In apertura dei lavori Maria Anna Fanelli Presidente ANDE Potenza, Sezione promotrice dell’Evento, dopo aver portato il saluto della Segretaria Nazionale dell’ANDE Didi Sorrentino e il Suo messaggio di forte solidarietà per le donne e la popolazione ucraina e l’apprezzamento per tutte le Sezioni ANDE che si stanno prodigando sullo stesso tema, ha sottolineato che l’obiettivo del Webinar è stato quello di cogliere, grazie all’apporto di Istituzioni, Associazioni, Operatrici e Operatori del settore, Esperte e Esperti vari, i caratteri e le modalità di lavoro della Rete regionale relativa all’assistenza e all’integrazione sociale e ai futuri percorsi di reinserimento di donne, bambine, bambini, minori non accompagnati e di tutte le persone in fuga dall’Ucraina; rete regionale che attraverso opportune intese con le Prefetture di Potenza e Matera è impegnata ad assicurare alloggio e assistenza sanitaria e, successivamente, ci si augura, la prosecuzione dell’assistenza e dell’integrazione e inclusione sociale.
Sono state, pertanto, messe in evidenza le politiche e gli interventi, strutturati, integrati e multidimensionali di accoglienza volti anche ad evitare che le profughe e i loro bambini diventino oggetto di lavoro forzato, di accattonaggio e di grave sfruttamento sessuale.
Dinanzi alla complessità di questo fenomeno immigratorio è emerso che Prefetture, Regione, Comuni e Realtà private portano avanti un proficuo ed eccellente lavoro di rete e che in Basilicata la sensibilizzazione e la responsabilizzazione di tante Realtà è già alta per cui numerosi sono gli interventi sociali, che vengono messi o stanno per esser messi in atto, importanti anche gli interventi concomitanti, in via di organizzazione, di informazione, consulenza e orientamento sul piano sanitario, psicologico-relazionale, linguistico, giuridico, sociale attraverso programmi di assistenza concreta in diversificate strutture, il tutto attraverso accordi di collaborazione. Attualmente, inoltre, per l’accoglienza dei rifugiati provenienti dall’Ucraina è in corso di realizzazione a Tito un hub regionale, ad opera della Protezione civile, anche per continuare ad assolvere in maniera organica e centralizzata ai numerosi procedimenti propedeutici all’accoglienza, come i provvedimenti di identificazione, finalizzati al rilascio dei Permessi di Soggiorno che sono indispensabili il riconoscimento e al tracciamento sanitario.
Sento l’esigenza di ringraziare sentitamente tutti coloro i quali hanno portato i loro contributi ai lavori e quindi: Benedetta Castelli, Daniela Carlà, Ester Fedullo, Maria Filomena Graziadei, Maria Antonietta Mancino, Marina Buoncristiano, Don Giuseppe Molfese, Pietro Simonetti, Angela Bitonti, Michele Greco, Graziano Scavone, Grazia Del Corso, Rossella Rinaldi, Cristiana Coviello, Caterina Rotondaro. Rimango in attesa di quanti interventi vorranno far pervenire all’ANDE coloro i quali sono stati nell’impossibilità di partecipare.
In conclusione e nel complesso sono risultate in atto importanti attività di inclusione attiva, attraverso misure di prima assistenza con prossimi e/o futuri percorsi senz’altro personalizzati per favorire l’empowerment, l’orientamento, la formazione e, se possibile, l’inserimento lavorativo.
Non sono mancate la segnalazione di criticità soprattutto per il futuro, perché se per la prima accoglienza lo slancio e l’impegno di tanti Comuni della Basilicata con quello del buon cuore delle popolazioni lucane non è certo mancato, anzi è stato grande, il successivo sostegno e accompagnamento delle genti ucraine, accolte in Basilicata, non potrà non presentare delle incertezze di sistemazione soprattutto per quelle donne, uomini, bambine, bambini e minori, che non potranno eventualmente rientrare in Ucraina, incertezze che, ci auguriamo possano esser risolte.
La Sezione ANDE di Potenza, nell’ambito delle proprie possibilità e nel rispetto dei ruoli e delle funzioni, delle competenze istituzionali di tutti i soggetti impegnati, farà seguire, anche alla luce dell’evolversi degli eventi, osservazioni e proposte di lavoro e, inoltre, dà la propria disponibilità ad aderire allo sforzo sinergico necessario in questo periodo così delicato.
