La via Crucis è un esercizio di pietà che consiste nel sostare in meditazione e in preghiera dinanzi alle immagini delle 14 stazioni sulla strada che conducono Gesù dal pretorio di Pilato al sepolcro. Venerdì 14 aprile alle ore 20:30, lungo le strade del centro storico di Matera, si svilupperà il percorso della Via Crucis che sarà presieduta dall’arcivescovo mons. Antonio Giuseppe Caiazzo con tutto il clero cittadino. In processione, che sarà animata dalla Consulta diocesana delle aggregazioni laicali, saranno portate le statue di Gesù morto, dell’Addolorata e di Gesù flagellato che sono custodite dalla Confraternita di Gesù Flagellato e di Maria SS Annunziata. Al termine della Via Crucis ci sarà una riflessione conclusiva dell’arcivescovo mons. Caiazzo.
La processione muoverà secondo un percorso (parzialmente variato rispetto a quello iniziale) che inizia dalla Rettoria di S. Rocco in Piazza S. Giovanni e si snoderà per Via S. Biagio, Via T. Stigliani, Via XX Settembre, Via Lucana, Via Roma, Piazza Vittorio Veneto, Via del Corso, Piazza S. Francesco d’Assisi, Via del Corso, Via S. Biagio per concludersi in Piazza S. Giovanni.
Mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, che ha predisposto l’intero testo della Via Crucis, apre con una riflessione che ci fa ripensare seriamente alla nostra storia, al cammino che…abbiamo intrapreso in questi anni: “Questa sera, percorrendo le strade della nostra città, cammineremo sulla Via della Croce, ripensando la nostra vita, i nostri rapporti umani, il nostro impegno, le nostre debolezze, i nostri tradimenti segnati dall’indifferenza, dall’apatia e dal disinteresse”.
Canto iniziale
V. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
T. Amen
L. Questa sera, percorrendo le strade della nostra città, cammineremo sulla Via della Croce, ripensando la nostra vita, i nostri rapporti umani, il nostro impegno, le nostre debolezze, i nostri tradimenti segnati dall’indifferenza, dall’apatia e dal disinteresse. Entreremo nelle nostre case e visiteremo le nostre famiglie con le loro gioie e sofferenze, le tristezze e le paure che albergano a causa di tante crisi che le stanno segnando: mancanza di lavoro, separazioni, conflitti generazionali, violenze domestiche.
Visiteremo i luoghi di coloro che ci governano e le nostre scuole, busseremo alle nostre comunità parrocchiali. C’è bisogno di spalancare il cuore e la mente affinché l’amore crocifisso vi entri e ci abiti.
Sceglieremo tra la vita e la morte, tra il bene e il male, tra la giustizia e l’oppressione. Guarderemo la nostra casa comune, la terra, per tornare ad amarla e rispettarla, abitarla e farla fecondare per ricevere il nutrimento che ci sostiene.
La Via Crucis, quella di Cristo e la nostra, quella di coloro che hanno ascoltato l’invito: «Prendete la vostra croce e seguitemi», non è che una storia di mani, che denudano Cristo e lo inchiodano sul legno. Questa povera storia di povere mani, il Signore la vede, il Signore la sopporta. Anche noi vediamo queste mani e saremmo tentati di giudicare. Ma prima di giudicare pensiamoci. Ci sono dentro anche le nostre mani… mani che contano volentieri il denaro, mani che legano le mani degli umili, mani che inchiodano, mani che invano cercano di lavare le proprie viltà, mani che scrivono contro la verità, mani che trapassano i cuori. La morte del Signore è opera di queste mani, che continuano nei secoli l’agonia e la passione. Se ci fosse un’acqua per lavare le mie mani!
Per dimenticare le mie mani, ho bisogno di guardare altre mani, di sostituire le mie mani spietate con mani misericordiose. Vedo le mani della Madonna, di Maria Maddalena, di Giovanni, che dai piedi della croce si protendono verso il morente, benedicendo, implorando, perdonando. Vedo le mani del centurione, che si batte il petto: «Veramente costui è il Figlio di Dio» (Don Primo Mazzolari).
I STAZIONE: GESU’ VIENE CONDANNATO A MORTE
V. Ti adoriamo Cristo, e ti benediciamo.
T. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Dal Vangelo secondo Luca
“In quel tempo Pilato voleva liberare Gesù. Perciò lo disse ai presenti. Ma essi gridavano: “In croce! in croce!” Le loro grida diventavano sempre più forti. Alla fine Pilato decise di fare come volevano. Avevano chiesto la liberazione di Barabba, quello che era stato messo in prigione per sommossa e omicidio, e Pilato lo liberò. Invece consegnò Gesù alla folla perché ne facessero quella che volevano”. (Lc. 23,20-21. 23-25)
I L: Barabba o Gesù?
Nella vita siamo chiamati a fare delle scelte. Il rischio è sempre lo stesso.
Barabba rappresenta l’inganno, il malaffare, la prepotenza, l’intrallazzo, il gioco di potere, l’interesse personale, la stoltezza, la malavita organizzata.
Gesù è la via, la verità e la vita. E’ il bene comune.
