Dopo le visite guidate delle architetture moderne nei quartieri, nel borghi e nel centro di Matera alla scoperta delle opere realizzati da grandi professionisti come De Carlo, Aymonino, Fiorentino, GiuraLongo, Fabbri, Coppa, Quaroni, Gorio, Baldoni, Corazza, Piccinato, Stella, Corazza, La Padula, Panella, Manieri Elia, r e Quaroni, è partito nel pomeriggio nella sala conferenze della Camera di Commercio di Matera il confronto che ha ufficialmente inaugurato la due giorni dedicata al Convegno internazionale di studi sulle architetture del ‘900 in Basilicata e Puglia.
I lavori sono stati aperti con i saluti istituzionali di Salvatore Adduce, Presidente Fondazione Matera 2019, Aurelia Sole, Rettrice Università degli Studi della Basilicata, Antonella Guida, Coordinatore CdS Architettura, UNIBAS_Matera, Aldo Patruno, Direttore Dipartimento Cultura Regione Puglia, Patrizia Minardi, Dirigente Ufficio Sistemi Culturali e Turistici Regione Basilicata, Vincenzo Auletta, Presidente Ance Basilicata, Nicola Bonerba, Presidente Ance Puglia, Giuseppe Fragasso, Presidente Ance Bari e Bat, Maurizio Di Stefano, Presidente Emerito ICOMOS Italia, Edoardo Currà, Presidente AIPAI, Ana Tostões, Presidente Docomomo International, Ugo Carughi, Presidente Docomomo Italia, Pantaleo De Finis, Presidente Ordine Architetti P.P.C. della Provincia di Matera e Giuseppe Sicolo, Presidente Ordine Ingegneri della Provincia di Matera.
A seguire la prima sessione sul tema “Architettura e modernità nel meridione”. Gli interventi, coordinati da Antonello Pagliuca di Docomomo Italia sono stati avviati con la relazione di Amerigo Restucci, docente dell’Università IUAV di Venezia, sul tema “L’architettura moderna e due regioni del mediterraneo: Basilicata e Puglia”; Cettina Lenza di ICOMOS Italia e docente dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” ha presentato il video “Matera oltre i Sassi”. I borghi e i quartieri come patrimonio del XX secolo. Mauro Sàito di Docomomo Italia ha presentato la relazione sul tema “fragilità e restauro dell’architettura moderna” mentre lo storico dell’architettura “William J. R. Curtis” ha relazionato sul tema “Modificare le prospettive sull’architettura moderna italiana: tra il contesto sociale e il lavoro unico”.
L’iniziativa è stata organizzata dalle Sezioni territoriali Do.co.mo.mo Italia in collaborazione con la Fondazione Matera Basilicata 2019. Le Sezioni territoriali Do.co.mo.mo sono realtà radicate in un territorio antico, reso moderno dall’assimilazione di opere architettoniche del ‘900 che ne hanno interpretato in modo originale le caratteristiche originali ed identitarie.
Nel corso del convegno è stata anche presentata la Mostra itinerante “9 itinerari per 100 Architetture del ‘900 in Basilicata e Puglia” che sarà inaugurata a dicembre a Matera presso il Campus Universitario della Università degli Studi della Basilicata, organizzata dalla Sezione Basilicata e Puglia del DO.CO.MO.MO. Italia, in co-produzione con la Fondazione Matera-Basilicata 2019 e Open Design School.
La Mostra è il risultato di un’attività di schedatura del patrimonio architettonico regionale del ‘900, intesa come uno strumento ‘aperto’ e implementabile, con cui ci si propone di conoscere e mettere ‘in rete’ 100 architetture moderne di qualità riconosciuta. I valori di queste opere nel territorio appulo-lucano, spesso riscontrabili in aspetti analoghi di altre architetture costruite in luoghi, tempi e circostanze differenti, ne escono potenziati rispetto a quelli individuabili attraverso l’autonoma considerazione delle singole opere. Esse sono state selezionate su 151 da un Comitato scientifico internazionale di cui fanno parte tra gli altri: William J. Curtis, Federico Bucci, Franco Purini, Amerigo Restucci che ha curato l’introduzione del Catalogo della Mostra, edito da Gangemi Editore, curato da Mauro Sàito e Antonello Pagliuca.
