccellenze artistiche materane e lucane che, dopo aver formato e consolidato i loro percorsi professionali al di fuori della Basilicata, si incontrassero in uno stesso luogo? E se questo luogo fosse proprio la loro terra d’origine, che ora, come Capitale della Cultura può accoglierli per mostrare il frutto dei loro percorsi? A queste domande, a queste curiosità vogliamo rispondere con queste serate all’insegna dell’arte, dell’intrattenimento e del teatro.
La rassegnapromuove tre eccellenze lucane, tre spettacoli di artisti lucani e materani che hanno sviluppato la loro professionalità in ambito artistico fuori dalla Lucania ottenendo riconoscimento a livello nazionale ed internazionale.
La rassegna vuole essere un momento di aggregazione sociale e culturale ma anche un primo passo di sostegno della creazione di un’identità attraverso giovani artisti lucani; un momento per prendere coscienza anche delle capacità e potenzialità interne e non solo di accettazione di quelle che vengono dall’esterno.
La programmazione abbraccia temi e forme molto diversi tra di loro, a partire dal teatro d’immagine e scenotecnico, per passare al teatro fisico, fino alla drammaturgia d’autore. Tre temi e stili diversi si susseguiranno sul palco dell’Auditorium.
Tutti e tre gli spettacoli proposti all’interno della rassegna sono drammaturgie originali e contengono elementi della cultura lucana presenti sia nel linguaggio (utilizzo del dialetto) che nelle tematiche trattate. Questi temi e linguaggi hanno ottenuto riconoscimenti a livello nazionale e riteniamo di grande importanza condividere questo approccio alla cultura e tradizioni locali con la città. Proponiamo così un ventaglio di modalità artistiche alternative e attuali di approcciare agli elementi della nostra cultura, distaccandosi dalla solita modalità corrente di usare cultura e tradizioni come reperti archeologici immobili e polverosi, bloccati nel tempo e nello spazio.
Ad introdurre e concludere le tre serate sarà il “Coro pop” del Maestro Mario Montemurro, che proporrà alcuni brani pop arrangiati e resi in forma corale. Il “Coro pop”, costituito da pochi mesi, è frutto di una sinergia di circa 20 cantanti solisti di elevato spessore che insieme vogliono inviare un messaggio forte alla nostra Città, ai nostri cittadini e alla Politica locale affinché si diano possibilità, spazi e incentivi per valorizzare le professionalità intellettuali, artistiche, sportive locali perché i nostri giovani non sono da meno di altri di altre Regioni o Stati.
PROGRAMMA
2 gennaio 2018
ore 20:30 – Presentazione coro
ore 21:00 – “La più grande magia” di e con Simone Castano
3 gennaio 2018
ore 21:00– Trapanaterra ideato e con Dino Lopardo
4 gennaio 2018
ore 21:00 – Le voci” di Annarita Colucci con Illoco Teatro
Gli spettacoli
“La più grande magia” di e con Simone Castano
Un mago, che al contrario di tutti i suoi colleghi, svela i suoi trucchi anziché occultarli; suo intento è quello di salvare gli uomini rivelando loro un “trucco” di vita. Ogni sera esegue il suo numero: fa apparire un oggetto; poi lo fa sparire e infine, quando meno te lo aspetti, l’oggetto riappare. Come accade con Simone, un ragazzo ordinario, che da bambino aveva un sogno: diventare poliziotto per salvare il mondo dai cattivi.
Così, nonostante suo padre gli dica che ha i piedi troppo piatti per fare il poliziotto, e nonostante sua madre faccia di tutto per tenerlo vicino a sé, Simone parte per la grande città, dove potrà finalmente indossare la divisa blu come ha sempre sognato.
Ma il sogno, quando diventa realtà, non si presenta come losi era immaginato: nella realtà i poliziotti non sempre annientano i cattivi, a volte sono loro stessi i cattivi.
Come l’oggetto ordinario del mago, il sogno di Simone svanisce.
Nel buio della sua delusione, Simone sceglie di continuare a correre, e di salvare il mondo attraverso il Teatro, indossando una maschera: quella del principe Amleto. Neanche nel teatro, però, ritrova quello che cercava quando è partito. Alla fine si ritrova così, solo e senza sogni e proprio in questa condizione riscopre qual è la più grande magia.
“Fatevelo consigliare da chi l’ha già visto: questo spettacolo è unico, poetico ed emozionante, un viaggio introspettivo di un uomo che diventato adulto non ha mai smesso di guardare la vita attraverso la bellezza dell’immaginazione.”
