Antonella Pagano al Salotto Letterario Tevere. Di seguito l’intervista per SassiLive.
Lei è animatrice di innumerevoli Salotti Letterari, recentemente anche del famoso Salotto Tevere, ce ne vuole parlare?
Fondato da Carlotta Ghilardini e dal nobile Paolo Dragonetti de Torres Rutili, si muove in Roma con sapiente orchestrazione. Quanto a me, ebbene mi dà gioia lo STARE, quell’incontrarsi e insieme operare e cooperare, condividere per fare davvero della vita la più bella opera d’arte, che possa contemplare alcuna guerra se non le belle schermaglie amorose…con la letteratura, la poesia, la scrittura dei grandi che ci hanno preceduto e delle avanguardie che vanno stigmatizzando le nuove forme di scrittura. Nell’ultima seduta, si era in tanti in un sotterraneo colmo di atmosfera in cui ho invitato tutti a portare le parole a prendere aria e quando si saranno fatte fresche di bucato e d’aria nuova raccogliere l’odor di bosco, la musica dei ruscelli, il candore delle nevi, lo sbocciar di gemme, il fiorire di tutta la passione che il pianeta ha ancora in se’ per cantare insieme Calla bellezza cala Kalos canta il canto che il vento orchestrò! Che il pianeta è scrigno di mille forme di vita, tutte appartenenti ad una unica meravigliosa cosa che danza dentro l’infinito, un pianeta, una gemma con mille e mille sfaccettature, il Pianeta è la gemma. In virtù di tutto questo l’Arte di vivere chiede segni, segni concreti che facciano seguito alle belle parole.
Come porre argine alle derive di questo tempo?
Vi sono due ingredienti assai potenti: la Passione e l’Eleganza. Sono ingredienti magici, possono dissolvere i fili spinati e condurci sulla via dell’evoluzione nobile. Noi tutti dobbiamo diventare segni preziosi che mentre tessono futuri tramandano millenni di saperi.
Lei parla spesso di Bellezza, e usa spesso la parola bellezza!
Infatti, citiamo indiscriminatamente e in maniera decontestualizzata: “la bellezza salverà il mondo”e in tanti credo non si domandino quale sia la bellezza che può salvare il mondo, quale la bellezza di cui parlava Dostoevskyij? Il grande scrittore chiama inequivocabilmente bellezza il manifestarsi del bene. L’insieme di qualità che non hanno necessariamente a che fare con la forma armonica, perfetta e intatta, piuttosto hanno a che vedere con l’irremovibilità con cui la bontà persevera nella giustizia e custodisce quella perseveranza, a costo di tutto, anche di perdere la perfezione della forma.Coincide con quanto qualcuno, molti anni addietro, mi insegnò: è bello ciò che contemporaneamente è giusto e buono.
E’ sempre affascinante intervistarLa e sapere di come non abdichi mai ad essere anche pedagoga!
Grazie! Chiudo con Lei come ho chiuso la mia introduzione ai lavori del Salotto Tevere, con un frammento piccolo piccolodi un componimento lieve, la “Ballata dell’uccellina” con cui narro d’una Cinciallegra innamorata, lei,con la capigliatura arruffata, va e si posa sui rami a cantar le sue storie al mondo finchè un Cigno dalle piume d’argento siederà alla sua aula per imparare a cogliere il vento, il canto del vento, i colori dell’aurora e del tramonto così che possa anch’egli essere abitato dalla poesia sì da saper finalmente parlare all’anima e saper appartenere alla poesia.