Eppure, nonostante la storia sia maestra, noi uomini facilmente ci lasciamo dominare dalle folle che, guidate da poteri oscuri, fanno di tutto per eliminare il bene.
“In croce! In croce”! E’ il grido che ritorna prepotente da parte di coloro che si nascondono dietro diritti e non ammettono confronto, imponendo il proprio pensiero e insinuando, tra gli innocenti, dubbi circa la loro identità sessuale.
Restiamo intrappolati, noi e le nuove generazioni, nella logica del cosiddetto “pensiero unico”, che condanna la vita, rompe gli equilibri naturali, grida contro chi osa difendere i valori della famiglia e dell’amore.
Meditare sulla condanna di Gesù significa ripensare seriamente alla nostra storia, al cammino che, come comunità civile e religiosa, abbiamo intrapreso in questi anni. Che cosa vogliamo realmente per il futuro del nostro territorio?
Barabba, che apparentemente libero, ci schiavizza nel pensiero, nelle scelte di vita, nei rapporti umani?
O, come cristiani, ci schieriamo con Gesù, che ripete teneramente alla nostra storia: “la Verità ci farà liberi”?
(breve pausa di silenzio)
II L: Dagli scritti di Benedetto XVI
“I buoni vengono umiliati. Ma chi sarà il vincitore? Tu sei L’ultima parola, in Te gli onesti vengono incoronati” (Benedetto XVI).
Padre nostro…
V. Gesù, volto misericordioso del Padre, aiutami a non soccombere di fronte al giudizio umano e non permettere che mai succeda di condannarti a morte nella persona del mio prossimo.
Canto
II STAZIONE: GESU’ VIENE CARICATO DELLA CROCE
V. Ti adoriamo Cristo, e ti benediciamo.
T. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Dal Vangelo secondo Matteo
“Pilato fece portare dell’acqua, si lavò le mani davanti alla folla e disse: “lo non sono responsabile della morte di quest’uomo…” Tutta la gente rispose: “Il suo sangue ricadrà su noi e sui nostri figli”. Allora Pilato fece flagellare Gesù e poi lo consegnò ai soldati per farlo crocifiggere (Mt. 27,24-26).
I L: “Ti sei lavato le mani come Pilato”! Quante volte ci siamo sentiti dire o noi stessi abbiamo detto a qualcuno questa espressione!
Pilato raffigura il potere, colui che è chiamato a garantire la giustizia, la responsabilità, il progresso, il bene di un popolo, di una comunità civile. Pilato agisce non per interessi personali o per occupare una poltrona ma è a servizio del territorio. Eppure Pilato, nonostante i buoni intenti iniziali, si è lasciato coinvolgere in scelte che hanno salvaguardato più la sua persona che quelle della collettività.
La litigiosità politica, alla quale spesso assistiamo a livello nazionale e locale, non giova alla crescita umana di uomini e donne, di giovani e bambini. Abbiamo bisogno di persone capaci di lavorare insieme. Gli steccati di bandiera o di partito, le lotte intestine non fanno altro che alimentare la sfiducia verso le istituzioni e coloro che ci governano.
C’è bisogno di ricomporre quelle relazioni umane che aiutino ad affrontare, nella dialettica rispettosa, le problematiche di un territorio dove il bene dell’uomo è più importante di tutte le altre scelte.
Non abbiamo bisogno di nessun Pilato. Urge, invece, avere uomini capaci di dare la vita, sull’esempio di Gesù, perché tutti ritroviamo fiducia e speranza. Chiediamo a tutti, ma in particolare ai cristiani, che siano costruttori di una progettualità dove la verità mostri il volto della carità.
(breve pausa di silenzio)
II L: Dagli scritti di Don Tonino Bello
“L’uomo di oggi pensa di raggiungere la libertà dominando. Si realizza di più chi può dominare sugli altri. Il concetto di “servizio” è lontano. Non sappiano lavare i piedi. Sappiamo solo lucidare le scarpe, per raggiungere il potere” (Don Tonino Bello).
Gloria al Padre, e al Figlio e allo Spirito Santo…
V. Signore Gesù, insegnami ad apprezzare la fatica della vita, la malattia, la sofferenza e a portare con amore la croce quotidiana.
Canto
III STAZIONE: GESU’ CADE LA PRIMA VOLTA
V. Ti adoriamo Cristo, e ti benediciamo.
T. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Dal Vangelo secondo Matteo
“I soldati portarono Gesù nel cortile del palazzo del governatore e chiamarono il resto della truppa. Gli misero addosso una veste rossa, prepararono una corona di spine e gliela misero sul capo… Con un bastone gli davano colpi in testa, gli sputavano addosso e si mettevano in ginocchio per schernirlo… poi lo portarono fuori per crocifiggerlo”. (Mt. 27,27-31)
II L: Che scena squallida! Il debole diventa bersaglio dell’arroganza di chi si fa forte con la prepotenza. Il debole diventa spettacolo per il divertimento altrui.
Nelle scuole come negli oratori, luoghi di formazione per una umanità nuova, non mancano atti di bullismo. Si colpisce l’indifeso fisicamente ma soprattutto psicologicamente. E’ la cultura del malessere sociale che sfocia in forme di violenza assurde e devastanti sia per coloro che subiscono che per coloro che compiono tali atti. Gesù è stato oggetto di “scandaloso” bullismo da parte dei soldati.
