Basilio Gavazzeni: Nel segmento del tempo tra due eternità. Di seguito la nota integrale.
A dar retta a San Paolo, Dio ci ha eletti in Cristo prima della creazione del mondo, perché fossimo santi e irreprensibili davanti a lui nell’amore, predestinandoci a essere suoi figli adottivi (Ef 1,4-5). Pellegrini nel tempo, che è un segmento fra l’eternità in cui siamo stati pensati e l’eternità alla quale siamo diretti, è necessario soffermarci a contemplare quel principio e quel traguardo. L’Immacolata, che i credenti hanno appena celebrato solennemente, ci mostra la grandezza e la bellezza plenarie di Maria di Nàzaret, la Madre di Gesù Cristo, che a tale disegno ha corrisposto.
Lei era stata scelta perché il Verbo potesse incarnarsi fra gli uomini. Si era messa a disposizione, dopo aver ascoltato con attenzione un messaggero celeste e avergli chiesto di scioglierle un legittimo dubbio. La chiamata non le era giunta in una folgorazione entro un luogo sacro, ma in un colloquio infradomestico (cfr Lc 1,36-38). Senza il corredo di speciali lumi soprannaturali, aveva tirato su un figlio che in età acerba, ritrovato nel Tempio dopo tre giorni di ambascia, aveva sorpreso lei e Giuseppe con una controdomanda ineccepibile (cfr Lc 2, 41-50); l’aveva visto uscire di casa trentenne per condurre una vita di predicatore itinerante; da allora aveva partecipato con lui a un festino di nozze (cfr Gv 2, 1-12) e, poi, non le era stato più possibile accostarlo; l’aveva però raggiunto quando era stato innalzato sulla croce, chiaramente associata al suo mistero di salvezza (cfr Gv 19, 25-27).
Immacolata: da ricordare la definizione incisa da Pio IX nella bolla Ineffabilis Deus l’8 dicembre 1854: La beatissima Vergine, nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia e per privilegio concessile da Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, fu preservata da ogni macchia di peccato originale. Panaghía, Tutta pura, è lo splendido titolo dei cristiani orientali che compendia la sostanza della verità mariana. Ma l’Immacolata non è solo un’icona da contemplare e alla quale inneggiare perché memoria dell’elezione dall’eternità e della destinazione ultima alla stessa, ma è anche modello di fede per noi che viviamo nella storia. Bisogna essere beati come lei, perché crediamo (cfr Lc 1,45). Bisogna che Gesù ci riconosca parte della sua parentela, perché esecutori della volontà del Padre (cfr Mt 12-50).
Ripetiamoci le parole di san Paolo: il Padre ci ha eletti in Cristo prima della creazione del mondo perché fossimo santi e irreprensibili davanti a lui nell’amore (Ef 1,4) e non temiamo di surclassarle con quelle dello stesso Cristo: Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli (Mt 5,48).
Purtroppo, dobbiamo ammetterlo, nonostante la grazia, dopo il peccato delle origini, persone e collettività abbiamo continuato a perpetuare le conseguenze di quel disordine. Il mediocre umanesimo dei nostri giorni si trova a costatare che l’uomo è lupo per l’altro uomo, il maschio opprime la donna e la violenza del prevaricatore più forte stria la terra del sangue dell’innocente più debole. E se qualche testa delirante si pone addirittura come obiettivo il transumanesimo, molti inclinano a pensare che il disordine storico è un ordine incontrastabile della natura e, la nostra, una immutabile condizione di schiavitù. Ma la resa all’ordine-disordine è ancora peccato al quale si oppone l’annuncio cristiano di cui l’Immacolata è vessillifera. Le è stato detto che nulla è impossibile a Dio e lei ce l’ha provato.
È allora possibile ribaltare la dinamica del male. Il libero arbitrio mercuriale e allo sbando può elevarsi alla libertà se aderisce al progetto di Dio come lei ha testimoniato. Anche a noi è data la possibilità di anticipare nei giorni qualcosa della libertà e della bellezza che lei ha sperimentato nei suoi e di cui è aureolata nell’eternità. In questa tensione non è escluso che scopriamo al nostro fianco anche uomini cui è ignota la fede ma che fruiscono della sua grazia e, egualmente a noi, sono attesi nel Regno dall’eternità.
Il Giubileo, che arriva in un mondo fatto a pezzi, ci chiamerà a reincarnare gli antichi inviti a concedere un anno sabbatico alla terra perché riposi, a liberare gli schiavi perché ritrovino la loro dignità, a rimettere i debiti perché tutti possano accedere all’eguaglianza del figli di Dio, a restituire i beni confiscati, ad accogliere poveri, stranieri, smarriti (cfr Lev 25,1-55). Come tradurremo nel presente queste indicazioni a superare l’ordine-disordine costituito? Nel Giubileo ci accontenteremo di incrementare i numeri del turismo e saccheggiare indulgenze?