Maria Anna Fanelli Consigliera Nazionale ANDE e Presidente Ande Potenza, ha inviato una nota per il 25 aprile, festa della Liberazione. Di seguito la nota integrale.
Ande Basilicata per le donne partigiane
Nell’ottobre del 1946 nasceva a Roma, per iniziativa di Carla Garabelli Orlando, l’A.N.D.E., che non era la sola organizzazione femminile a carattere nazionale, infatti, già nel corso della straordinaria e generosa partecipazione delle donne italiane alla Resistenza fra il 1943 ed il 1945, era sorta l’U.D.I. (Unione Donne Italiane) e nel 1945 il Centro Italiano Femminile. In quegli anni, quindi, ripeto nel 1946, si costituiva l’A.N.D.E. in un clima di grande indipendenza e senso civico, principi questi che si ritrovano nello Statuto dell’Associazione, che, pertanto, veniva a collocarsi, per come recitano gli artt. 1, 2 e 3, nell’ambito di un impegno tutto volto a far acquisire alle cittadine italiane maggiore coscienza politica e responsabilità inerenti all’espressione ed al diritto di voto, ottenuto proprio nel 1946, ed all’importanza che attraverso di esso si poteva e si può esercitare sia per lo sviluppo della Società, che per la tutela delle libertà democratiche, premessa di ogni progresso civile. In tutto questo, l’obiettivo dell’A.N.D.E. era ed è quello di promuovere incoraggiare, facilitare la formazione politica della donna e di combattere l’indifferenza e l’assenteismo dell’elettorato. Il tutto per assicurare (art. 3 dello Statuto ANDE) ordine democratico e progresso sociale nella libertà individuale mete non raggiungibili nelle società caratterizzate da regimi totalitari o autoritari di qualsiasi specie. Proprio in quest’articolo troviamo un forte aggancio tra i principi della Resistenza, portati encomiabilmente avanti dalle donne partigiane e l’A.N.D.E., che oggi in Italia ha compiuto 75 anni ed in Basilicata 42 anni, essendo stata fondata il 23 aprile 1979 da un Comitato promotore e il 1980 con la nascita di una sezione a Potenza ed oggi presente anche a Matera. In Basilicata l’A.N.D.E. ha condotto, avendo a modello anche alle donne della Resistenza, un impegno disinteressato ed appassionato per una Democrazia compiuta e partecipata attraverso dibattiti pubblici, ricerche, indagini, corsi di formazione e pubblicazioni, contributi per la riscrittura dello Statuto regionale e, soprattutto, della Legge Elettorale Regionale Paritaria con la doppia preferenza di genere. Il tutto al fine di dare voce a quante più donne possibili nella Società e nelle Istituzioni.
In questo 25 aprile, in cui ricorre il 76mo anniversario della Festa di Liberazione Nazionale, liberazione che si è ottenuta anche grazie a tante, tante donne che eroicamente hanno combattuto, fatto le staffette, rischiando la propria vita e in molti casi perdendola, l’A.N.D.E. della Basilicata sente l’esigenza di ricordare le “DONNE DELLA RESISTENZA”, che nonostante il loro grande impegno, nelle celebrazioni ufficiali “sono sempre state indietro se non ignorate”. In realtà l’impegno femminile era ampiamente ramificato ed è risultato e risulta fondamentale ed importante. Per onorarLe l’A.N.D.E. di Potenza invita a riunirsi idealmente e coralmente il 24 pomeriggio alle ore 18,00 per seguire il bellissimo documentario del 1965 di Liliana Cavani dal titolo “Le donne nella Resistenza” https://youtu.be/j7p7v504j6M che, in questa nota, verrà egregiamente introdotto da Michele Petraroia Presidente regionale ANPI della Basilicata, che ringrazio moltissimo per la Sua appassionata disponibilità e bravura, documentario che verrà, peraltro, anticipato dalla lettura, che sono sicura Voi tutte/i vorrete fare, e dalle considerazioni di Marielle Franco, e del suo bellissimo scritto “La Resistenza Taciuta”.
