Basilio Gavazzeni: lettera di Papa Francesco ai poeti. Di seguito la nota integrale.
Papa Francesco ha appena scritto una Lettera ai poeti affermando che lui ne ha amato molti nella vita. Con riconoscenza ricorda che giovane, agli studenti del Colegio de la Immaculada Concepción di Santa Fe insegnò letteratura, una materia che lo aiutò a capire sé stesso, il mondo e il suo popolo. Era ora con i poeti vuole condividere tre considerazioni.
Nella prima li definisce occhi che guardano e sognano. Si sofferma a rimarcarne il sognare. L’artista è l’uomo che con i suoi occhi guarda e insieme sogna, vede più in profondità, profetizza, annuncia un modo diverso di vedere e capire le cose che sono sotto i nostri occhi. Nell’ascolto della realtà, il lavoro, l’amore, la morte, e tutte le piccole cose che riempiono la vita, perché il loro è un occhio che ode (Paul Claudel) e si oppone alla visione utilitaristica delle cose.
Nella seconda considerazione il papa riconosce ai poeti di essere anche la voce dell’inquietudine perché esprimono le opposizioni polari (Romano Guardini) della realtà con un linguaggio mobile, creativo e potente. Cita, per esempio un episodio del dostoevskijano Fratelli Karamazov la cui atrocità è raffigurata con una potenza artistica che nel contempo è una denuncia sociale. I poeti, inoltre, sanno avventurarsi nell’animo degli uomini e fra le passioni che ne strattonano i momenti decisionali e le intraprese. E intercettano la presenza dell’esperienza di Dio incoercibile, debordante, incontrovertibile.
La terza considerazione focalizza la capacità dei poeti di plasmare la nostra immaginazione spirituale. Il papa confessa di sentire il bisogno di poeti capaci di gridare al mondo il messaggio evangelico, di farci vedere Gesù, farcelo toccare, farcelo sentire immediatamente vicino, consegnarcelo come realtà viva, e farci cogliere la bellezza della sua promessa. I poeti devono guarire la nostra immaginazione da ciò che oscura o, peggio, addomestica il volto di Cristo la cui promessa ci aiuta a immaginare in modo nuovo la nostra vita, la nostra storia e il nostro futuro. E il papa, come altrove, ricorda le Memorie dal sottosuolo di Dostoevskij. Conclude la Lettera ringraziando i poeti per il loro servizio, ripetendo e che guardino e sognino, inquietino, riplasmino la nostra immaginazione, ci aiutino a leggere il mistero della vita e orientino le nostre società verso la bellezza e la fraternità universale […] ad aprirsi anche al mistero santo di Dio.
La Lettera ai poeti di papa Francesco è posta come introduzione a Versi a Dio Antologia della poesia religiosa, a cura di Davide Brullo, Antonio Spadaro, Nicola Crocetti, Crocetti Editore, novembre 2024. La Lettera è seguita da un’intensa riflessione di Antonio Spadaro dal titolo Alla fine non resta che pregare… su poesia e preghiera che si annette l’incipit di una poesia di Emily Dickinson. Gremita, l’antologia contiene composizioni che vanno dai primordi all’Islam, passando da Egitto, Mesopotamia, Induismo, Precolombiani, Grecia e Roma, Buddhismo, Taoismo, Religione cinese e Confucianesimo, Shintoismo, Ebraismo, Gnosticismo e Cristianesimo. La bibliografia e l’indice dei nomi arricchiscono il volume edito con la castità controcorrente che distingue tutta la produzione dell’editore dei poeti. Donne e uomini ancora gutenberghiani, avanti! questo libro può essere la strenna di Natale prima per voi stessi e poi per gli amici sensibili alla poesia e alla preghiera.
Il massimo poeta del Novecento francese, a detta di Giovanni Raboni, ha scritto: Le seul moyen d’être une vraie source, c’est d’avaler et de digérer l’Océan: Il solo modo di essere una vera sorgente è ingurgitare e digerire l’Oceano.