Ad 11 anni dalla scomparsa del professore pomaricano Antonio Bonavista riceviamo e pubblichiamo la nota inviata dal suo amico Ivan Radice, residente a Torino. Di seguito la nota integrale.
Oggi una nebbia fitta avvolge le strade, i palazzi della tua Torino, quasi volesse abbracciarci, gelida, per ricordarci che siamo sempre più senza di te.
La mente così vaga, ad un tempo che fu, ben undici anni fa, alle nostre mille telefonate della domenica, riecheggiano le risate, le battute mentre fuori nevicava.
Continuano i ricordi a rincorrersi e con loro quel grande “se” a cui nessun dà ancora risposta e la tua assenza diventa un macigno sui nostri cuori nei pomeriggi pigri, nelle serate in centro, nelle passeggiate in riva al Po
Nell’ultima chiamata, a saperlo fosse stata quella, c’eravamo dati appuntamento per il giorno dopo. Oh caro Antonio, quanto ti ho chiamato quel lunedì.
Poi il delirio, il telefono pareva esplodere, la tua foto sul giornale…i pianti, i silenzi, il vuoto intorno.
Senza te, tante cose sono cambiate, quante te ne dovrei raccontare. Quanti sorrisi, risate, viaggi, esperienze ci hanno rubato!
Suona e continua a suonare il tuo caro “ prete rosso” nella tua Pomarico arroccata sul colle, baciata da sole del sud tra terra arida e ulivi, proprio lì i tuoi amici, la tua dedita sorella Anna mandano avanti con gioia ed entusiasmo il tuo progetto che non solo è un evento culturale ormai, ma è anche occasione di rilancio per un territorio sottovalutato, un riflettore sulla tua città che in quei giorni si trasforma in palcoscenico musicale e soprattutto parla di te, della tua energia, della tua speme, del tuo zelo a realizzare ciò che si pensava impossibile.
Sorridi Antonio, così come facevi qui, contento di ciò che la vita ti stava dando, non dovevi partire così presto, non dovevi lasciarci!
Mi piace pensarti in un teatro, là tra le nuvole, con il tuo Vivaldi a comporre nuove melodie; so bene che cerchi di farcele sentire perché forse sei lontano, tanto lontano, ma mai così troppo!
Il tempo come un effimero tiranno vola via, non curante delle nostre cicatrici che tornano a bruciare al tuo ricordo, manchi tanto amico mio, qui ti vogliamo ancora tutti bene, non passerai.