Per come scrive Michele Petraroia “La pandemia ci obbliga per il secondo anno consecutivo a celebrare la Festa Nazionale della Liberazione dal nazifascismo in eventi promossi in rete o con manifestazioni circoscritte a meri gesti simbolici, e nel pieno e saggio rispetto delle misure di sicurezza sanitaria. L’ANPI Basilicata ringrazia le amministrazioni locali, i giovani, le donne, le associazioni culturali, l’ANDE, le forze politiche e sociali, e tutti coloro che si sono adoperati per custodire la Memoria della Resistenza soffermandosi sul contributo dato dai lucani per conquistare la libertà e la democrazia. L’antifascismo rappresenta la pietra angolare su cui poggia la nostra Costituzione, ma non dobbiamo mai dimenticare il monito di Piero Calamandrei che chiedeva a ciascun cittadino e in particolare ai giovani di sorreggerne e farne vivere i valori attraverso una costante ed appassionata mobilitazione culturale. L’angustia del nostro tempo chiude i cuori, alimenta paure, sprona ad arroccarsi e fomenta l’avversione all’altro. La crisi sanitaria, economica e sociale è aperta ad ogni possibile sbocco, e così com’è accaduto in altri periodi storici nulla va escluso. Per questo l’ANPI ha promosso l’appello “UNIAMOCI PER SALVARE l’ITALIA” sottoscritto da 29 associazioni, organizzazioni, forze democratiche, movimenti e fondazioni del volontariato. In questa traiettoria sono stati proposti gli eventi della Festa della Liberazione che in molti casi hanno affrontato i temi della tutela della salute e quelli del lavoro, dei diritti delle persone e della sostenibilità del modello di sviluppo. Resistenza, Salute e Lavoro, per un’Italia civile, socialmente giusta, equa, solidale, laica, libera e democratica. In Basilicata meritoriamente sono state promosse più iniziative sul ruolo determinante svolte dalla DONNE nella RESISTENZA, per la decisiva vittoria nel Referendum per la Repubblica e per il contributo dato nell’Assemblea Costituente per la predisposizione della Carta Costituzionale. Il principale evento dell’ANPI Regionale per il 25 Aprile è stato organizzato dal Coordinamento Donne ed ha per tema “LIBERE SEMPRE. La libertà è donna” con interventi di relatrici impegnate nel mondo delle professioni, del sindacato e delle associazioni. La Sezione ANPI di Melfi ha coinvolto 11 giovani delle scuole locali per trattare il tema: “Le partigiane durante la Resistenza” tracciando il profilo di 6 Donne straordinarie. L’ANDE ha scelto di confrontarsi sul documentario di Liliana Cavani “Le Donne nella Resistenza” coinvolgendo in un proficuo confronto l’ANPI sulla necessità di custodire insieme la Memoria delle Partigiane, delle Staffette e delle tantissime Donne che contribuirono anche con gesti semplici ma coraggiosi alla Liberazione dal nazifascismo. Va riconosciuto un meritato apprezzamento a chi ha voluto giustamente proporre in più eventi che si intrecciano virtuosamente tra di loro per trasmettere un messaggio chiaro e forte in difesa della Costituzione e delle conquiste sociali, democratiche, civili e politiche delle Donne… Chi intende abrogare leggi, conquiste e tutele per le Donne sappia che prima dovrà sconfiggere gli uomini e le donne libere del nostro Paese.”
A conclusione di queste riflessioni di Michele Petraroia ho piacere di riportare, in questo contesto, anche le considerazioni inserite nel bellissimo scritto di Marielle Franco “La Resistenza taciuta”, che segue.
“La resistenza taciuta”
Le donne che hanno partecipato alla Resistenza sono sempre state un passo indietro nei ricordi e nelle celebrazioni ufficiali, perché, e non ce ne stupiamo più di tanto, la narrazione di quegli anni è stata soprattutto maschile. Il ruolo delle donne è stato spesso considerato come un “contributo”: donne crocerossine, buone a pedalare, smistare viveri, portare aiuti al parente in montagna, spinte più dall’istinto materno che da un ideale.
In realtà l’impegno femminile nella Resistenza era ramificato in tutti gli ambiti della lotta, dall’approvvigionamento, all’assistenza sanitaria, dal trasporto di informazioni, armi e munizioni, fino all’organizzazione di scioperi e manifestazioni contro il carovita e il mercato nero.
Erano l’unico ponte tra la macchia e la vita civile, considerate insospettabili in quanto secondo la cultura tradizionale incapaci di commettere violenza, riuscivano ad eludere facilmente i controlli e disporre della tessera annonaria, una fonte di cibo imprescindibile in tempo di guerra.
Molte delle donne che hanno partecipato alla resistenza come staffette non hanno neanche potuto chiedere un riconoscimento perché una legge promulgata subito dopo la guerra considerava “partigiano combattente” solo chi avesse fatto parte di una formazione per tre mesi e partecipato ad almeno tre operazioni armate.
Quelle (poche) che hanno partecipato direttamente alla lotta armata hanno dovuto affrontare grandi ostacoli nelle stesse brigate partigiane a cui appartenevano. “Riconoscere alle donne la possibilità di esercitare la violenza armata avrebbe significato riconoscere un’uguaglianza di genere”, afferma la storica Simona Lunadei, autrice di molti testi sull’argomento.
Il riconoscimento del ruolo delle donne nella Resistenza italiana è avvenuto a partire dagli Sessanta, con i movimenti femministi. A partire da quegli anni si inizia a rivendicare un ruolo per le donne che affondasse le sue radici nella storia della repubblica e della Resistenza. […]
In un momento in cui la memoria della Liberazione è sempre più osteggiata, in cui il 25 aprile viene considerata una festa “divisiva”, non possiamo permetterci il lusso di una memoria parziale.
Sono sicura, insieme alle amiche dell’ANDE della Basilicata, che con questo scritto, caratterizzato dalla mia nota introduttiva, ma anche e soprattutto dalle considerazioni di Michele Pretaroia Presidente ANPI Basilicata e dalla testimonianza di Marielle Franco, abbiamo voluto ricordare l’impegno contro i regimi totalitari ed autoritari delle donne partigiane, delle staffette e di quante combatterono per le libertà democratiche.