La Basilicata “laboratorio a cielo aperto” per lo studio e la tutela degli insediamenti agricoli: sulla rivista internazionale “Sustainability” una ricerca dell’Unibas, che ne diventa copertina.
La Basilicata rappresenta un “laboratorio a cielo aperto” per lo studio dello sviluppo degli insediamenti agricoli, in una sorta di “archeologia industriale” legata all’agricoltura. L’Università della Basilicata ha condotto in questo ambito delle ricerche per l’utilizzo delle nuove tecnologie satellitari per la tutela delle strutture e del paesaggio rurale, pubblicate sulla rivista scientifica “Sustainability”, dal titolo “Vernacular farm buildings and rural landscape: a geospatial approach for their integrated management”, realizzato dal docente dell’Ateneo lucano, Pietro Picuno, e dai ricercatori Dina Statuto e Giuseppe Cillis.
L’articolo è stato anche scelto dal comitato editoriale della rivista quale copertina del primo numero del 2020: “Sustainability” è una delle più importanti riviste scientifiche internazionali nel settore della sostenibilità delle azioni antropiche sull’ambiente e, con un Impact Factor pari a 2.592, si colloca sul segmento più elevato del relativo settore bibliometrico. I ricercatori del Laboratorio di Costruzioni Rurali e Territorio Agroforestale – Scuola SAFE dell’Università della Basilicata, attraverso i sistemi di rilevazione più innovativi, hanno raccolto e collegato tra loro diverse informazioni multidisciplinari sulle caratteristiche specifiche di ogni edificio agricolo, inclusi dati spaziali di elevata qualità liberamente disponibili sul Geoportale della Regione Basilicata. Queste informazioni si sono rivelate pertanto di grande aiuto per la tutela di fabbricati e paesaggi dotati di un elevato valore culturale e ambientale. Nell’articolo sono state così esplorate le potenzialità dei GIS per l’analisi dell’effetto dei fabbricati rurali sul paesaggio circostante, impiegando come caso di studio le masserie della Basilicata, una regione dell’Italia meridionale ricca di edifici di elevato valore storico e culturale, che si è rivelata così un vero e proprio “laboratorio all’aperto”. I risultati della ricerca sono stati quindi posti all’attenzione della comunità scientifica internazionale, anche grazie alla loro pubblicazione: questo ha consentito di presentare la Basilicata quale caso esemplare per una gestione sostenibile dell’importante patrimonio culturale, rappresentato dai fabbricati agricoli tradizionali e dal circostante paesaggio rurale, anche ai fini di una loro valorizzazione attraverso attività di turismo sostenibile. “Riteniamo che aver prescelto il nostro articolo, tra i 442 pubblicati nel primo numero del 2020 – ha spiegato il professor Picuno – per rappresentare i contributi innovativi che la comunità scientifica mondiale sta conducendo sull’argomento della sostenibilità, costituisca motivo di grande interesse e soddisfazione per l’Università della Basilicata che ha, in questa maniera, presentato il proprio territorio all’attenzione della comunità scientifica mondiale”. Le costruzioni rurali hanno infatti consentito lo sviluppo delle attività agricole avvenuto nel corso dei secoli, svolgendo un ruolo di primo piano nella formazione del paesaggio rurale. Soprattutto nei paesi dell’Europa mediterranea, i fabbricati per l’agricoltura sono stati infatti realizzati sulla base delle necessità delle attività agricole proprie del territorio circostante, impiegando tecniche costruttive tradizionali, tipiche delle popolazioni locali. Tuttavia, considerando l’abbandono delle campagne avvenuto negli ultimi decenni, con gli agricoltori che si sono trasferiti in residenze più confortevoli ubicate nei vicini insediamenti urbani, le costruzioni rurali storiche sono state spesso abbandonate, causando una conseguente perdita del patrimonio storico-culturale del territorio rurale e delle sue tradizioni.