Per i novelli Comunicandi dell’anno in corso riportiamo la nota di Padre Basilio Gavazzeni. Di seguito il testo integrale.
Prima Comunione è …
Prima Comunione è timore e tremore di essere esclusi dal novero dei comunicandi: si sa che il parroco e le catechiste non dimenticano, ma se capitasse proprio a me?
Prima Comunione è non ricordare i Dieci Comandamenti o l’Atto di dolore, dopo mesi di ripetuta catechesi.
Prima Comunione è summit di tenerezze.
Prima Comunione è stazione nell’assoluto e seducente silenzio, quando l’alba distende il tappeto sfavillante della preghiera.
Prima Comunione è la gente per strada con la cera scafata e saputa, pare che non gliene freghi niente, però sbircia, ne fruisce lo stesso – pungono nostalgie e rimorsi, perché quando in cielo trascorrono grappoli di uccelli in migrazione anche i pennuti dell’aia provano a sollevarsi in volo.
Prima Comunione è il disgelo del papà – misericordia e speranza che sciolgono lo gel che m’era intorno al cor ristretto per dirla con Dante (cfr. Purg. XXX, 97) – e il bacio rattenuto che pulsa sulle sue labbra.
Prima Comunione è la mamma in pura letizia, rinnovata nel cuore appassito, odorosa di nettare e ambrosia come una dea antica, o soltanto di confetti e cioccolata, che non è poco.
Prima Comunione è qualcuno pontificante che è il più bel giorno della vita, e ignora che lo disse per primo Napoleone, non ha l’intonazione napoleonica e non gli riesce nemmeno una soave autoironia.
Prima Comunione è l’ostinazione spagnolesca di agghindare le bambine da sposa o quella franciosa di inamidarle con una tunica monacale, quando un vestito di costo e bellezza comuni sarebbe più cattolico, ma fallo capire alle madri e ai preti.
Prima Comunione è una piuma caduta dall’ala della colomba di Pentecoste. O da quella del piccione allogato sul campanile?
Prima Comunione è imparare che la testa non ode nulla finché il cuore non abbia ascoltato, e che quel che il cuore sa oggi, la testa lo capirà domani (James Stephens).
Prima Comunione è andare alla Luce per vedere le luci. Vi sono, dunque, altre cose oltre alla luce? (Paul Valéry).
Prima Comunione è una manciata di stelle scagliata contro i demòni comicamente affaccendati a scalare i cieli. Che ruzzoloni, poveri nani!
Prima Comunione è tutto Cristo Gesù, parola e carne, Spirito non meno del corpo, Eucaristia mediante transignificazione e transustanziazione.
Prima Comunione è memoriale (anamnesi) della morte e della risurrezione di Cristo, sotto i segni sacramentali del pane e del vino, come Lui ha ordinato.
Prima Comunione è pane vivo disceso dal cielo, Cristo-pane, Chiesa-pane, bambini-panini, tutti che attuano la legge della vita: essere pane. Se io ho pane e tu no, ti do il mio. E ti sorrido, magari, dal mio digiuno.
Prima Comunione è diventare quel che mangiamo (san Leone Magno), essere quel che mangiamo per dirla con Ludwig Feuerbach.
Prima Comunione è Deo assimilari, reale ma irrealizzabile compiutamente nel tempo, è sapere che la grazia si amplificherà diversamente all’infinito nell’eternità.
Prima Comunione è presenza di nascondimento; conoscere e non conoscere, ma certo essere conosciuto; una pozzanghera che custodisce l’altissimo azzurro.
Prima Comunione è sentimento irrevocabile di appartenere a una specie che, al contempo, sa di terra e di cielo.
Prima Comunione è qualcuno che mangia (communio per gustum) e molti che guardano soltanto (communio per visum).
Prima Comunione non è, non deve essere il più bel giorno della vita. Davvero il sortilegio del primo non può resistere alle usure e alle assuefazioni? il secondo principio della termodinamica, la legge dell’entropia, la spunta davvero su tutto? i giorni più belli non sono ancora a venire?
Prima Comunione è un albero: ha radici, metterà foglie, offrirà frutti, raccoglierà un popolo di uccelli tra le sue fronde.
Prima Comunione è preghiera che si unisce alle carovane delle altre.
Prima Comunione è la nobiltà della festa pari a quella del dolore, où ne mordront jamais la terre e les enfers (Charles Baudelaire).
Prima Comunione è la comunità distolta dal letargo, dalla pesantezza e dalla noia.
Prima Comunione è caduta dall’Ottavo Cielo perché l’ostia è sciapa.
Prima Comunione è ordito fittissimo di parole-perle e di pissi pissi ferventi e fiduciosi, nonostante i drammi e le paure epocali: la recessione economica, lo spread in rialzo, la pandemia e la sue varianti, la guerra in Ucraina e i suoi contraccolpi, la geopolitica in subbuglio e simili.
Prima Comunione è ancora la catenina o la sterlina d’oro, ma di più i dodo e i morellato e i telefonini, playstation e videogame pure ad usum paterfamilias.
Prima Comunione è una bomboniera kitsch che non sai dove mettere, proibito però inoltrarla nel sacco delle carabattole.
Prima Comunione è voglia di star un po’ soli, cor ad cor.
Prima Comunione è una bambina in uno slancio sereno, come un calice che attende labbra eterne.
Prima Comunione è esperienza dell’invalicabile termine, dell’insuperabile limite di ogni festa.
Prima Comunione è intrattenibile bellezza, inappagato desiderio del Paese-del-non-dove che cala la sera, incompiutezza e patimento dell’uomo in statu viatoris.
Prima Comunione è anticipo e prefigurazione, promessa della Comunione definitiva.
Prima Comunione è l’invocazione ultima che il celebrante ha appreso da Platone : Signore, isti sunt agni novelli, risparmia loro il male anche se lo inseguono, assicura loro il bene anche se lo rifiutano.
Prima Comunione è, Prima Comunione è stata, Prima Comunione sarà.