Tanti ragazzi, a volte anche adulti, subiscono atti disonesti e malavitosi, con forme di ricatto, che portano le vittime anche al suicidio. La cosa che ferisce di più è vedere l’assurdo atteggiamento di omertà di chi, pur vedendo, fa finta di niente o rimane latitante come complice di ciò che si condanna.
Non si può avere la coscienza pulita e rimanere indifferenti di fronte al perpetuarsi di gesti, parole, violenza di ogni genere nei confronti della vittima! Guardando a Gesù deriso, schiaffeggiato, con la corona di spine sulla testa, bastonato, non dobbiamo avere commiserazione ma “compassione” (cum pathos).
Soffrire con chi subisce, spinge ad agire e operare affinché i “soldati” di turno siano disarmati della loro arroganza, prepotenza e violenza. Ogni ragazzo, giovane, adulto ritrovi la gioia di sentirsi parte di una umanità che lo stima, lo difende, lo ama.
(breve pausa di silenzio)
II L: Dagli scritti di Don Tonino Bello
“Il cristiano di oggi dovrebbe essere sempre un protestante; dovrebbe essere sempre uno che protesta contro i faraoni del tempo, i Cesare che si arrogano anche il ruolo di Dio: contro questi idoli che popolano il deserto del mondo” (Don Tonino Bello).
O Gesù mio, perdona le nostre colpe…
V. Signore misericordioso, proteggimi anche dalla più piccola, ma volontaria e consapevole infedeltà.
Canto
IV STAZIONE: GESU’ INCONTRA SUA MADRE
V. Ti adoriamo Cristo, e ti benediciamo.
T. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Dal Vangelo secondo Giovanni
“Presso la croce di Gesù stava sua madre la sorella di sua madre, Maria moglie di Cleofa e Maria di Magdala. Vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, Gesù disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio” e al discepolo “Ecco tua Madre”. Da quel momento il discepolo l’accolse in casa sua. (Gv. 19,25-27)
I L: Ferocia e dolcezza suscita questo momento.
In un luogo cruento c’è una famiglia che si ritrova e parla con gli sguardi, si “narra” l’amore, l’affetto, la sofferenza, la condivisione. Il rapporto familiare si rafforza: sono attimi di vita tristi ma pieni di speranza per un futuro che sta appena nascendo.
Nelle nostre famiglie c’è bisogno di ristabilire “vere” relazioni tra genitori e figli. Non basta garantire una bella casa, dei vestiti firmati o cibi prelibati. Necessita tempo da “dedicarsi”, affetto da “trasmettersi”, lacrime da “versare insieme”, gioie da “condividere”, dialogo per capirsi e perdonarsi.
C’è bisogno nelle nostre case di saper affrontare con coraggio e coerenza le difficoltà, le sofferenze, le incomprensioni, i dolori.
Occorre ritrovarsi ai piedi della croce: solo così si potranno ricucire relazioni malate, purificandole e fortificandole per seminare quell’amore che nella sua fecondità è capace di trasmettere vita.
(breve pausa di silenzio)
II L: Dagli scritti di Don Tonino Bello
“Se il marito smania di lavare i piedi ai tossici, la moglie si vanta di servire gli anziani, e la figlia fa ferro e fuoco per andare nel terzo mondo come volontaria, ma poi tutti e tre non si guardano in faccia quando stanno a casa, la loro è soltanto una contro testimonianza penosa” (Don Tonino Bello).
Ave, o Maria, piena di grazia…
V. Maria, Madre di Misericordia, stai accanto a me sempre, soprattutto nella sofferenza, così come stavi sulla Via Crucis di tuo Figlio.
Canto
V STAZIONE: GESU’ VIENE AIUTATO DAL CIRENEO
V. Ti adoriamo Cristo, e ti benediciamo.
T. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Dal Vangelo secondo Luca
“Lungo la strada, fermarono un certo Simone, nativo di Cirene, che tornava dai campi. Gli caricarono sulle spalle la croce e lo costrinsero a portarla dietro a Gesù”. (Lc. 23,26)
I L: Ogni giorno, lungo la strada che percorriamo, incontriamo un uomo “qualunque”, che porta dentro di sé storie, fatiche, gioie, delusioni, frustrazioni, indifferenze.
Un uomo “qualunque”: a volte non ce la fa più ad andare avanti, non riesce a portare da solo i pesi di ingiustizie che lo stanno avvilendo e scoraggiando.
Accanto a lui c’è un altro uomo “qualunque”: nel silenzio e senza far troppo rumore, si accosta e si fa suo compagno di viaggio.
E’ proprio vero: la solidarietà, l’amore, la carità, il bene comune non fanno rumore.
Il cireneo, oggi, si chiama con il mio e il tuo nome. Nessuno si deve sentire obbligato a fare il bene, non aiuterebbe, ma tutti dovremmo sentire il dovere di uscire dalla logica individualistica di pensare a se stessi. Con determinazione apriamo strade nuove sulle quali tutti siamo chiamati a camminare con la stessa felicità e gioia perché ognuno possa contare sul sostegno dell’altro. Ritrovare il senso del “vicinato” che tanto ha animato la storia dei nostri padri. Non semplice solidarietà ma scelta del bene dell’altro affinchè non rimanga schiacciato dall’indifferenza o dal giudizio.
