Il Carnevale, legato ai riti dell’antica cultura contadina, va sempre più efficacemente caratterizzato quale evento di recupero di tradizioni popolari e al tempo stesso opportunità di rilancio dell’alimentare tipico e di qualità, di cui le produzioni suinicole trasformate sono la più genuina espressione. A sottolinearlo sono Turismo Verde e Cia sostenendo innanzitutto l’esigenza di un coordinamento tra le manifestazioni che attraggono numerosissimi turisti e che in molti casi sono poco pubblicizzate e a volte si accavallano. Da evitare – sottolinea la nota – che queste manifestazioni si ripetano d’estate in nome di un’attrazione turistica che snaturando la tradizionale cadenza stagionale non consente la promo-commercializzazione di salumi ed insaccati.
Sono otto i comuni lucani, tra i tanti, in cui la tradizione carnevalesca tocca momenti di alta spettacolarità e partecipazione popolare, riportando alla memoria il mondo naturale e animale attraverso la moderna lettura di miti e leggende: Aliano, Cirigliano, Montescaglioso, San Mauro Forte, Lavello, Satriano di Lucania,Teana e Tricarico.
Campanacci, maschere della mucca e del toro, riti propiziatori per sperare in un’annata buona: sono questi i tratti salienti delle manifestazioni, in tanti paesi e contrade, sulle quali c’e’ stata una recente riscoperta. Gli antichi riti del carnevale sono ancora vivi, soprattutto nei piccoli centri dove una volta rappresentavano una delle rare occasioni di svago e divertimento, dando anche luogo al pretesto di mangiare un po’ meglio. Oggi sono occasione di riscoperta di riti e tradizioni fortunatamente sopravvissuti alla modernità e alle ondate di emigrazione che hanno rischiato di svuotare i paesi della propria anima.
Di qui l’invito di Turismo Verde-Cia a vivere il Carnevale in agriturismo.
Dopo le manifestazioni, in tavola i piatti della tradizione condiscono questa festa grassa di sapori e ricordi del passato. Molte delle ricette tipiche hanno come base il maiale: i calzoni ripieni di zucchero e ricotta, accompagnati dalle orecchiette, vengono infatti conditi con il sugo di maiale. Oppure un piatto di maccheroni di tutti i tipi: strascinate, maccheroni al ferretto, cavatelli,.. sempre con sugo di maiale, a sottolineare le follie di una festa come il carnevale. Anche il sanguinaccio, dolce cremoso, ha come base il sangue del maiale.
Ritagli irregolari di pastafrolla fritta e spolverati di zucchero al velo sono il dolce della ricorrenza: le chiacchiere, oppure una torta ripiena di ricotta e condita con ciò che c’è a disposizione (cioccolato, polvere di caffè, cannella,…), o le classiche castagnole.
In particolare i piatti del carnevale tricaricese, tutti rigorosamente a base di maiale di allevamento locale (da queste parti resiste ancora il suino nero di Tricarico che la Cia è impegnata a salvaguardare) al quale da qualche giorno è stata “fatta la festa”, perché il “giorno del maiale”, qui come in tutti gli altri paesi lucani, conserva la sua carica di gioia, di magia e con suggestioni di ricchezza e di abbondanza. Mal’ a quer’ cas’ ndònuntras’ lupil’ r’ puorch!” (misera quella casa in cui non si ammazza il maiale) recita un vecchio detto lucano, per intendere che la povertà di sempre trovava riscatto almeno per qualche giorno, nella dovizia e nella varietà delle gelatine, dei prosciutti, dei capicolli, delle soppressate, del “pezzente” e delle golose torte al sanguinaccio.
L’obiettivo per Turismo Verde-Cia Basilicata -spiega Paolo Carbone- è di avvicinare attraverso i piatti tipici del Carnevale contadino la “città” alla vita rurale per invitare i consumatori a “farsi la dispensa alimentare” presso le aziende agricole e gli agriturismi, rinnovando la tradizione di prepararsi il salame e la “suppersata”, la pancetta, il prosciutto, direttamente con la famiglia dell’allevatore suinicolo. Un modo originale di vivere la giornata nell’agriturismo e nella ruralità e -continua Carbone- di affermare nei fatti la nostra proposta di marchio della qualità dell’ospitalità rurale.