Uno sguardo alla tradizione e uno sguardo alla turbolenza del nostro tempo nella celebrazione melfitana del 2023 del 78 anniversario della Liberazione.
Per iniziativa, come sempre, del Comune di Melfi e in stretta collaborazione con la Fondazione e l’Associazione Nitti (la seconda con impegno civico territoriale, la prima con programmi tra storia e futuro di carattere nazionale ed euromediterraneo) e con l’ANPI di Melfi e della Basilicata.
Il 24 aprile ha visto l’inaugurazione della mostra, presso il Centro culturale Nitti, dedicata al tema complessiva della celebrazione, cioè “Donne e libertà. Quando la storia retrocede”, con l’esposizione dei lavori realizzati dagli studenti della 2D e 3D dell’I.C. “Ferrara-Marottoli”.
A ruota l’evento centrale delle celebrazioni che ha visto una grande partecipazione di pubblico attorno alla tavola rotonda, introdotta e moderata dal presidente della Fondazione Nitti Stefano Rolando, con il discorso del sindaco di Melfi Giuseppe Maglione e il contributo di Anna Martino, presidente dell’ANPI e di Patrizia Nitti, presidente della Associazione F.S. Nitti. Poi Duilio Gianmaria, giornalista della Rai, inviato di guerra, conduttore di programmi di attualità, che ha raccontato – con immagini e video originali – un inedito profilo dell’Afghanistan, paese con storie millenarie e tradizioni nell’evoluzione sella civiltà euroasiatica. Al centro del racconto i lunghissimi anni di guerre e occupazioni militari (russi e americani) e la svolta talebana “tradizionalista e retrograda, perché fondata sulle paure accumulate dagli afghani” nella quale sono iscritte anche le vicende recenti che hanno indignato il mondo con la proibizione alle donne di studiare e di andare a scuola.
Questo il frammento che amplia la tematica generale del 25 aprile in Italia “nel segno di solidarietà – ha detto Stefano Rolando – con chi nel mondo non ha la libertà e i diritti costituzionali che la lotta di liberazione e la Costituzione hanno assicurato a tutti gli italiani”.
E da qui la presentazione anche del libro di Duilio Giammaria, “La magnifica porta. Un paese chiamato Afghanistan” edito da Marsilio.
Il sindaco Maglione ha sottolineato l’impegno di tradizione dell’amministrazione comunale per “tenere viva la memoria di una città che ha avuto testimoni illustri dell’antifascismo italiano, sia tra i nativi che tra i confinati politici del fascismo agendo nella condivisione e nell’inclusione”.
Inclusione ricordata anche come valore permanente dei diritti umani e costituzionali da Anna Martino che ha aperto alle testimonianze di due immigrate marocchine (Noura e Mayram), una insegnante di francese e l’altra giovane studentessa, che hanno raccontato l’importanza del loro essere accolte nella comunità melfitana nel rispetto di valori civili e religiosi.
Patrizia Nitti ha ricordato il ruolo delle donne nelle vicende tra l’800 e il ‘900 della famiglia Nitti, di cui ha ricordato le virtù educative della madre del futuro ministro e presidente del Consiglio, Filomena Coraggio: “una donna senza istruzione che fece dell’istruzione la precondizione per la vita stessa di Francesco Saverio, che parti da Melfi con una borsa di studio per Napoli divenendo un giovane e brillante professore di scienze delle finanze e il politico più lungimirante del primo novecento italiano”.
Poi, la mattina del 25 aprile, il tradizionale corteo aperto dalla banda comunale di Melfi, con le corone di alloro deposte accanto ai cippi che ricordano il sacrificio di Giacomo Matteotti (a cui sarà dedicata l’edizione del 2024 della celebrazione) e di Bruno Buozzi, alle statue di Attilio De Napoli e Francesco Saverio Nitti, al monumento che ricorda i caduti di tutte le guerre. E i discorsi nella piazza Umberto I, davanti alla sede storica del municipio, del sindaco Giuseppe Maglione e del presidente della Fondazione Nitti Stefano Rolando ( che ha anche ricordato la figura di Maria Luigia Baldini Nitti), insieme a tre giovanissimi studenti (Rachele Fundone, Serena Racioppi e Guido Tartaglia) iscritti all’Anpi di Melfi che hanno espresso in pubblico le loro riflessioni sulla continuità generazionale nel considerare questa giornata “patrimonio civile primario della comunità nazionale”.