(breve pausa di silenzio)
II L: Dagli scritti del Card. Carlo Maria Martini
“La croce fa ostacolo per chi non ha il coraggio di distaccarsi da se stesso per mettersi nelle mani del Padre. Essa rimane un puro simbolo muto di dolore, per chi non è disposto a vivere la solidarietà con Cristo e con i fratelli, per chi esige la soluzione automatica di tutti i problemi, per chi vede nel dolore degli altri un fastidio da lasciare sulle spalle degli altri e non una provocazione alla vicinanza e alla comunicazione fraterna” (Card. Carlo Maria Martini)
Angelo di Dio, che sei il mio custode…
V. Gesù, mio Signore, fa’ che ogni pensiero, parola, azione siano fatte esclusivamente per amore Tuo. Purifica le mie intenzioni.
Canto
VI STAZIONE: GESU’ E’ SOCCORSO DALLA VERONICA
V. Ti adoriamo Cristo, e ti benediciamo.
T. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Dal Vangelo secondo Matteo
“In quel tempo Gesù disse: “Tutti quelli che dichiareranno pubblicamente di essere miei discepoli, anch’io dichiarerò che sono miei, davanti al Padre mio che è in cielo”. (Mt. 10,32)
I L: Incontrando i giovani del nostro territorio sia nelle scuole che nelle comunità parrocchiali, sempre viene fuori una domanda chiara: perché dovrei credere in Dio? Una domanda non banale ma seria e concreta che non può lasciare indifferente nessuno dei credenti.
La nostra tradizione culturale ci identifica come popolo molto religioso, ma in realtà noi adulti siamo poco credenti e non abbiamo il coraggio di ammetterlo, al contrario dei giovani.
Il cristiano non crede in qualcosa ma in qualcuno, in una persona ben precisa: Gesù Cristo. Con Lui si stabilisce una vera e propria relazione che avvolge l’uomo con un amore circolare: è l’amore che si è fatto carne.
E’ questo amore che rende il rapporto significativo e incisivo nella vita e nelle scelte.
Chi incontra realmente Cristo non abbandona la Chiesa a causa del vescovo, del prete, della suora, di quanti frequentano le nostre parrocchie. L’incontro avvicina e fa innamorare, fa diventare protagonisti di una storia. Chi incontra Cristo non cerca un ruolo o un posto da occupare, ma entra nella logica del servizio gratuito e disinteressato.
La forza di questo amore fa soffrire, gioire ma rende capaci di dare la vita per testimoniare la Verità che è Gesù.
Tutti noi cristiani, come la Veronica della tradizione, siamo chiamati ad asciugare il volto sofferente dell’uomo dei dolori e ad imprimerlo sul nostro volto. Solo così, saremo credibili non per quello che diciamo ma per quello che mostriamo nella ferialità.
(breve pausa di silenzio)
II L: Dagli scritti di Don Tonino Bello
“Cosa vuole da te il Signore? Egli vuole che dovunque vada, ovunque tu esprima fatica, ovunque metta in atto la tua esistenza, possa sentirsi il buon profumo di Cristo, e che ti lasci scavare l’anima dalle lacrime dei poveri, di coloro che soffrono, e interpreti la vita come dono e non come peso”.
Padre nostro….
V. O Gesù, mio Maestro, fa’ che i miei occhi, le mie mani, la mia bocca e il mio cuore siano misericordiosi. Trasformami in misericordia.
Canto
VII STAZIONE: GESU’ CADE LA SECONDA VOLTA
V. Ti adoriamo Cristo, e ti benediciamo.
T. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Dal Vangelo secondo Giovanni
“E’ giunta l’ora, Il Figlio dell’uomo sta per essere innalzato. Chi ama la propria vita la perderà. Chi è pronto a perdere la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. (Gv. 12,23-25)
I L: La Chiesa è santa in ciò che insegna, ma peccatrice negli uomini. Lo diceva S. Agostino ed è vero oggi come ieri. Io e te apparteniamo alla Chiesa di Gesù Cristo e non siamo esenti da fragilità ed errori.
Saremo credibili se avremo il coraggio di riconoscere i nostri errori, pur consapevoli dei nostri limiti. L’amore di Dio è più grande del peccato.
Si parla delle persone come se fossero un problema. Il nostro linguaggio è astruso, incomprensibile, non coinvolgente, moralista.
Si parla “dei” bambini, “dei” giovani, “degli” adulti, “degli” anziani e non si parla “ai” bambini, “ai” giovani, “agli” adulti, “agli” anziani.
Ci si allontana dalla politica, ormai rassegnati e delusi, così come ci si allontana dalla Chiesa che non attira e non incanta più con le sue liturgie e le sue prediche.
La crisi morale, etica, dei valori; la soppressione della vita attraverso l’aborto e l’eutanasia; la nuova immagine di famiglia seriamente minata; la mancanza di punti di riferimento certi e duraturi, sono solo alcune delle “povertà” che stanno indebolendo l’animo umano.
In queste “povertà” si cela una ricerca affannosa di affermare principi di libertà oppure il nostro animo cerca altro?