Benedetta Castelli, Vice Presidente nazionale dell’ANDE, ha portato il Suo saluto ai presenti e, inoltre, ha affermato: “ringrazio l’Ande Potenza per l’impegno. Con soddisfazione su questo terribile evento sono impegnate tutte le sedi territoriali A. N. D. E da Nord a Sud. Lascio agli esperti il compito di trattare l’argomento in quanto ne hanno competenza. Ma come vice presidente nazionale oltre ai saluti desidero farà alcune considerazioni. Tra i principi statutari della associazione cito l’art. 4 che recita “l’Associazione crede in una Europa unita forte nei suoi rapporti internazionali e protagonista nel processo di globalizzazione mondiale, ed opera per la sua realizzazione ed il suo consolidamento”.
Noi dell’Ande ci consideriamo cittadini Europei. Come rappresentante della società civile da sempre lavoro per la affermazione e la difesa dei diritti delle donne
In Italia la democrazia non è ancora realizzata perché non è paritaria, mi piace ricordarlo in qualunque contesto sono invitata a parlare.
A tale proposito faccio notare come alla tv in questo momento a parlare di guerra sono i maschi. Sono scomparse le donne, ha vinto il “Machismo”. La guerra è “Maschia”. Forse se ci fosse condivisione nel potere decisionale la vita delle persone sarebbe migliore.
Auspico la realizzazione degli Stati Uniti d’Europa ostacolati dal 1945 dagli Stati Uniti e dalla Russia.
Nel chiudere voglio ricordare che la società civile organizzata, della quale l’A. N. D. E. è una protagonista, deve lottare nella difesa delle Democrazie Liberali. Non devono affermarsi nel mondo attuale le autocrazie. Questo è l’impegno che dobbiamo assumere.”
Nella Sua introduzione Daniela Carlà Coordinatrice Nazionale “Noi Rete Donna” ha ricordato che: la Democrazia Paritaria ha bisogno della Pace, e viceversa. Le donne sono concretamente impegnate nella costruzione della pace, ma anche nell’accoglienza. Nel nostro paese si stanno sviluppando esperienze di accoglienza della popolazione Ucraina in fuga dalla guerra significative e importanti e le prefetture stanno svolgendo un apprezzabile attività di coordinamento coinvolgendo Enti locali, Protezione civile, Associazionismo. Emerge la specificità di questa vicenda drammatica. In fuga dall’Ucraina sono soprattutto donne, a differenza di altre tristi situazioni alle quali eravamo abituati. Vi sono donne che combattono nell’esercito ucraino, ma sono appena il 15%. Le donne che giungono nel nostro paese trovano spesso donne della rete di congiunti e amici del proprio paese pronte ad accoglierle, e molte donne sono impegnate nell’associazionismo. Questo pone problematiche specifiche. Spesso le donne ucraine sono accompagnate dei bambini, e non basta banalmente porsi il problema dell’inserimento nella scuola perché vi è la barriera linguistica che non si può sottovalutare. Aspetti specifici coinvolgono gli adolescenti. Molte delle donne che arrivano hanno anche esperienze importanti di lavoro e di studio che si potrebbero valorizzare. In tante ritengono l’esperienza nel nostro paese solo temporanea e si pone già la problematica di accompagnarne il ritorno. Insomma, le peculiarità impongono riflessioni e iniziative altrettanto mirate. Nonostante molte preferiscano il Nord sono ragguardevoli anche le cifre sulla Basilicata, e occorrerà domandarsi come procedere alla diversificazione degli interventi anche rispetto alla durata dell’accoglienza. nel caso in cui il progetto di vita diviene a lungo termine, la presenza della popolazione ucraina in Basilicata potrebbe incrociare la problematica dello spopolamento di alcuni territori e contribuire a opportune soluzioni. L’alto numero di donne in fuga amplifica non solo rischi di stupri ma anche quelli della tratta, come è stato ampiamente documentato da intercettazioni e da ambigui messaggi diffusi attraverso i social. Ulteriori riflessioni sono imposte dalla necessità di non discriminare rispetto alla popolazione in arrivo nel nostro paese gli ucraini da chi era legittimamente e temporaneamente presente nel territorio, discriminazioni che purtroppo si stanno riscontrando. Insomma il complesso delle problematiche conferma che la scelta della sinergia dei soggetti responsabili dell’accoglienza, per integrare competenze responsabilità istituzionali con disponibilità dell’associazionismo e dei singoli, è corretta e necessaria. Occorrerà naturalmente seguire gli sviluppi di tutti questi percorsi, monitorare gli interventi, adattarli alle necessità. Sempre con lo sguardo attento alla forte specificità di genere.
