A venti anni dalla storica Conferenza di Pechino, sembra più urgente che mai ribadire il fermo rifiuto delle donne della UIL a ogni forma di discriminazione e ineguaglianza tra uomini e donne, perché la “disuguaglianza non paga”.
E’ quanto sostiene Anna Carritiello, responsabile regionale Pari Opportunità Uil di Basilicata che aggiunge: non paga in termini economici, perché il 15% del PIL potenziale non viene realizzato a causa delle discriminazioni nei confronti delle donne; non paga in termini di ricchezza pro capite, perché meno donne al lavoro vuol dire maggiore povertà delle famiglie; non paga in termini di democrazia perché la troppo limitata rappresentanza femminile impedisce il rinnovamento della società; non paga in termini di sicurezza sociale perché le discriminazioni, le molestie gli abusi di genere nel lavoro incidono in modo preoccupante sullo sviluppo potenziale della produttività nazionale e gravano sulla salute dei lavoratori e delle lavoratrici.
In questa fase la UIL inoltre sostiene la RICHIESTA DI INTEGRAZIONE ALLA PROPOSTA DI LEGGE SULLO STATUTO REGIONALE che è venuta da numerose donne impegnate da anni nel sociale e in particolare condivide l’opportunità di inserire la tutela del diritto al lavoro ed il riconoscimento del lavoro delle donne quale parametro per la valutazione del sistema economico. Tre i punti principali condivisi della proposta: la Regione assume l’occupazione delle donne come riferimento di qualità del sistema economico lucano ; la Regione promuove l’effettiva tutela dei diritti sociali delle lavoratrici e dei lavoratori nei casi di perdita del posto di lavoro, di maternità, di malattia, di infortuni, di dipendenza o di vecchiaia anche mediante la realizzazione e gestione di servizi regionali complementari a quelli statali; la Regione tutela la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori soprattutto contro le molestie sessuali e la violenza psicologica sul luogo del lavoro
Per Carritiello “non è più il momento di ricorrenze da festeggiare, ma è ora di bilanci e proposte concrete. In ambito lavorativo va abbattuta la disparità retributiva e salariale, facilitando le progressioni di carriera per le donne e un miglioramento delle loro condizioni economiche. Occorre anche ripensare un welfare che non faccia esplicito affidamento sulle donne e sulle famiglie, ma che promuova la nascita di servizi indispensabili per un futuro in cui la natalità non sia un problema ma una grande opportunità e, nel caso italiano, per evitare che il nostro Paese si trasformi rapidamente in una nazione di “vecchi”.