Sursum corda… Amiamo la vita. Edifichiamo su quelle rovine, costruiamo insieme una umanità nuova, mettiamo il collirio della fede, guardiamo “oltre” e la cecità scomparirà.
Se Cristo dimora in noi tutto è possibile!
E’ la forza del suo amore che ci spinge ad essere testimoni della vita vera.
(breve pausa di silenzio)
II L: Dalle catechesi di Papa Francesco
“La croce cristiana non è un suppellettile della casa o un ornamento da indossare, ma un richiamo all’amore con cui Gesù si è sacrificato per salvare l’umanità dal male e dal peccato”.
Confesso a Dio onnipotente…
V. Che la Tua grazia mi fortifichi, o Signore, affinché io non cada sempre negli stessi errori; e quando cadrò, aiutami a rialzarmi e a cantare la Tua misericordia.
Canto
VIII STAZIONE: GESU’ INCONTRA ALCUNE DONNE PIANGENTI
V. Ti adoriamo Cristo, e ti benediciamo.
T. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Dal Vangelo secondo Luca
“Molti erano coloro che seguivano Gesù: una gran folla di popolo e un gruppo di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Gesù si voltò verso di loro e disse: “Donne, non piangete per me. Piangete piuttosto per voi e per i vostri figli… perché se si tratta così il legno verde, che cosa ne sarà di quello secco? (Lc. 23,27-28.31)
I L: Quanti papà e mamme versano lacrime per le scelte sbagliate dei propri figli!
Quanti figli sono tristi e infelici a causa delle decisioni dei propri genitori!
Quanti figli parcheggiati e cresciuti dai nonni e quanti nonni parcheggiati nella solitudine di case di riposo! Quante lacrime versate nel silenzio del proprio intimo, nel chiuso delle proprie case!
Quanto bisogno di affetto, di amore detto, gridato, cantato esce dalle nostre labbra!
Tutti avvertiamo il bisogno e l’urgenza di rapporti costruiti su relazioni vere, autentiche. Eppure tutti crediamo di avere ragione, scaricando sempre le responsabilità sugli altri.
C’è bisogno di verità, di autenticità, di coraggio, di sacrificio, di rinuncia! Il bene familiare viene prima di quello personale.
Il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa ci ricorda che la famiglia è «una comunità di amore e di solidarietà che è in modo unico adatta ad insegnare e a trasmettere valori culturali, etici, sociali, spirituali e religiosi, essenziali per lo sviluppo e il benessere dei propri membri e della società».
Guardando il legno secco, consideriamo che è quello verde che deve portare frutti.
Il legno verde rappresenta le nuove generazioni che sono già l’oggi della storia, della società, della Chiesa.
Siamo chiamati a riempire di contenuti le nostre relazioni d’amore senza appiattirle.
I genitori non sono gli amici dei propri figli ma sono madri e padri. Questo significa che sono infinitamente molto di più di una semplice amicizia. Essere genitori, nel senso di generare, è un attimo. Essere padre e madre lo è per tutta la vita. Ecco perché Gesù, alle donne che piangevano su di lui, dice: “Donne, non piangete per me. Piangete piuttosto per voi e per i vostri figli…”
(breve pausa di silenzio)
II L: Dagli scritti del Card. Joseph Ratzinger.
“Non serve compiangere a parole, e sentimentalmente le sofferenze di questo mondo, mentre la nostra vita continua come sempre”.
Gloria al Padre, e al Figlio e allo Spirito Santo…
V. Signore misericordioso, Ti ringrazio per il santo Battesimo e la grazia della fede. Di nuovo grido: Signore, credo in Te, rafforza la mia fede!
Canto
IX STAZIONE: GESU’ CADE PER LA TERZA VOLTA
V. Ti adoriamo Cristo, e ti benediciamo.
T. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Dal Vangelo secondo Matteo
“E Gesù disse loro: “Vegliate e pregate per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”. Poi tornò a pregare, per la seconda volta dicendo: “Padre mio, se è possibile passi da me questo calice, ma sia fatta la tua volontà, non la mia”. (Mt. 26,41-42)
I L: La debolezza della carne si sta mostrando nel voler a tutti i costi negare l’esistenza di Dio ma l’uomo è anche un essere spirituale.
C’è un ateismo pratico che si insinua nella mente della gente, direbbe Benedetto XVI, in un “modo di vivere ancora più distruttivo dell’ateismo classico, perché porta all’indifferenza verso la fede e la questione di Dio”. Nessuno può dirsi esente da questa tentazione. Le cose di questo mondo, d’altronde, sono più allettanti. E’ più facile dichiararsi ateo per giustificare le proprie azioni attaccando ogni principio etico e morale che regola la bellezza della convivenza umana, che invece ammettere che ci sono esigenze nella vita dell’uomo che vanno oltre la soddisfazione dei bisogni della carne.
L’oppio dei popoli oggi è l’ateismo pratico che cerca la felicità nei paradisi artificiali: godi l’attimo, il presente!
Sappiamo che non possiamo vivere la nostra esistenza umana staccandola dallo spirito.
Nutriamo lo spirito per non cadere nella tentazione di sentirci padroni e signori della nostra esistenza.
