“Il Planetario di Archimede ritrovato”, lo studio curato dall’ing. Giovanni Pastore sarà presentato a Firenze il prossimo 3 giugno, alle ore 16.00, presso il prestigioso “Museo Galileo” in Piazza dei Giudici, diretto dal prof. Paolo Galluzzi, e toccherà all’Autore illustrare ad un pubblico estremamente qualificato i contenuti di un lavoro abbastanza complesso, di tipo scientifico-ingegneristico ma fortemente arricchito dalla consultazione di fonti storiche e letterarie nonché documentazioni archeologiche, durato alcuni anni, e sintetizzare le conclusioni scientifiche alle quali è giunto.
La pubblicazione (484 pp), uscita nel 2010 con una successiva edizione in lingua inglese del 2013 (The Recovered Archimedes Planetarium) continua a suscitare interesse documentato dalle tante presentazioni e dalle diverse richieste che giungono all’autore dalla comunità scientifica e da diverse Università estere. Il volume raccoglie i tre studi realizzati da Pastore.
Il primo riguarda il Planetario attribuito ad Archimede (risulterebbe essere il più antico se ci si attiene alla letteratura classica partendo da Cicerone) e la minuscola ruota dentata (datata tra la fine del III e la metà del II sec. a.C.), ritrovata in occasione di scavi effettuati nella piazza del Mercato Civico di Olbia, doveva far parte del complesso ingranaggio documentata dalla presenza, nei denti, di una speciale curvatura facendoli risultare simili a quelli matematicamente perfetti degli ingranaggi moderni.
Nel secondo viene trattato un altro ingranaggio, anche questo di minute proporzioni, definito di Antikythera (dal nome dell’isoletta dell’Egeo dove venne ritrovato nel lontano 1902), risalente al I sec. a. C. e considerato parte di “uno strumento astronomico che rappresenterebbe il primo calcolatore sino ad oggi conosciuto”.
Il terzo studio proposto riguarda la “Brocchetta di Ripacandida”, un reperto archeologico proveniente da una tomba femminile venuta alla luce nel territorio di questo comune -conservato nel Museo archeologico di Melfi- riportante affreschi che raccontano della caduta di un meteorite sul nostro pianeta e che rivelano una conoscenza della sfericità della Terra e dell’universo, e che ci fanno meglio comprendere il moto dei pianeti e, probabilmente gli influssi del pensiero pitagorico. Per l’autore, tra l’altro, le leggi fisiche rappresentate in questa riproduzione risultano essere estremamente moderne e si pongono in completa antitesi con la dogmatica aristotelica.
Nel corso della serata, verrà proiettato anche il documentario “Pitagora tra noi” completamente autoprodotto dal ricercatore lucano