“Qualche mese fa, quando abbiamo cominciato a parlare di investimenti nel settore delle ricerche archeologiche, sembravamo fuori dal tempo. Poi abbiamo aperto un confronto con i rappresentanti delle Soprintendenze, del Polo Museale, della Scuola di archeologia a Matera, dell’Ibam Cnr, dei Comuni, a cui è seguita la discussione sulla programmazione dei fondi comunitari 2014/2020 e l’approvazione della legge regionale sul patrimonio culturale. Ed è nato il progetto ‘Basilicata 2019, scaviamo il futuro’. Oggi, con il convegno in corso a Parigi, abbiamo una conferma di quanto il mondo scientifico guardi con attenzione al territorio della ‘Grande Lucania’, che presenta un patrimonio archeologico di riconosciuto interesse”. Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale, Piero Lacorazza, che è intervenuto oggi a Parigi nel convegno internazionale sul tema “La Lucania tra due mari, archeologia e patrimonio”, organizzato dall’Università di Parigi 1 “Panthéon – Sorbonne”, in collaborazione con l’Istituto nazionale di storia dell’arte e con l’Istituto italiano di cultura.
All’incontro hanno partecipato anche la soprintendente archeologica per la Basilicata Teresa Elena Cinquantaquattro e il soprintendente di Ercolano e Pompei, il lucano Massimo Osanna, insieme ai ricercatori di Università di diversi Paesi che hanno conosciuto la Basilicata sulla spinta delle attività svolte a partire dagli anni ’60 dal grande archeologo Dinu Adamesteanu.
“Nello stesso giorno in cui il ministro Franceschini presenta, sempre a Parigi, la proposta dei ‘caschi blu per la cultura’ a tutela di un patrimonio che rischia di sgretolarsi sotto gli attacchi del terrorismo, di conflitti e calamità”, per Lacorazza “assume ancora più senso pensare al 2019, anno di Matera capitale europea della cultura, per investire nei siti archeologici e in una rete di musei del Mediterraneo, magari con sede nella ‘Grande Lucania’. Il potere della cultura per il dialogo tra i popoli, per assumere la consapevolezza che dall’archeologia viene un messaggio chiaro: un territorio appartiene alla storia poiché sono tante le civiltà che lo abitano. Si tratta di fare ogni sforzo affinché si trasformi questa visione in progetti concreti di tutela, di valorizzazione e di fruizione partendo dal quadro normativo, dagli strumenti di programmazione e da un investimento sulle competenze da valorizzare e da inserire sia nel contesto pubblico ministeriale che privato professionale”.