Nella mattinata di venerdì 21 maggio 2021 si è svolto un sopralluogo a Murgia Timone, nel Parco della Murgia materana per verificare lo stato dell’arte dei lavori affidati alla società Mafris srl di Altamura per il “Parco della Storia dell’Uomo – Civiltà rupestre e Preistoria”. Nei prossimi giorni partiranno le operazioni di collaudo dei lavori eseguiti a cura dell’ingegnere Antonio Sasso per conto di Invitalia.
Michele Capolupo
Di seguito la scheda integrale e le foto dei siti interessati dagli interventi di riqualificazione a cura dell’architetto Fernando Russo, direttore dei lavori del raggruppamento temporaneo di imprese FèRiMa, la società che si è aggiudicata l’appalto di Invitalia.
Il Parco della Storia dell’Uomo
Il progetto “Parco della Storia dell’Uomo – Civiltà rupestre e Preistoria” nasce dalla volontà del Comune di Matera, nel 2017, di raccontare gli ottomila anni della presenza umana sul suo territorio, dalla Preistoria alla Città dello Spazio, passando per la Civiltà rupestre e la Civiltà contadina. È un viaggio di scoperta, sia esperienziale che emozionale, attraverso ricostruzioni, moderne installazioni e contributi audio e video, frutto anche del recupero di materiali di archivio.
Il progetto ha recuperato alcuni siti del Parco Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano (istituito nel 1973 e divenuto sito Unesco nel 1993), abbandonato per anni al degrado; in particolare, oggetto del recupero sono stati i parchi tematici della Preistoria (presso il villaggio neolitico di Murgia Timone) e quello della Civiltà Rupestre (con le sue sette chiese rupestri al di là della Gravina, sull’altopiano della Murgia materana). Chiuso alla fruizione del pubblico nel 2020, il Parco riaprirà presto nella sua interezza, incluso il Parco della Civiltà Contadina (si sviluppa nel sistema abitativo del Rione Malve, nel Sasso Caveoso) e la Città delle Stelle (con il suo planetario, un osservatorio e un museo dello Spazio presso il Centro di Geodesia Spaziale).
Gli obiettivi e gli interventi del progetto
Redatto dallo studio di architettura FèRiMa di Bari e realizzato dalla Mafris srl di Altamura e dalla De Marco Srl di Bari, il progetto “Parco della Storia dell’Uomo – Civiltà rupestre e Preistoria”, è prossimo alla sua conclusione.
Gli obiettivi dello stesso, frutto del tavolo congiunto tra Comune di Matera, Ente Parco Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano, Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio e Invitalia S.p.A. (stazione appaltante ed ente attuatore degli interventi legati all’evento Matera 2019), sono confluiti nel 2018 in un Documento Preliminare alla Progettazione a cui il team di progettisti (FèRiMa, ing. Geo Sblendorio, ing. Vincenzo Dicecca, ing. Cosimo Zaccagnino, arch. Antonia Trisolini, dott.ssa Giorgia Lubisco), incaricato a seguito di un bando pubblico di gara europeo, ha dato forma e sostanza.
Il progetto si è sviluppato attraverso una serie di interventi puntuali e lineari che ricadono all’interno del Parco Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano nell’area della Murgia Timone e che interessano diversi ambiti (chiese rupestri, parco archeologico, sentieristica, sistema della ricettività e fruizione dei vari siti) in modo da ricostruire il sistema ambientale, storico, archeologico e ottenere un sistema di tutela, conservazione e fruizione integrato e unitario. Diversi sono stati gli interventi sviluppati per raggiungere gli obiettivi posti dal committente e che definiscono un progetto complesso sia per la tipologia di interventi sia per l’orografia e la sensibilità dei luoghi. L’obiettivo principe del progetto è stato quello di pianificare le azioni in grado di rallentare al massimo i processi di deterioramento, dovuti ad anni di mancata gestione e incuria, agendo non sui singoli beni, ma sulla loro totalità e sul loro rapporto con l’intero ambiente in cui sono collocati e dal quale provengono le cause di deterioramento.
L’attivitànon solo ha previsto importanti interventi di recupero e tutela delle sette chiese rupestri individuate dal D.P.P., ma anche interventi di conservazione paesaggistica e di valorizzazione delle specie murgiane attraverso la definizione di percorsi regolati, per evitare il camminamento incontrollato, fattore che negli ultimi vent’anni ha portato alla desertificazione progressiva della cosiddetta “pseudosteppa murgiana” a causa della crescita esponenziale del turismo.