(Enrico Giammarco)
“Trapanaterra” ideato da Dino Lopardo
Selezionato dal Bando Cu.Ra. e sostenuto da I.DRA – Indipendent Drama Residenza e da Elsinor Centro di produzione teatrale di Firenze (Teatro Cantiere Florida)
collaborazione drammaturgica Rosa Masciopinto
con Dino Lopardo e Mario Russo
musiche di Mario Russo
scenografia Andrea Cecchini
produzione Madiel
L’emigrato è un naufrago in terra natìa. Quello che ha conosciuto lo rende estraneo. Quello che sa, e che gli altri non sanno, lo rende più solo. Nostalgía; dolore del ritorno. Terra sotto le scarpe, ai lati del cuore e sulla punta delle ciglia. Sguardo lontano, pensiero a una zolla che per anni si è vissuta solo con la mente. Trapanaterra è un’Odissea meridionale, una riflessione sul significato di «radice» per chi parte e per chi resta, un’ironica e rabbiosa trattazione dello sfruttamento di una terra. “Chi sei? Dove vai? Da dove vieni? Cosa vai cercando? Quando te ne andrai?” Sembra dire il
fratello che è restato a quello che è tornato, organetto alla mano, alla terra dei padri. Il più piccolo in calosce si districa tra i tubi gorgoglianti della raffineria. Il più grande quello che è “scappato”, è un bohemienne che respira di nuovo l’aria di casa, una casa che forse non c’è più, che è cambiata. Un Paese di musica e musicanti dove non si canta e non si balla più, nemmeno ai matrimoni. Si può solo sentire il rumore delle trivelle, la puzza dei gas e il malaffare.
Storie d’infanzia, ricordi di famiglia, canti di piazza e bestemmie: è l’ultra-locale che diventa ultrauniversale. Tutto è impastato nel dialetto, osso delle storie che s’insinua come la musica. Inutile arrabbiarsi, o forse no. Qualcuno è partito perché altri potessero crescere, perché la terra madre non ha i mezzi per alimentare le speranze di tutti.
Ma di chi è il coraggio, di chi resta? O di chi torna?
“Uno spettacolo pregevole; una promessa che è già una certezza.”
(Moreno Fabbri)
“Le voci”
Scritto da Annarita Colucci
Compagnia Il loco Teatro
Progetto vincitore del Bando Giovani Direzioni 2016
Realizzato con il contributo del Centro Teatrale Mamimò
Selezionato al 33° Festival Internazionale di Teatro di Almada(Lisbona)
come rappresentante del Novissimo teatro italiano
con Roberto Andolfi, Dario Carbone, Annarita Colucci
scene Ambramà
luci Ilaria Ambrosino
regia Roberto Andolfi
Una ragazza sta aspettando il treno ad una stazione di provincia non precisata; è decisa a partire e a lasciare il suo paese di origine. Negli angoli della stazione sono accatastate pile di scatole senza nome e senza indirizzo. L’attesa del treno viene turbata da due personaggi enigmatici: il capostazione e il suo aiutante. Ben presto si capisce che sono loro ad accumulare queste scatole il cui contenuto rimane sconosciuto fino a quando, un ritardo sulla tabella ferroviaria costringe la ragazza a rimanere alla stazione e a comprendere che ogni scatola contiene delle voci, le voci di tutte le persone che, come lei, sono partite ma che non sono più tornate. Di quei viaggiatori non rimangono che voci nel vento, voci che, però, continuano a parlare, attraverso chi riesce ad ascoltarle. Pezzi di vita intrappolati ai bordi di una stazione. Frammenti di storie passate, lontane. Dopo ogni separazione c’è qualcosa che prosegue il suo cammino e qualcosa che rimane lì ad aspettare il nostro ritorno per metterci di fronte a noi stessi. Uno spettacolo che parla della nostalgia della propria terra, del viaggio e del significato della parola casa.
“Il Sud è il vero protagonista di questa favola onirica e dolce, ambientata in una sorta di periferica stazione dell’inconscio in cui i treni li si può solo immaginare. […]– la creazione è davvero condivisa e la sua messa in scena può scavalcare gli steccati del target di pubblico, abbracciando felicemente lo sguardo di diverse generazioni”
(Sergio Lo Gatto- Teatro e Critica)
La fotogallery della conferenza stampa (foto www.SassiLive.it)