Sabato 8 marzo 2025 alle 9.30 con raduno nel Parco del castello è in programma la 2^ edizione dello sciopero transfemminista che prevede un corteo per le strade del centro storico di Matera (via Lanera, via Volta, via Ridola, via del Corso, piazza Vittorio Veneto, via Ascanio Persio, via don Minzoni e piazza Matteotti). L’iniziativa è organizzata da “Non una di meno Matera”.
Non Una di Meno Matera aderisce allo sciopero transfemminista internazionale per denunciare un sistema che alimenta guerre, precarietà e ingiustizia sociale. Nel 2024 l’Italia ha destinato 31 miliardi di euro alle spese militari, con un incremento del 20% negli ultimi cinque anni, mentre i finanziamenti per sanità, istruzione e welfare continuano a essere ridotti. La crescente militarizzazione e l’inasprimento delle politiche securitarie colpiscono in modo particolare migranti, attiviste e fasce vulnerabili, replicando nei territori interni le stesse logiche di oppressione che caratterizzano i conflitti nei Sud del mondo. L’avanzata delle destre in tutto il mondo intensifica le politiche di esclusione e repressione. Negli Stati Uniti, Donald Trump ha dichiarato di non riconoscere l’esistenza delle persone trans, mentre in Italia il governo di Giorgia Meloni attacca diritti e libertà fondamentali, alimentando un clima di discriminazione e violenza contro donne, persone LGBTQIA+ e soggettività marginalizzate. L’autonomia differenziata acuisce il divario tra Nord e Sud, rendendo sempre più precario l’accesso ai diritti fondamentali. La sanità pubblica al sud è al collasso, con ospedali sottofinanziati e personale insufficiente. Il diritto all’aborto, garantito dalla Legge 194/78, è reso inaccessibile dal tasso di obiezione di coscienza, che in alcune regioni del Sud supera il 90%, costringendo chi ne ha bisogno a percorsi onerosi e/o clandestini. Sul fronte del lavoro, il 24% della popolazione è sotto la soglia di povertà, mentre una persona su quattro percepisce meno di 9 euro l’ora. La precarizzazione colpisce soprattutto le donne e le persone marginalizzate. Rivendichiamo un salario minimo dignitoso, un reddito di autodeterminazione e politiche abitative che garantiscano affitti sostenibili. Le attuali politiche migratorie rafforzano la repressione e la negazione dei diritti. Nei Centri di Permanenza per i Rimpatri (CPR), come quello di Palazzo San Gervasio in Basilicata, si consumano violazioni sistemiche della dignità umana. Chiediamo la chiusura immediata di queste strutture, il riconoscimento della cittadinanza per le seconde generazioni e la fine degli accordi Italia-Libia sul controllo delle migrazioni. Anche la Basilicata subisce le conseguenze di un modello di sfruttamento che colpisce i Sud del mondo. L’attività estrattiva, con decine di pozzi petroliferi attivi gestiti da Eni e Shell, avvelena acqua, aria e suolo, minacciando la salute delle comunità e l’economia locale. La crisi idrica, aggravata dai cambiamenti climatici e dalla cattiva gestione delle risorse, mette in pericolo agricoltura: serve un modello di sviluppo basato sulla giustizia ambientale, non sul profitto. L’8 marzo 2025 scioperiamo per affermare un futuro senza guerre, senza sfruttamento e senza disuguaglianze. Vogliamo un mondo in cui le risorse siano destinate al benessere collettivo, non agli interessi militari ed economici di pochi.