Il Parco e il ‘turismo-natura’
Il progetto, quindi, ha mirato a inserire il Parco delle Chiese Rupestri della Murgia Materana all’interno del dibattito e di quel trend, il “turismo-natura”, in cui tutti i siti Unesco sono ormai protagonisti; d’altronde il turismo lento e sostenibile ha registrato negli ultimi anni una crescita costante, parallelamente alla progressiva affermazione delle tematiche “green” come centrali nella società moderna. Si tratta di un tema chiave per il Parco, sia come destinazione turistica che deve rispondere alle richieste di un mercato sempre più consapevole ed etico, che come territorio murgiano dall’ecosistema fragile e complesso.
Accessibilità ai luoghi
Per raggiungere uno dei principali obiettivi postidal D.P.P. e garantire una nuova accessibilità al Parco sono stati necessari interventi di riqualificazione ambientale e paesaggistica lungo la Contrada Murgia Timone che, finora, si presentava come una lunga lingua di asfalto costellata da alcune piazzole di sosta cosparse di rifiuti e cemento, biglietto da visita non degno per un sito Unesco. Quindi si è riconvertita la Contrada in un percorso (ciclabile e pedonale) naturalistico attrezzato, eliminando l’asfalto e impedendo alle auto private di accedere liberamente all’interno del Parco (causando gravi danni all’ecosistema dello stesso), come già previsto dalle norme tecniche di attuazione del Piano del Parco, finora inattuate. Si è lavorato sui margini dell’infrastruttura, composta da slarghi, spazi di risulta in stato di degrado e abbandono, riconvertiti in punti di sosta panoramici attrezzati lungo la nuova pista ciclopedonale di Contrada Murgia Timone. Un percorso naturalistico attrezzato che, dalla riapertura, garantirà ai visitatori degli spazi all’ombra, delle sedute dove riposarsi e poter ammirare l’affascinante paesaggio materano. Previste anche due fermate dei bus, nell’ambito di quella strategia integrata di mobilità sostenibile all’interno del Parco, promossa dal progetto e a cui l’amministrazione comunale si era impegnata, promuovendo corsedi bus elettrici tra la città e il Parco. Previsioni già contenute nel Piano regolatore del Parco che oggi iniziano a diventare realtà, anche grazie alla costante collaborazione dell’Ente Parco e della Soprintendenza, costantemente presenti e partecipi nel corso dei lavori.
La maggiore accessibilità ai luoghi è stata concepita seguendo le linee guida del MIBACT, secondo cui l’accessibilità fisica, sensoriale e culturale sono requisiti imprescindibili per rendere pienamente fruibili i luoghi della cultura a tutti i visitatori del patrimonio italiano. L’accessibilità allargata al sito è ora garantita oltre che a tutte le fasce d’età anche alle persone diversamente abili; in considerazione dell’orografia del suolo e della disposizione delle chiese rupestri, si sono individuati due percorsi di visita, in funzione del livello di difficoltà e/o di tempo a disposizione. In entrambi i casi il punto di partenza, che fungerà anche da centro informativo, è la chiesa rupestre di San Falcione (o San Canione), non distante dal Centro visite Jazzo Gattini.
Data la particolarità orografica dei luoghi, con gli interventi effettuati si garantisce oggi un più comodo accesso alla chiesa di San Falcione e alla chiesa della Madonna delle Tre Porte grazie alla ridefinizione dei sentieri esistenti, ai quali è stata data una pendenza più dolce che rende possibile, con l’ausilio di un accompagnatore, l’accesso ai disabili motori.
All’interno del Parco archeologico di Murgia Timone è stata realizzata una passerella in legno, removibile e flessibile in funzione delle necessità archeologiche che, in primis, serve a orientare il visitatore all’interno di un’area vasta e a indirizzare i visitatori verso le eccezionali testimonianze del villaggio neolitico di Murgia Timone. Inoltre, la nuova passerella serve anche a preservare dal camminamento incontrollato sia le coperture delle tombe, fortemente degradati da presenze antropiche, che la vegetazione, anch’essa devastata dal camminamento incontrollato. Il tracciato della nuova passerella non interferisce in alcun modo con le tombe ma se ne discosta proprio per evitare che i fruitori possano camminare sulle stesse; il tracciato, condiviso con gli archeologi della Soprintendenza, ha tenuto conto delle indagini di archeologia preventiva effettuate e che ha portato alla luce in maniera univoca il solco della trincea scavata nella roccia, scoperta da Ridola nei primi del Novecento.
Il restauro delle chiese rupestri
Il restauro e consolidamento delle sette chiese rupestri è stato impostato seguendo tutti i dettami del Restauro architettonico previsto dal Codice dei Beni Culturali, migliorando la resistenza delle strutture, per prevenire pericolose evoluzioni dei fenomeni degenerativi degli elementi più vulnerabili. Questo miglioramento è stato conseguito grazie alla superiore qualità delle reintegrazioni di materiali effettuate e all’introduzione di sistemi di connessione per garantire una maggiore resistenza della struttura. A tal fine è stato fondamentale ripristinare le capacità precedentemente possedute dalla struttura, interrompendo un pericoloso processo di progressivo indebolimento. Questi interventi di restauro e consolidamento sono fondamentali per la conservazione dei monumenti per le prossime generazioni, soprattutto alla luce dei fenomeni di degrado in atto e dei crolli che hanno interessato diverse chiese; grazie agli interventi effettuati la comunità materana non perderà queste preziose testimonianze giunte fino a oggi.