Nell’introduzione ai Lavori il Vice Prefetto Vicario della Prefettura di Potenza Ester Fedullo ha precisato: “l’entità della tragedia che sta colpendo la popolazione ucraina si evince dal numero di profughi che alla data odierna -2 aprile 2022- hanno fatto ingresso nel nostro paese, ossia 80.622, in maggioranza donne e bambini, diretti principalmente a Milano, Roma, Napoli e Bologna.
In Regione Basilicata sono allo stato presenti 687 a Potenza e 275 a Matera per un totale di 962, numero ovviamente destinato a mutare in base ai nuovi ingressi.
A seguito dell’emergenza in atto conseguente al conflitto russo-ucraino è stata disposta l’immediata attivazione di interventi a supporto della popolazione ucraina in fuga: il Consiglio dei Ministri ha deliberato lo stato di emergenza e il Dipartimento Protezione Civile ha emanato apposite ordinanze per coordinare le misure di soccorso e assistenza all’ estero e di accoglienza in Italia.
Il modello attivato è un modello di governance multilivello che vede operare in stretto raccordo Dipartimento Protezione Civile, le Regioni, le Prefetture, i Comuni e i soggetti del terzo settore. Il modello organizzativo di intervento si fonda sul principio di sussidiarietà in quanto tutti i soggetti sono chiamati ad operare in un contesto di leale collaborazione per superare la fase emergenziale mettendo a sistema le competenze di ognuno.
Il modello prevede che le Prefetture individuino le strutture della rete di accoglienza (CAS e SAI), la Regione individui in caso di flussi consistenti un percorso di prima assistenza al fine di consentire i primi adempimenti socio-sanitari e amministrativi.
La Prefettura sta seguendo costantemente la crisi ucraina attraverso l’attivazione di appositi tavoli permanenti con la presenza delle diverse componenti Forze dell’Ordine, Comuni, Ufficio Scolastico, Croce Rossa, associazioni, che in sinergia operano per garantire l’accoglienza adeguata e rispettosa delle particolari condizioni di fragilità dei profughi costretti a lasciare la propria terra.
Importante il ruolo del volontariato e delle associazioni nonché delle famiglie che, in uno spirito di solidarietà e altruismo, hanno garantito l’accoglienza di numerosi nuclei familiari assicurando loro il supporto e il sostegno necessari a favorire la giusta integrazione nel territorio.
L’ azione solidaristica che è stata avviata in questa occasione esprime la disponibilità del nostro Paese ad essere vicini alla popolazione vittima della guerra e l’impegno di ognuno deve essere costante nel fronteggiare le esigenze di accoglienza nel giusto coordinamento delle forze messe in campo evitando iniziative estemporanee e disgiunte, promuovendo bensì un’azione condivisa ed efficace.
La Presidente Nazionale dell’ADU Angela Bitonti ha affermato che “il conflitto tra Mosca e Kiev sta provocando una vera e propria ondata migratoria. Milioni di profughi arriveranno in Europa (si stima 5-6 milioni) Una nuova crisi dei rifugiati La rotta balcanica si trova nuovamente inondata da Ucraini in fuga dai russi e sarebbero tutti profughi e non migranti economici. Per la prima volta dal 2001 (anno della sua adozione) l’Unione Europea ha applicato la direttiva 2001/55/CE sulla protezione temporanea. La decisione del Consiglio d’Europa è entrata in vigore il 04.03.2022 La protezione temporanea ha durata di un anno e può essere rinnovata di 6 mesi in 6 mesi e può anche cessare in qualsiasi momento previa decisione del Consiglio e previa valutazione sulla possibilità di rientro sicuro in Ucraina. Occorre in questo momento di emergenza rispettare i diritti fondamentali non solo degli ucraini in fuga e che si trovano in Europa e in Italia ma anche quelli dei cittadini Ucraini che per la legge marziale non possono uscire dal Paese. Mi riferisco ai cittadini fragili che non possono entrare né mai entreranno nel conflitto e che a causa della sospensione delle attività amministrative e giudiziarie non riescono ad ottenere la esenzione sul libretto militare rimanendo, di fatto, imbottigliati in un Paese che non riesce più a garantire le cure e i farmaci necessari. Anche l’OMS ha espresso grave preoccupazione. In particolare è stato portato all’attenzione della CEDU (Corte europea per i diritti fondamentali dell’Uomo) il caso di un cittadino malato di HIV già in cura in Italia e che si trovava in Ucraina al momento dello scoppio della guerra, costretto a causa del conflitto a sospendere ogni trattamento perché non veniva lasciato passare alla frontiera. Tanto con grave pregiudizio per la sua salute e per la sua vita. La Corte ha chiesto chiarimenti al Governo Ucraino chiedendo in particolare di relazionare sulla tutela apprestata ai cittadini fragili. Siamo in attesa di decisione. Anche il diritto di guerra mira a tutelare i diritti fondamentali dei civili dai quali non si può assolutamente prescindere”