L’allestimento sarà realizzato da Open Design School che ancora una volta si pone come uno strumento fondamentale a servizio delle istituzioni per l’attuazione e l’attivazione di progetti, costruendo un design sartoriale che risponde a diverse esigenze, anche su grande scala. In questo caso, seguendo le modalità progettuali di Open Design School, in linea però con le necessità della mostra e con lo spirito dei tempi, Open Design School ha creato un allestimento in legno modulare e flessibile: dal momento, infatti, che la mostra sarà itinerante, la struttura sarà agile e multiforme, ma anche ecologica, in grado di essere adattata a diversi spazi.
Nei primi anni ’60, Italo Calvino scrive “I nostri antenati”, titolo che rispecchia la tesi della Mostra mirata a sottolineare che l’identità dell’architettura delle nostre regioni meridionali non può fare a meno dell’eredità culturale degli antenati moderni su cui si basa lo sviluppo della città contemporanea, i cosiddetti “monumenti moderni”. L’avvento della industrializzazione nel settore delle costruzioni ha trasformato il concetto vitruviano di ars costruendi. Innovazioni costruttive, tipologiche, funzionali e formali caratterizzano la produzione architettonica del ‘900. Ludovico Quaroni, in “Progettare un edificio. Otto lezioni di architettura”, afferma che in tale processo di trasformazione «non c’è stato edificio che abbia mantenuto, a rivoluzione compiuta, il tipo o i tipi, il modello o i modelli che esistevano prima».
La Mostra 9×100=‘900 attraversa le “storie” sociali, politiche ed economiche del XX secolo di questo territorio e si articola in percorsi tematici, non cronologici, che collegano la “originalità” delle opere delle due regioni al dibattito culturale nazionale. L’idea “olivettiana” di un’opera di architettura, intesa come espressione della Comunità che l’ha generata, costituisce la chiave di lettura per un percorso sviluppato lungo un secolo attraverso regioni riunite in una continuità fisica e culturale narrata tramite le 100 architetture in mostra. Esse uniscono realismo e visione, pragmatismo e sperimentazione, capacità di confrontarsi con la tradizione ma anche una forte spinta verso il futuro del ‘900 nel Sud d’Italia. Queste caratteristiche originali dell’approccio progettuale italiano ad una “altra modernità”, sono esempi preziosi di un patrimonio moderno rispetto a cui abbiamo la responsabilità culturale e sociale di conservarlo senza disperdere l’unicità dell’immagine e della visione di una nuova Comunità sognata e solo in parte realizzata.
I titoli dei 9 (6+3) itinerari tematici (Infrastrutture e industria, Abitare la campagna, Architetture per la comunità, Insegnare all’italiana, Residenza moderna dentro e fuori le mura, Moderno Sensus Fidei, oltre a Tutela del Moderno, Moderno restaurato, ARCH(XX): un percorso al femminile) sono i primi strumenti di comunicazione, ispirati alla modernizzazione dell’Italia nell’inizio secolo, al periodo del regime fascista fra le due guerre, alla ripresa produttiva degli anni ’50 e ’60, all’evoluzione della società e dell’economia fino al 2000, segnano la partenza per un percorso collettivo da ciò che eravamo a ciò che siamo.
Occuparsi dell’architettura del ‘900, è come frugare fra le foto di famiglia alla ricerca di immagini di parenti e della nostra gioventù. I vincoli statali e le leggi regionali sulla qualità dell’architettura proteggono l’esistenza del patrimonio moderno, invitano alla conoscenza ed alla tutela dell’architettura del ‘900.
Qual è oggi la consapevolezza sociale e culturale del valore dell’architettura moderna nell’uso quotidiano e nell’ambito del processo di restauro del moderno? La tesi strategica della Mostra è quella che i progettisti contemporanei siano “interni” alla storia del modernità, che il processo aperto della “progettualità moderna” sia ancora in corso. L’era della modernità ci appare come una storia in continua trasformazione, una condizione presente caratterizzata da una potenziale “rivoluzione spirituale permanente”. Ne facciamo ancora parte?
La fotogallery della prima giornata dedicata al Convegno internazionale di studi sulle architetture del ‘900 in Basilicata e Puglia (foto www.SassiLive.it)