In occasione del 33° anniversario dell’omicidio di Luca Orioli, riceviamo e pubblichiamo la nota inviata dalla mamma Olimpia in cui si rivolge al marito Pino, deceduto nel 2003. Di seguito la nota integrale.
Sono con te, mio caro Pino e sento che tu sei con me a riscaldare il mio cuore, ad ascoltare i miei silenzi, ad abitare la mia solitudine, nostro segreto luogo d’incontro sublime con l’Eterno.
Forte della tua vita, della tua lotta, del tuo Credo, della tua morte, forte del tuo Amore, sono qui con te a gridare la mia preghiera, a sussurrare il mio canto, ad eternare il sorriso dell’anima in questa giusta lotta senza tempo.
33* Anniversario dell’omicidio di Luca.
33 anni di gloriosa convivenza col crimine
legalizzato. Si brinda ancora in quelle sontuose sale del potere interrelato per la pirrica vittoria di mandanti eccellenti e di esecutori prezzolati con la complicità d’amicizia e parenti. Sono i luoghi abitati da uomini spenti, morti viventi, anime vendute alla menzogna vantaggiosa, menti avvizzite di calcoli e menzogne, trincerati in ragioni inesistenti. Ma il grido attanagliante della verità taciuta eppure ormai tangibile negli atti e nei misfatti, ignorati, per compiacenza, per convenienza, spiega bene le dinamiche dell’orrore e le ragioni della sparizione d’alcuni organi ritenuti troppo compromettenti e perciò fatti sparire. Ormai tutto è chiaro. Ne dà conferma l’assurdità procedurale del caso che rappresenta la vergogna lucana e italiana di uno Stato impotente, incompetente, assente.
Nemmeno l’attuale mondiale precarietà della vita è riuscita a scardinare verità sepolte in certe coscienze criminali ben camuffate in toghe e in talari. Ma il grido dell’innocenza punita e della menzogna premiata, promossa, pagata, assorda i timpani, stana la forzata fraudolenta quiete paludosa ammorbante e non dà pace.
Avrete pure preservato dalla gogna i vostri cento anni di potente permanenza contagiosa sulla terra, ma sarà proprio questa la vostra prigione a vita e l’eterna condanna. Sarebbe opportuno un immediato risveglio dal turbinio festoso di colpe acclarate e di condanne mai subite, di guerre interiori mai sedate, di cuori spenti all’ombra degli orrori.
L’eternità attende una umanità redenta. Lì non ci sono mercanti del Sacro e del profano. Lì ci sarà l’inconfessata colpa eterna, autocondanna.