Nell’intervenire Pietro Simonetti Esperto Politiche dell’immigrazione del Ministero del Lavoro ha ricordato: “attualmente sono presenti in Basilicata otre 25 mila migranti stranieri con regolare permesso di soggiorno. Di questi oltre tre mila sono gli alunni che nutrono il sistema scolastico regionale. Sul territorio lucano risiedono anche circa mille migranti in attesa del rilascio del rilascio del permesso di soggiorno ospitati nei Cas e negli ex Sprar, di questi circa 140 sono minori non accompagnati inseriti anche nel sistema scolastico. Nelle ultime settimane, per iniziative di privati, di associazioni e di qualche Comune sono stati accolti, prevalentemente presso famiglie oltre 850 profughi Ucraini, in maggioranza donne con bambini. Solo 14 di essi sono minori non accompagnati.
Il quadro complessivo della presenza di lavoratori e profughi in Basilicata nel 2021 ha registrato oltre 52.000 unità anche per la forte mobilità giornaliera e stagionale dalle regioni contermini per il lavoro in agricoltura, in edilizia e nei servizi.
Forte e la componente delle lavoratrici nel comparto del lavoro di cura prevalentemente retribuite ma non assicurate.
La vicenda Ucraina per le modalità di arrivo dei profughi, intercettate e prese in carico da privati e associazioni nell’area Polacca e Rumena e ospitate in strutture non pubbliche, rappresenta un fatto nuovo dell’ultimo decennio con tutte le ricadute del caso.
È la protezione Civile che dovrebbe gestire il tutto comprese mentre le Prefetture ed i Comuni affrontare le questioni della operatività della concessione dei contributi e dei sussidi, per ora con un limite ti tre mesi.
In questo contesto occorre rapidamente censire la condizione professionale e scolastica delle persone presenti nel neo territori. Si tratta anche di coordinare un lavoro di controllo socio sanitario ed in particolare rispetto alle attività lavorative anche per evitare lavori in nero e uso distorto della forza lavoro e di intervento del caporalato.
Emergono dai primi dati e analisi a campione che gli attuali profughi Ucraini desiderano rientrare nel loro Paese appena possibile.
Questa è un fatto che rende molto diverso questa esperienza di accoglienza rispetto ad altre fasi”.
· Don Giuseppe Molfese Direttore della Caritas di Tricarico nell’intervenire ha informato circa la presenza a Tricarico di 52 profughe ucraine rilevate a Leopoli il 14 marzo e giunte in Italia tramite un corridoio umanitario della Caritas, tante comunque le profughe che si fermano al Nord Italia nella convinzione che possa esser più facile, poi, di là tornare in Ucraina. Successivamente sono arrivati a Tricarico, sempre attraverso corridoi umanitari Caritas, altri profughi tra cui 2 minori non accompagnati affidati agli zii e ai nonni, minori per i quali è importante l’inserimento scolastico. A nostro avviso, ha aggiunto Don Giuseppe Molfese, è fondamentale e importante 1. il coordinamento con le Istituzioni a partire dalla Prefettura, 2. il ragionare nell’ottica secondo la quale questi profughi desiderano tornare nelle loro case. A Tricarico l’ospitalità, come in altri comuni della Basilicata, è stata data prima di tutto nelle famiglie, ma successivamente i rifugiati vanno, però, accolti nei CAS e nei SAI. I rifugiati ospitati a Tricarico hanno avviato una significativa esperienza, che ha visto grande attenzione da parte delle persone ristrette, attenzione ricambiata dal gruppo delle ucraine che nei prossimi giorni doneranno ai detenuti della Casa Circondariale di Potenza “biscotti tipici ucraini”. Dopo il saluto di Caterina, ospite ucraina, Don Giuseppe Molfese ha annunciato che con Padre Stefano, Sacerdote ortodosso, verrà organizzata una nuova spedizione a Leopoli per portare in salvo dall’Ucraina quelle persone che se ne vorranno allontanare.
