In occasione della giornata in cui si commemorano i Defunti lo scrittore e giornalista materano Damiano Laterza si ispira alla celebre poesia di Totò e così ‘A livella diventa ‘A trivella. Un’esclusiva di SassiLive.
‘A TRIVELLA
di Damiano Laterza
Ogn’anno il due novembre è un giorno trepidante
per i lucani veneranti il nero oro.
Chi è abile alla guida riceve un bonus carburante,
obolo dovuto in cambio del tesoro.
Ogn’anno, in questo giorno, da Matera a Potenza
i multiplisti se ne sbattono e mettono metano
ma quelli che assolutamente abbisognano di benza
finiscono per prenderlo nell’ano.
Che se un giorno quel luogo era sincero
dopo aver compiuto il triste omaggio,
diverrà un grande e solo cimitero.
Madonna! Si ce penzo, ‘ngi vuole curaggio.
‘O fatto è cuss, statemi ad ascoltare
che queste sono le questioni vere.
Perforare, perforare, perforare:
post mortem, quid valere?
“Qui giace in pace il politico di bella speranza
stroncato giovine da un male incurabile
ardimentoso esempio de panza e de sostanza
morto a causa dell’aria irrespirabile”
‘U stemma col quatrino ‘ncoppa a tutto…
…sotto ‘na croce fatta de barili;
tre rose nere cu ‘na lista a lutto:
e poi amuleti massonici, monili.
Ma ve l’immaginate ‘a tomba ‘e stu signore
o quella disadorna della poveraccia
morta all’ospedale senza manco un fiore?
Di loro non resterà alcuna traccia.
E pure di noialtri. Statene sicuri.
Che anche nella cacca delle nostre api
vi si trovan tracce di idrocarburi.
Ditelo ai vostri capi.
Quando vi ammalerete e chiederete il permesso
per andare a drogarvi con la chemio
non aspettatevi di ricevere un premio.
Piuttosto verrete licenziati. Anche se col capo avrete fatto sesso.
Questa è la vita! Vado supponendo…
E se la malattia non guarda in faccia a nessuno,
ve pare giusto ‘stu avvelenamendo?
Tutto questo estrarre, un poco inopportuno?
Mentre fantasticavo chessa idea alquanto bigotta
s’era ggià fatta ‘na certa e il mio pensiero
si posò su questa Lucania bella e un po’mignotta
che m’aveva fatto prigioniero.
Tutto a ‘nu tratto, m’inebriano quasi
gli odori dello stronzio vicino alla Trisaia;
e vedo liquami che giacciono in omeostási
laddove il Bradano sfocia nella baia.
Ove giunse Pitagora con il suo pastrano
e i sionisti partivano per tornarsene a casa
mentre Spartaco moriva a Scanzano
e di millenni di storia fu tabula rasa.
Altro che fantasia:
la Lucania è proprio una bella scoperta!
Ma è sotto terra, signora mia,
che se guardi bene stai come a Caserta.
Sotto terra e nei letti dei fiumi,
tra le nuvole in cielo o nel sottotetto de ‘na sacrestia.
È lì che stanno segreti tossici e fumi.
Ricordalo bene, signora mia.
Putevano fasse li cazzi loro
chidd che hanno promosso ‘stu scempio.
“Poracci, l’hanno fatto per creare lavoro,
mica immaginavano sarebbe stato empio!”
Da Voi vorrei saper, vili carogne,
con quale ardire e come avete osato
di condannarci a morte così, senza vergogna,
e senza farci almeno sceiccato?
La casta è casta e va, si, rispettata,
ma Voi perdeste il senso e la misura;
il nostro oil non va svenduto a mo’ di buffonata:
vogliamo di più e non abbiamo paura.
Che già lo Stato ruppe li cojoni
soffocando nel sangue li briganti,
ora vuol farsi bello coi nostri doni
lasciandoci per sempre mendicanti.
“Signor lucano, nun è colpa mia,
io non v’avesse fatto cuss tuorto;
mugghierema m’ha fatto fa”sta fesseria.
M’ha ditt: accattami ‘u visone o sei muorto!”
E ggià. Ciascheduno tiene le sue esigenze.
E quelle dei suoi famigliari:
non sia mai che la nipote che studia a Firenze
rimanga senza viveri e denari.
E cosa t’aspetti, oh miserabile lucano
disconnesso dalle gioie del sistema.
Hai l’elemosina della card in mano:
che t’importa se il polmone di tuo figlio è già in cancrema?
Che se non fossimo stati tutti titolati
avremmo già usato violenza;
nei nostri paesini arroccati,
o nei boschi sopra Forenza.
“Famme vedé. Usa sta violenza…”
‘A verità, Onorè, me so’ nu poco scucciato:
noi siamo filosofi e nun perdimmo ‘a pacienza,
ce piace scrive pe’ campare, nu mestiere penniente considerato.
“Ma chi te cride d’essere…nu ddio?”
Beh, il poeta è un Dio quando racconta
e difende l’indicibile dall’oblio,
ardito come un efficiente toro da monta.
“Lurido porco!…Come ti permetti…
Paragonarti a noi che scaviam pertugi per professione;
Pertugi illustri, nobilissimi e perfetti,
da cui sgorga oro nero, la nostra passione!”
Caro admin della cosa pubblica, stia attento
che qua la gente non si sa cos’abbia nelle cervella.
Potess che si agita un poco il vento
e sa dove gliela schiaffano quella trivella?
2 novembre 14