Solo così possiamo capire perché Gesù continua a ripetere: “Vegliate e pregate per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”.
(breve pausa di silenzio)
II L: Dagli scritti del fisico Antonio Zichichi
«L’ateismo è una costruzione logica contraddittoria. Essa infatti parte dalla negazione del Trascendente e affida tutta la sua credibilità al rigore logico nell’Immanente, cioè matematica e scienza. Né l’una né l’altra riescono però a dimostrare che Dio non esiste. L’ateo afferma di non poter credere in Dio per rigore logico, d’altronde l’ateo conosce solo un tipo di rigore logico: quello che opera nell’Immanente. Ma il rigore logico nell’Immanente non riesce a dimostrare che Dio non esiste. Ecco l’antinomia dell’ateismo».
Confesso a Dio onnipotente…
V. Signore misericordioso, Ti offro ciò che è soltanto mio, il peccato e la debolezza umana. Ti supplico affinchè la mia miseria scompaia nella Tua insondabile misericordia.
Canto
X STAZIONE: GESU’ VIENE SPOGLIATO DELLE SUE VESTI
V. Ti adoriamo Cristo, e ti benediciamo.
T. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Dal Vangelo secondo Giovanni
I soldati presero i vestiti di Gesù e ne fecero quattro parti, una per ciascuno. Poi presero la sua tunica, che era tessuto d’un solo pezzo da cima a fondo e dissero: “Non dividiamola! Tiriamo a sorte per vedere a chi tocca!” (Gv. 19,23-24)
I L: Gesù continua ad essere, oggi, spogliato delle sue vesti in modo sempre più disumano.
Sono tante le situazioni e storie di bambini, uomini e donne che vengono sfruttati, abusati, venduti.
Spesso sono deplorevoli atti che si consumano nelle nostre case, sulle nostre strade.
E che dire dei tanti immigrati che, come merce, dopo aver subito sofferenze di ogni genere, vengono imbarcati e lasciati in balia delle onde del mare?
Non è forse spogliata della sua dignità quella madre maltrattata fra le mura domestiche, quella donna perseguitata da un amore malato, possessivo? O la minorenne e non solo, sottomessa e costretta alla prostituzione? I bambini violati e usati come giocattoli per soddisfare i propri desideri malati e bestiali?
C’è un giro di danaro, dietro la tratta dei nuovi schiavi, a tutti livelli, che fa paura.
La criminalità organizzata sta trovando terreno fertile dove raccogliere i frutti diabolici che mortificano l’uomo e un territorio schiavo della mafia. I soldati di oggi che si dividono le vesti di Gesù non sono volti anonimi ma hanno spesso nomi ben precisi che tutti conosciamo.
L’omertà è a servizio del male che non si ha il coraggio di denunciare e combattere.
Rivestiamoci di fiducia e di speranza, attingendo alla fonte della nostra salvezza, per aiutare ogni essere umano a ritrovare la sua dignità perduta.
(breve pausa di silenzio)
II L: Dagli scritti di Don Tonino Bello
“Santa Maria, donna coraggiosa, tu non ti sei rassegnata a subire l’esistenza. Hai combattuto. Alleggerisci le pene di tutte le vittime dei soprusi. E conforta il pianto nascosto di tante donne che, nell’intimità della casa vengono sistematicamente oppresse dalla prepotenza del maschio” (Don Tonino Bello).
Salve, o Regina, Madre di misericordia…
V. Gesù silenzioso e dal Cuore umile, forma il mio cuore secondo il Tuo.
Canto
XI STAZIONE: GESU’ VIENE INCHIODATO ALLA CROCE
V. Ti adoriamo Cristo, e ti benediciamo.
T. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Dal Vangelo secondo Luca
“Giunto al posto detto ‘Luogo del Cranio”, prima crocifissero Gesù e poi due malfattori: uno a destra e l’altro a sinistra… La gente stava a guardare. I capi del popolo, invece, si facevano beffe di Gesù… Anche i soldati lo schernivano. Uno dei malfattori disse: “Gesù, ricordati di me quando sarai nel tuo regno” E Gesù gli rispose: “In verità oggi sarai con me in paradiso” (Lc. 23,33.43).
I L: Quanti crocifissi ci sono stati nella storia?
Quanti ce ne sono ancora oggi nei letti degli ospedali, nelle nostre case?
Quanti giovani vivono quotidianamente la mortificazione di rimanere ancora inchiodati ai risparmi dei propri genitori per mancanza di lavoro! Da quando sono arrivato a Matera, in un anno, almeno 300 persone, tra giovani e meno giovani, provenienti da tutta la nostra provincia, sono venuti a trovarmi chiedendomi di aiutarli a trovare un posto di lavoro.
E’ triste vedere lo sguardo spento e nello stesso tempo carico di un velo di speranza sul volto di tanti che chiedono ciò che è un loro diritto.
Ci sono tanti modi per essere crocifissi.
Tutto ciò che immobilizza fa stare appeso ad una croce.
Sono i crocifissi innocenti, non malfattori, che pagano per la mancanza di diritto al lavoro.
In questo scenario triste e violento, il Dio che si è fatto carne in Gesù Cristo dimora tra i crocifissi. Anche lui immobile, sconfitto, impotente. Questo è quanto contempla l’occhio umano.