Michele Greco Pro Rettore dell’Università degli Studi della Basilicata con delega all’Internazionalizzazione ha ricordato che “le attività portate avanti dall’UniBas fin dai primi giorni del conflitto Ucraino-Russo, sono state condotte di concerto con la rete delle Università Italiane, sotto il coordinamento della CRUI e del MUR, e sono state prioritariamente indirizzate al supporto al rientro degli studenti, docenti e ricercatori italiani in mobilità in Ucraina, all’assistenza degli studenti stranieri, di ambo le parti, presenti sul territorio italiano nonché dei docenti e ricercatori. A seguire, via via che la situazione evolveva, di concerto con l’ARDSU della Basilicata, ci si è attivati per avviare ospitalità mettendo a disposizione, sulla rete nazionale e di concerto con le Prefetture, una prima disponibilità di alloggi, garantendo l’accessibilità e la continuità allo studio. Data la sussistenza di accordi sia con l’Università di Kiev sia con quella di Mariupol, d’intesa con la direzione generale di riferimento del MUR, è stata da subito manifestata tale disponibilità ai colleghi, studenti e personale ucraino, rendendosi proattivi a fornire ogni possibile forma di supporto. Allo stesso tempo, attesa la presenza di studentesse provenienti dal Kazan Russia, in mobilità a Matera presso l’Ateneo Lucano, è stata prestata la massima attenzione ed il supporto necessario alla regolare permanenza e continuazione delle attività di studio e ricerca.
· La Consigliera comunale di Anzi Maria Antonietta Mancino, intervenuta anche in rappresentanza della Sindaca Maria Filomena Graziadei ha sottolineato che: “Il comune di Anzi […] è sempre stato molto sensibile al tema della solidarietà e dell’accoglienza, infatti già ai tempi di Chernobyl diverse famiglie del nostro comune hanno accolto ed ospitato bambini ucraini, sopravvissuti allo scoppio della centrale nucleare e bisognosi di aria buona e tanta, tanta serenità per superare il trauma di quell’evento. Ed è proprio una di quelle bambine, che, ora mamma, è arrivata, con mezzi di fortuna, in questi giorni ad Anzi sempre ospite della stessa famiglia insieme alle sue due bambine ed alla mamma. Durante il consiglio comunale fatto la settimana scorsa, con punto all’ordine del giorno proprio la guerra in ucraina e l’accoglienza dei profughi, hanno partecipato anche loro con una testimonianza forte e sconvolgente, perché hanno raccontato ‘le bombe, la persecuzione, la fuga, la paura, il terrore e l’orrore della guerra… ma anche il forte desiderio di tornare a casa il più presto possibile, perché è lì che hanno lasciato tutto, le loro cose, i loro affetti e soprattutto i loro uomini rimasti a difendere la dignità di un popolo ed a combattere. Dopo qualche piccolo problema oggettivo le bambine hanno già iniziato la scuola e con l’aiuto dei compagni sono tornati a sorridere e a riacquistare quel minimo di serenità. Sempre per l’accoglienza il comune di Anzi ha immediatamente comunicato alla prefettura la disponibilità del Centro Socio Sanitario Isa Monacella, di proprietà comunale che potrebbe ospitare circa 25 persone, nonché ha raccolto la disponibilità di circa 5 appartamenti che potrebbero ospitare altre 25 persone, per un totale complessivo ad oggi di circa 50 posti. Siamo in attesa di procedere e siamo in continuo contatto con la prefettura per tutti gli adempimenti burocratici necessari. Tutta questa mobilitazione mi fa piacere e mi onora come persona e come donna, avrei voluto negli anni una maggiore sensibilità da parte di tutti nei confronti anche di altre persone sbarcate nel nostro paese con un colore della pelle un po’ più scuro del nostro. Ci auspichiamo che la prefettura sia solerte e mette a disposizione tutti i mezzi necessari per fronteggiare questo particolare periodo di emergenza”.
Vincenzo Giuliano Garante Regionale per l’Infanzia e l’Adolescenza ha ricordato che: “a seguito della guerra in Ucraina, sono molte le famiglie che hanno richiesto di diventare affidatarie di MSNA minori stranieri non accompagnati e molte le persone che hanno manifestato intenzione di iscriversi come Tutori volontari, logicamente non solo per questi.
Il processo di conferma dell’idoneità della famiglia per l’affido è molto lungo, ma l’emergenza è imminente e richiede misure straordinarie, più veloci, con procedimenti più snelli e rapidi, e passaggi burocratici meno macchinosi.