San Falcione
La chiesa rupestre di San Canione, meglio nota come San Falcione, appartiene al gruppo delle chiese bizantine del IX e X secolo D.C. riconducibile alle prime comunità monastiche italogreche insediatesi nell’area intorno al IX secolo, ed è quindi tra le chiese rupestri più antiche di Matera.
La chiesa è stata interessata da interventi di consolidamento murario e restauro delle tracce di affreschi presenti. Sono state inserite nuove cancellate a protezione degli ambienti ipogei, è stato ricostruito il muretto a secco a protezione della copertura della chiesa. Il complesso rupestre, grazie all’installazione di un totem multimediale, diventa la porta di accesso e gate informativo del sistema delle chiese rupestri di Matera. All’interno della chiesa è stato definito un nuovo piano di calpestio in cocciopesto (materiale naturale e removibile) con sottostante strato di protezione del banco roccioso, per consentire l’accesso anche ai fruitori diversamente abili. La chiesa, in occasioni di particolari eventi, potrà essere illuminata grazie a un sistema minimale di illuminazione artistica.
Madonna delle Tre Porte
La chiesa della Madonna delle Tre Porte, conosciuta in passato col nome di “Grotta delle Croci”, prende il suo nome dai tre archi di ingresso che conducevano a tre distinti oratori. In origine la chiesa si poggiava su quattro massicci pilastri che scandivano lo spazio dando origine a una serie di arcate. Di questi pilastri, i due anteriori sono crollati. Questa chiesa, famosa per i preziosi affreschi conservati (ma in parte trafugati negli anni Sessanta) e per le numerose croci incise, è stata interessata da un intervento di ricostruzione, almeno in parte, dell’originario ingresso alla chiesa. Il nuovo ingresso è stato delimitato da nuove cancellate utili alla protezione degli affreschi dai raggi UV e dal vento. Anche questa chiesa è stata interessata da un nuovo piano di calpestio in cocciopesto con sottostante strato di protezione del banco roccioso, per consentire l’accesso anche ai fruitori diversamente abili. La chiesa, in occasioni di particolari eventi, potrà essere illuminata grazie ad un sistema minimale di illuminazione artistica.
Sant’Agnese
La cappella di S. Agnese, completamente scavata nella roccia e ricca di affreschi bizantini, presenta una nicchia absidale affrescata dove, a seguito degli interventi di restauro, è emerso un altro affresco bizantino coperto da una successiva ridipintura seicentesca frutto di un “restyling” dell’epoca. Il lavoro di restauro ha interessato interventi di ripulitura del banco tufaceo scolpito, internamente ed esternamente, oltre al consolidamento e restauro degli affreschi. La copertura della chiesa, a seguito di un’accurata pulitura, ha evidenziato le antiche tracce del sistema di raccolta delle acque meteoriche, disvelando nuovamente quel complesso e unico sistema di canalizzazione utile alla raccolta della pioggia.
Il Centro Visite Jazzo Gattini
La struttura Jazzo Gattini fu fatta costruire dai conti Gattini verso la fine del XVIII secolo ed era destinata ad accogliere ovini e caprini. L’edificio è caratterizzato da una grande corte centrale chiusa da due volumi, di cui sul lato nord, l’ovile, coperto da una volta a botte anulare. Lo Jazzo, oggi adibito a Centro Visite, è stato pensato come gate informativo in cui i visitatori potranno ricevere tutte le informazioni necessarie sul Parco prima dell’inizio della visita. L’ovile è stato trasformato, senza alterarne l’architettura, in sala multimediale ed espositiva.
Le scoperte archeologiche
Grazie alla campagna di indagini e rilievi, che ha interessato l’area archeologica di Murgia Timone, è stato possibile individuare con precisione un’area che presentava un’anomalia archeologica segnalata dall’indagine georadar. Durante gli scavi all’interno della trincea è stata rinvenuto un antico forno che smentisce le ipotesi sulla presunta funzione di raccolta delle acque della trincea. Durante le operazioni di pulizia del banco roccioso della tomba 4 è emerso un solco, che potrebbe essere interpretato come una struttura adibita all’alloggiamento di oggetti di corredo o allo svolgimento di rituali funerari. A seguito della pulizia,lo spazio di in una delle tombe è risultato bipartito da un gradino, che separa l’ambiente in due porzioni, probabilmente per differenziare lo spazio dei vivi da quelli dei morti.