Ma un particolare provoca: il malfattore che pone la sua fiducia in Gesù ottiene la salvezza eterna, l’altro si danna per sempre.
Non finisce tutto su quella croce! Il suo sangue versato per tutti raggiunge ogni uomo: il Dio che Gesù Cristo ci ha rivelato è il Dio della condivisione e dell’azione.
(breve pausa di silenzio)
II L: Dagli scritti di Don Tonino Bello
“Se è vero che ogni cristiano deve accogliere la sua croce, è vero anche che deve schiodare tutti coloro che vi sono appesi”.
Padre nostro, che sei nei cieli…
V. O Amore purissimo, regna totalmente nel mio cuore e fammi amare ciò che supera la misura umana.
Canto
XII STAZIONE: GESU’ MUORE SULLA CROCE
V. Ti adoriamo Cristo, e ti benediciamo.
T. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Dal Vangelo secondo Matteo
“Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre Gesù diede un forte grido: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato!” Alcuni dei presenti dissero: “Lui chiama Elia” e uno corse a prendere una spugna inzuppata d’aceto e su di una canna gli diede da bere… Ma Gesù, dopo aver dato di nuovo un forte grido, spirò.
(Mt. 27,45-50)
I L: Dove sei, Signore? Se esisti perché non intervieni sul male che attanaglia l’umanità intera? Dove sei, Signore? Perché mi hai abbandonato?
E’ il grido che ritorna ogni qual volta la morte improvvisa entra nelle nostre case a causa di una malattia o di un incidente; è il grido che ripetiamo di fronte alle stragi di innocenti o quando di fronte ad atti terroristici restiamo inermi e attanagliati nella paura; sono le lacrime silenziose o le urla di familiari che vedono la propria cara uccisa da una affettività malata e possessiva; è il sangue che grida perché versato da mano omicida della criminalità organizzata; è la rabbia di quanti, cresciuti sotto le bombe e ad esse scampati, contano gli affetti sottratti ingiustamente; sono gli sguardi persi di bimbi che, nonostante l’affetto delle proprie mamme, lentamente muoiono perché malnutriti o senza cure adeguate.
Dove sei, Signore? Dov’è Dio o dove sono io? E’ facile accusare Dio dei guai che succedono nel mondo, ma riesce sempre difficile prendersi le proprie responsabilità, ammettendo le proprie colpe.
La pace si ottiene con la giustizia. La giustizia è frutto della libertà retta dall’amore che Gesù ci ha insegnato con la sua morte in croce.
Solo così saremo capaci di aiutare questa nostra umanità a decollare verso gli spazi infiniti della vita, al fine di amarla e rispettarla dal suo nascere al suo naturale morire.
(breve pausa di silenzio)
II L: Dagli scritti di Benedetto XVI
«La croce non è la morte di Dio. Dalla croce nasce la vita nuova di Saulo, la conversione di Sant’Agostino, la povertà di San Francesco d’Assisi, bontà irradiante di Vincenzo de Paoli, l’eroismo dio Masimiliano Kolbe, la carità di Madre Teresa di Calcutta, il coraggio di Giovanni Paolo II, la rivoluzione dell’amore. Per questo la croce non è la morte di Dio ma la nascita della sua rivoluzione nel mondo».
Salve, o Regina, Madre di Misericordia…
V. Gesù, mio Salvatore, nascondimi nel profondo del tuo Cuore, perché rafforzato dalla Tua grazia, possa rendermi simile a Te nell’amore della Croce e possa partecipare alla Tua gloria.
Canto
XIII STAZIONE: GESU’ E’ DEPOSTO DALLA CROCE
V. Ti adoriamo Cristo, e ti benediciamo.
T. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Dal Vangelo secondo Giovanni
“I Giudei, dato che era il giorno della Preparazione, chiesero a Pilato che venissero spezzate le gambe ai crocifissi e che fossero portati via i cadaveri. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo, poi all’altro che era stato crocifisso con Gesù. Giunti a Gesù vedendolo già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli trafisse il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue ed acqua”. (Gv. 19,31-37)
I L: Il percorso che stiamo facendo, seguendo Gesù e Gesù crocifisso, ci chiede di deporre tutto ai suoi piedi.
Dal suo fianco uscì sangue e acqua, simbolo dei sacramenti della Chiesa: il Battesimo e l’Eucaristia.
Le ansie e i desideri, le attese e le speranze, le gioie e i dolori, le fatiche e le mortificazioni, le ingiustizie e i progetti mettiamoli tutti nel calice eucaristico.
Ogni volta che partecipiamo all’eucaristia annunciamo la morte di Gesù, proclamiamo la sua risurrezione nell’attesa della sua venuta.
Che si tratti di un momento felice, come un matrimonio, o di uno triste, come un funerale, continuiamo a dire: “in alto i nostri cuori. Sono rivolti al Signore. Rendiamo grazie al Signore. E’ cosa buona e giusta” (inizio di ogni prefazio).
La presenza reale di Cristo nel pane e vino, ormai corpo e sangue suo, ci doni la certezza che non siamo mai soli perché, come dice S. Paolo, “non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me”.