L’affidamento dei MSNA è un tema difficilissimo, complicato e delicato.
Da un lato prevale la necessità di tutelare questi bambini e ragazzi, dall’altro però è importantissimo che essi siano collocati quanto prima possibile in una famiglia che dia loro conforto, affetto, esempio di vita. La famiglia, infatti, è la culla dove la persona non soltanto nasce, ma cresce ed apprende stili, usi, costumi, comportamenti, sentimenti. La famiglia ha funzione di scaffolding del minore per tutto il periodo della sua infanzia, è il sostegno intorno al bambino, la base sicura che gli permette di spiccare il volo e fare le esperienze di vita, sicuro e consapevole che tornando alla base troverà i suoi genitori ad accoglierlo. Ma quando non c’è la famiglia a svolgere questo ruolo il bambino sperimenta smarrimento, insicurezza; diventa sospettoso, cupo, introverso; nella crescita potrà sviluppare facilmente comportamenti disadattivi, antisociali, esternalizzanti, auto-etero distruttivi, condotte criminali. Una collocazione in un istituto, in un ambiente “freddo”, anaffettivo, privo di quelle figure di riferimento tanto importanti alla crescita serena di un bambino o di un ragazzo, non può che accentuare questi rischi, a cui si sommano il pericolo di allontanamento volontario e di fuga (cosa che già abbiamo, purtroppo, registrato in regione e con un numero abbastanza significativo di minori dei quali non sappiamo che fine abbiano fatto).
Tutto questo però potrebbe essere prevenuto attraverso l’assegnazione in affido familiare, utilizzando le famiglie richiedenti dove il minore sperimenta di nuovo un ambiente “caldo”, in una famiglia che lo cura e lo rassicura, che prende tutte le misure per incentivare il suo benessere ed il suo pieno sviluppo. È dunque sottolineata l’importanza di fare di tutto affinché i msna siano quanto prima assegnati alle famiglie anziché ai CAS e ai SAI. Non basta un tetto e il cibo per garantire una buona accoglienza. I MSNA non vanno soltanto ricoverati, vanno anche cresciuti, educati, amati, e soltanto una famiglia potrebbe dar loro il calore di cui ha bisogno un bambino ed un ragazzo per crescere bene.
D’altronde la Legge 47 del 2017, la cosiddetta Legge Zampa, all’art.7, 1-bis così recita: “Gli enti locali possono promuovere la sensibilizzazione e la formazione di affidatari per favorire l’affidamento familiare dei minori stranieri non accompagnati, in via prioritaria rispetto al ricovero in una struttura di accoglienza”.
Di conseguenza le abitazioni delle famiglie richiedenti possono essere considerate come strutture SAI dove far alloggiare, provvisoriamente, i minori in attesa dei provvedimenti del tribunale sotto la diretta vigilanza dei servizi sociali comunali e degli esperti di comunità o centri di accoglienza organizzati, qualora fossero presenti in quella comunità. Nel mentre il Tribunale dei minori potrebbe da subito affidare i minori alle famiglie già ritenute idonee dal tribunale stesso ed avviare con procedure più rapide la verifica per le altre che ne hanno fatte richiesta all’affido tramite le associazioni, i cui elenchi sono stati inoltrati dal Garante sia alla Presidente del Tribunale dei minori che ai Prefetti di Potenza e Matera.
Nel mentre il Garante ha pubblicato l’avviso per la partecipazione ai corsi di formazione per tutori volontari per la tutela dei minori.
Sempre la Legge 47 all’art. 8, testualmente recita “Gli Enti locali promuovono la compilazione di elenchi di enti affidatari adeguatamente formati per accogliere minori stranieri non accompagnati, al fine di favorirne l’affidamento familiare in via prioritaria rispetto al ricovero in una struttura di accoglienza”.
