2 luglio a Matera con un dubbio amletico: seguire la festa della Bruna per partecipare alla processione serale e e seguire lo sfascio del Carro o guardare la partita Italia-Germania, a casa o in qualche pub? Domenico Gallipoli ripercorre il giorno più lungo vissuto dai materani con la storia fantastica di “Mary Brown e la partita di soccer Italia-Germania”.
Una grande preoccupazione giorni fa si è impadronita di Mary Brown, protettrice di Rocks City insieme a Stackewtch, allorché è venuta a conoscenza del fatto che la partita di soccer con la Germania si sarebbe svolta il due luglio, proprio nella serata dedicata da secoli alla Sua festa. Lei, sempre dolce ed affettuosa, a stento si è trattennuta da un “E che caspita! Proprio la sera del due luglio! Non c’è più religione!”. Già immaginava quel che sarebbe successo: la maggioranza dei maschi a casa, modello Fantozzi con frittatona e cipolle e rutto libero, incollati alla tivù, incuranti delle donne desiderose di uscire e godersi la festa, infastiditi dai loro musi lunghi; la minoranza dei maschi lucidati e sudaticci nei vestiti con cravatte, apparentemente ben disponibili ad andare con le compagne al centro della città, in stretta compagnia, però, di smartphone a cui quasi in ogni istante avrebbero chiesto notizie sull’andamento della partita; i cavalieri sotto l’elmo avrebbero montato degli auricolari per seguire la partita minuto per minuto; l’auriga del carro, per non essere da meno, si sarebbe portato il suo bell’apparecchietto; il nuovo bishop, proveniente da Nduja City, lui sì, si sarebbe comportato seriamente e con compostezza. La festa, insomma e per la maggior parte dei partecipanti, sarebbe stata una festa religiosa a metà. Il fatidico due luglio è giunto comunque. La sera, durante il percorso della processione, Mary Brown ha avvertito strani sommovimenti, improvvise eccitazioni, espressioni in dialetti vari (“Curnutazzi mangiapatate, stavano per farci gol!” “Boia faus, che culo abbiamo avuto!” “Ma li mortacci loro!”) che nulla avevano a che fare con lo spirito religioso. Non bisogna meravigliarsi dei tanti dialetti e delle tante lingue che riempiono l’aria della città; Rocks City attrae turisti dagli altri States non solo per locali spuntati come funghi di bar, fast food, slow food, pizzerie, focaccerie, spaghetterie, pasticcerie, panzerotterie etc etc ma anche per la proclamazione di città della cultura … non solo gastronomica, dunque. Mary Brown ha chiesto aiuto al fido Stackewtch, il quale ha pregato Mary Brown di perdonare quelle esternazioni poco “english”, espressioni tipiche di chi è momentaneamente (meglio dire, per novanta minuti ed oltre) assente a sé stesso. Anche lui, però, il fido Stackio (così talvolta lo chiama affettuosamente), non ha disdegnato di allungare l’orecchio e gli occhi agli smartphone dei birbanti “fedeli”; i maschi, si sa, in maggioranza seguono le vicende del soccer, e Stackio non è da meno. Dopo lungo peregrinare tra le vie di Rocks City, sfavillanti di luci (Mary Brown era talvolta infastidita, avrebbe desiderato avere davanti agli occhi delle lenti oscuranti), la processione, tra canti religiosi e sguardi dapprima furtivi ma poi sempre più sfacciati agli smartphone, è giunta a Venetian Square, luogo in cui si conclude il tutto con il rito dello “stratzow”: l’assalto al carro. Mary Brown, quantunque la cerimonia si svolga ormai da secoli, non si è abituata al saccheggio, ha paura, più per gli “indemoniati” fedeli che per sé. A lei quest’anno è capitato di essere “rapita” da un signore che l’ha abbracciata, l’ha baciata e con il rispetto e la devozione dovuti ad una reliquia, l’ha condotta nella sua modesta casa, situata nella parte bassa di Rocks City, una di quelle “case” scavate nel tufo e luogo di convivenza di animali e persone. La famigliola all’arrivo del papà con in braccio Mary Brown, si è unita a pregare in ginocchio. Mary Brown è rimasta profondamente colpita dalla devozione di questa famiglia semplice; ha guardato in alto ed ha chiesto a suo Figlio di dare una mano a questo papà che ha perso il lavoro ed ai suoi figli. Nelle vie della città vagavano nel frattempo maschi in maggioranza immusoniti per l’esito della partita di soccer, che dopo tanti anni ha portato il sorriso ai tifosi tedeschi.
Domenico Gallipoli