(breve pausa di silenzio)
II L: Dagli scritti del Card. Carlo Maria Martini
“La Passione del Signore ci insegna non solo ad accorgersi di chi soffre, non solo a soccorrerlo, ma anche ad uscire dalla logica della violenza che sembra perpetuarsi nel cuore dell’uomo e nella storia dell’umanità”.
Confesso a Dio Onnipotente…
V. Gesù misericordioso, moltiplica in me ogni giorno la fiducia nella Tua misericordia, perché sempre e ovunque io dia testimonianza della Tua sconfinata bontà e amore.
Canto
XIV STAZIONE: GESU’ VIENE POSTO IN UN SEPOLCRO
V. Ti adoriamo Cristo, e ti benediciamo.
T. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Dal Vangelo secondo Matteo
“Giunta la sera giunse un uomo ricco di Arimatèa, chiamato Giuseppe andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. E Pilato ordinò di lasciarglielo prendere. Allora Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo mise nella sua tomba che da poco si era fatto scavare per sé nella roccia. Poi fece rotolare una grossa pietra davanti alla porta del sepolcro”. (Mt. 27,57-60)
I L: Giuseppe di Arimatea è un uomo ricco, stimato e ben voluto da tutti. Si prende cura del corpo di Gesù, di sua madre, Maria, e degli amici.
Mette a disposizione i suoi beni materiali per provvedere ai funerali e alla sepoltura di Gesù ma anche ai bisogni dei familiari, facendosi prossimo e confortandoli con la sua presenza.
Ci sono da sempre uomini che non temono di esporsi e di agire per un bene superiore che supera quello dei propri interessi.
Di Giuseppe di Arimatea ce ne sono tanti e non sempre conosciuti. Compiono gesti che non saranno riportati nelle prime pagine dei giornali ma che hanno un valore straordinario.
Quest’uomo è il modello ideale di ogni cristiano che coltiva il bene comune. Non teme di esporsi e di agire per un “valore” che supera quello dei propri interessi. E’ il miglior investimento!
E tu che aspetti? Ricevi il testimone! E nel tuo vivere, passalo ad altri per arrivare a tagliare lo stesso traguardo e godere insieme la stessa vittoria.
(breve pausa di silenzio)
II L: Dagli scritti di Don Tonino Bello
“Io sono convinto che se la vostra vita la spenderete per gli altri, non la perderete. Perdereste il sonno, il denaro, la quiete, la salute… ma non la vita”.
Padre nostro…
V. Fa’, o Signore misericordioso, che nessuna delle anime che mi hai affidato perisca.
Canto
XV STAZIONE: GESU’ RISORTO E’ IL VIVENTE
V. Ti adoriamo Cristo, e ti benediciamo.
T. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Dal Vangelo secondo Luca
Il primo giorno dopo il sabato, le donne di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro, ma entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti. Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra essi dissero loro: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato”. (Lc. 24,1-6)
I L: “Sono la moglie di uno sbirro! La moglie di un carabiniere ucciso anni fa dalla ndrangheta”: così ha scritto una donna sulla maglietta che indossava qualche settimana fa a Locri per ricordare le vittime di mafia. E’ uno dei segni di risurrezione. Alla logica del terrore e della morte si risponde sempre con la vita. I veri sconfitti sono coloro che si ergono a padroni della vita. La risurrezione è concreta ogni qualvolta in cui si crede che l’impossibile diventi possibile e che l’ingiustizia debba lasciare strada sempre al bene di tutti. Non basta mettere una grossa pietra sulla tomba per dire che tutto è finito. La forza dell’amore che viene da Cristo, che ha distrutto la morte, fa rotolare qualsiasi masso posto su ogni tomba costruita ad arte. La società diventa più umana, la persona riconquista la sua dignità, l’amore ritorna per la vita politica, l’impegno in campo culturale ed economico diventa impegno per la promozione umana. Questa è risurrezione!
II L: Dalle catechesi di Benedetto XVI
“Il venerdì santo non è l’ultima parola, e il sabato non è l’ultimo giorno. L’ultimo giorno è la Pasqua, il giorno dell’Amore”.
Preghiera finale
V. O Dio, Padre di misericordia, guarda con amore
e benedici tutti noi riuniti
per commemorare la passione e morte
del tuo amatissimo Figlio,
nella speranza di risorgere con Lui.
Concedi a tutti il tuo perdono
e la tua divina consolazione,
affinché sia forte la nostra fede,
raggiante la nostra speranza,
ardente il nostro cuore
per mezzo del fuoco della tua carità
nella gioia dello Spirito Santo.
Per Cristo nostro Signore.
AMEN
V. Il Signore sia con voi.
T. E con il tuo spirito.
V. La pace di Dio, che sorpassa ogni sentimento, custodisca il vostro cuore e il vostro spirito
nella conoscenza e nell’amore di Dio
e del suo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo (Fil 4, 7).
T. Amen.
Quindi il vescovo, dopo aver preso la croce dice:
V. E la benedizione di Dio onnipotente,
e facendo un triplice segno di croce sul popolo prosegue:
V. Padre e Figlio e Spirito Santo,
discenda su di voi, e con voi rimanga sempre.
T. Amen.
Canto finale