· Caterina Rotondaro Coordinatrice dell’Ufficio Sociale Ambito di Matera e del Protocollo d’Intesa Rete Donne nell’intervenire, dopo aver portato i saluti di Valeria Piscopiello Assessora alle Politiche Sociali e di Tiziana D’oppido Assessore alle Pari Opportunità e Differenze di Genere del Comune di Matera, impossibilitate entrambe a partecipare, ha rilevato la particolare caratteristica del Webinar del 2 aprile che ha avuto il pregio di mettere insieme un gruppo di soggetti che operano sia da prospettive pubbliche che dal privato sociale adottando modalità differenti. Ha, quindi, affermato: “L’osservazione del fenomeno ‘emergenza Ucraina’ può essere realizzata attivando prospettive di lettura differenti. Ognuno di queste diventa indispensabile poiché focalizza l’attenzione su aspetti differenti del processo in atto. La possibilità di avviare una lettura e valutazione integrata della migrazione in atto ed una conseguente integrazione tra gli interventi pubblici e privati che si stanno realizzando, rappresenta la condizione auspicabile. L’arrivo dei migranti ucraini coinvolge tutta l’Italia e le nostre comunità. L’accoglienza ‘privata’ in questo momento rappresenta la forma principale di accoglienza. Tante organizzazioni del privato sociale ed ecclesiali stanno avviando percorsi di presa in carico di famiglie provenienti dal paese del conflitto. In questa fase sul territorio di Matera e provincia sono presenti 291 persone ucraine di cui 9 sono bambini non accompagnati (bambini che non sono con i genitori, uniche persone che dispongono della responsabilità genitoriale). Si stanno avviando anche percorsi di accoglienza pubblica attraverso i CAS ed i SAI, i primi sono progetti la cui titolarità è della Prefettura i secondi sono gestiti dall’Amministrazione comunale.
Qualche giorno fa la Presidenza del Consiglio-Dipartimento della Protezione Civile ha pubblicato l’ordinanza N.881 con la quale si stabiliscono ulteriori forme di sostegno per l’emergenza in atto: l’accoglienza diffusa e il contributo economico una tantum.
Queste misure rappresentano, insieme a quelle già in atto, un supporto importante per le organizzazioni del terzo settore che sinora hanno provveduto autonomamente all’accoglienza e le singole persone ucraine che vogliono chiedere direttamente una forma di sostegno temporanea.
Il conflitto in atto è un conflitto che porta morte e distruzione, che crea vittime.
Le vittime non sono soltanto coloro che rimangono a combattere nel loro paese ma anche coloro che scappano e trovano accoglienza altrove. La loro condizione è fortemente compromessa dalla sofferenza dell’abbandono della loro terra e dei loro cari, dal disorientamento di per quanto stanno vivendo e per il loro futuro.
Lavorare insieme, operare con un coordinamento di tutte le azioni e gli interventi, sia pubblici che del privato sociale e del privato, rappresenta una necessità ineludibile, se l’obiettivo è portare aiuto ad una popolazione (donne e bambini, anziani e disabili) che arriva da un paese devastato dalla guerra e dalla morte.”
Cristiana Coviello in rappresentanza della Commissione Regionale Pari Opportunità ha dichiarato che: “l’arrivo dei profughi ucraini a cui stiamo assistendo in questi giorni e che arriveranno nel nostro paese non è affatto assimilabile all’immigrazione a cui siamo stati abituati e con cui dobbiamo fare i conti quotidianamente. Ha, invece, una natura diversa, quello che questi rifugiati ci chiedono è un’accoglienza temporanea cdi chi, scappando da un Paese in guerra, spera di tornarci, a conflitto finito.
La Commissione è molto preoccupata rispetto a quelle che possono essere le problematiche di donne e bambini, soggetti vulnerabili e soli nel nostro Paese.
Bisogna monitorare con attenzione che questi soggetti siano protetti e tutelati da ogni forma di possibile sfruttamento. Per le donne relativamente al rischio che possano diventare persone di cura o di servizio delle famiglie che, anche con generosità le accolgono.
Per i minori accompagnati e non, se inseriti in famiglie, possano crearsi legami difficili da distinguere da un affidamento. Ed infatti quello in questione deve essere solo un’ospitalità temporanea.
Su tale aspetto sarà necessario chele istituzioni regionali facciano un Focus specifico, e monitorino con attenzione nel rispetto delle regole, dando profonda attenzione alle associazioni di volontariato che dovranno necessariamente fornire il loro sostengo solo se specializzate e riconosciute dagli Organismi regionali.
Tale questione deve valere anche per quanto riguarda i Tutori dei minori e i mediatori culturali che dovranno essere prima accuratamente formati.
La commissione, inoltre, ritiene anche che sia necessario il giusto sostengo psicologico al fine di elaborare la paura della guerra e del vissuto e anche la mancanza di progettualità del futuro che in questo momento attanaglia chi fugge dal suo Paese avendo perso tutto.
· Rossella Rinaldi, Socia della Sezione ANDE di Potenza ha osservato: “la fuga dalla guerra che ha colpito l’Ucraina, mi porta subito a pensare a separazioni forzate e soprattutto ai bambini i quali, i più fortunati, sono arrivati con le proprie mamme che però si sono dovute separare dai mariti e dai compagni rimasti a difendere il proprio territorio. Un plauso va fatto alla grande solidarietà di tante famiglie italiane e lucane e ai tanti gesti che rendono unici gli italiani. In questi pochi minuti in cui la Presidente ANDE, Ninni Fanelli, mi onora di intervenire e che ringrazio per il suo instancabile impegno, voglio portare la testimonianza di 2 donne con i propri bambini, parenti di una componente della mia famiglia, che sono partiti da Krjvj Rih, una città a sud dell’Ucraina, senza avere neanche la possibilità di salutare i propri cari e i loro uomini rimasti a combattere per il proprio paese, senza neanche passare dalla propria abitazione per prendere gli effetti personali, affidandosi a 2 sconosciuti italiani, un ex carabiniere e un tatuatore, i quali rischiando la propria vita e finanziati da una farmacista di Udine hanno permesso di essere tratti in salvo e oltrepassare la frontiera. Oggi queste famiglie composte da donne e bambini sono al sicuro, ma mi chiedo: “cosa ne sarà di loro nel prossimo futuro? Come trascorrono le loro giornate in un paese straniero, lontani e in pena per i propri cari?”. Io credo che dopo questi gesti memorabili e solidali di persone tanto generose che rimarranno impressi nei cuori degli ucraini, è necessario il sostegno delle istituzioni affinché le ammirevoli progettualità che si stanno attivando possano dare un ulteriore sostegno anche dal punto di vista sanitario.
Uno sguardo empatico e sostanziale va rivolto infatti non solo alle donne e ai bambini ma anche agli anziani che sono giunti in Italia e a tutte le problematiche socio sanitarie che possono derivarne. Dobbiamo anche esprimere apprezzamento per come la sanità italiana e lucana si sta preparando ad affrontare l’accoglienza di persone con bisogni di salute. Sarebbe auspicabile l’inserimento di mediatori linguistici anche negli ospedali e in tutte le strutture sanitarie affinché la conoscenza della lingua possa favorire una maggiore comprensione delle problematiche sanitarie e sociali. Un’opportunità, dunque, per i bambini, le donne e gli anziani per potersi esprimere nella propria lingua in un contesto protetto e allargando la rete delle relazioni”.
· In conclusione si riporta quanto trasmesso da Marina Buoncristiano Referente della Caritas di Potenza la quale invita a ricordare “[…] l’amore nella trincea delle vostre piccole eppure pericolosissime private guerre”
Le Odi Civilizzate
di Manuela Toto
Ricordatevi l’amore
mentre odiate il vicino di casa
e vi legate la ferita al dito.
Ricordatevi l’amore
mentre sgomitate per il posto migliore, mentre togliete il saluto e augurate il peggio a chi vi ha offeso,
mentre usate parole per fare taglia e cuci di vite che non sapete.
Ricordatevi l’amore
mentre chiudete fuori qualcuno perché ha commesso un errore,
mentre siete permalosi, imbronciati, rancorosi, inclini all’astio e al sospetto come condimenti abituali di ogni pensiero.
Ricordatevi l’amore
mentre scacciate i randagi dal vostro giardino, i rifugiati dai porti e le responsabilità dal petto,
mentre considerate sbagliato solo il comportamento altrui e mai il vostro.
Ricordatevi l’amore
mentre sparate esattamente dove sapete di poter ferire.
Ricordatevi l’amore
mentre pronunciate preghiere sicure di stare dalla parte giusta,
mentre scegliete la vittima e il carnefice,
mentre spiate la guerra altrui per sentirvi fortunati.
Ricordatevi l’amore
mentre fate della morte uno scoop emotivo e dei disperati un hashtag,
mentre cercate i colpevoli e non sopportate chi la pensa diversamente perché rende fragili le vostre insicure certezze.
Ricordatevi l’amore
ogni volta che chiedete la pace nel mondo e siete i primi soldati a sparare
nella trincea delle vostre piccole eppure pericolosissime
private
guerre.
Nel ringraziare ancora per tutta la collaborazione si comunica che ulteriori interventi di sintesi, di cui la Sezione ANDE di Potenza è in attesa, verranno successivamente allegati al presente Report.
Maria Anna Fanelli Presidente ANDE Potenza e Consigliera Nazionale