Riprendere l’antica tradizione del Carnevale Sassese (Sasso di Castalda); rilanciare il cartellone del Carnevale nei paesi dell’Appennino Lucano che ha come evento più importante quello di Satriano; far diventare il Ponte alla Luna “location” insieme gli itinerari naturalistici del territorio per passeggiate-escursioni in maschera. Sono solo alcune idee che partono dall’esperienza del Carnevale che negli anni ha visto il Comune in collaborazione con l’Avis, la Pro Loco Il NIbbio, il Gruppo Folk Mazz e Piuz e il Gruppo Gans organizzare la manifestazione con la tipica Sfilata in maschera, una rappresentazione teatrale messa in scena del Gruppo Folk Mazz e Piuz ed un ballo in maschera. Poi ci sono state alcune edizioni di “Da Sasso alla Foresta che cammina” proprio con l’obiettivo di costruire un evento unico per attrarre turismo in particolare a Sasso, Satriano, Brienza, Sant’Angelo Le Fratte. Ma cos’è il Carnevale Sassese? Lo ricorda Rocco Stella che oltre ad essere vice sindaco è un animatore culturale promotore di tante iniziative nell’intero anno.
“Un Carnevale – ricorda Stella – con carattere gioioso-goliardico-godereccio, con elementi dionisiaci (legati anticamente al culto di Dioniso, l’aspetto dionisiaco della Civiltà Occidentale). Era un modo una tantum (una volta all’anno è lecito fare pazzie), per scatenare tutti i sensi ed uscire da sé, in una società chiusa, claustrofobica, piena di privilegi e divieti. Era un modo per uscire una volta tanto dal ruolo sociale assegnato dalla famiglia e spesso dalla cattiva sorte”. Comincia così la rievocazione:.
“Mi ricordo una comitiva (una decina) di soli ragazzi, di provenienza interclassista, travestiti da essere così irriconoscibili; alcuni chiaramente anche da donna. Con noi c’era un suonatore di organetto e poi si andava di casa in casa a bussare timidamente e non solo per chiedere se poteva entrare Carnevale e la sua corte. Pochi erano quelli che ci facevano entrare, magari dopo aver riconosciuto qualche parente. Talvolta si inscenava tutto in strada. Ma l’esibizione davanti ad un pubblico improvvisato era il motivo del travestimento. In genere senza maschera, essendo quest’ultima una concessione alla commedia dell’arte che pure è arrivata a Sasso. Ai miei tempi le ragazze non potevano partecipare a motivo della struttura rigorosamente maschilista della società. Era un divertimento da uomini. Non c’entra molto la tradizione classica dove potevano partecipare gli attori erano solo uomini. Ci sono elementi di origine plautina e latina rielaborati e trasformati ad uso specifico col tempo. L’azione è molto semplice ed è ripetitiva e ripetuta, senza naturalmente nessun fine sociale e morale o religioso. Non ci sono quindi tracce di elementi religiosi. Anzi il Carnevale è un evento espressamente anti- establishment religioso, in diretta contrapposizione alla serietà e seriosità dei riti religiosi.
Il ritmo della musica dell’organetto doveva essere ossessivo e talvolta il suonatore ripeteva sempre lo stesso ritmo. Quello di una tarantella sfrenata si adattava al bene all’uopo. Si ripetevano sempre gli stessi riti e le stesse movenze. Una volta entrati in casa si iniziava a ballare quasi senza nessun preambolo di presentazione una tarantella scatenata. Al ritmo ossessivo. Carnevale non parla, se gli si chiede qualcosa sembra solo annuire. I suoi movimenti sono strambi e aritmici, volutamente ed esageratamente comici.
Si inscenava la morte di Carnevale, o meglio la finta morte di Carnevale. Sicuramente come nei riti dionisiaci il Carnevale era un modo per esorcizzare quasi inconsapevolmente la vecchiaia, la bruttezza, la malattia e quindi la morte.
FIGURE CARATTERISTICHE
CARNEVALE rigorosamente irriconoscibile con finta barba, caricaturale e fondamentalmente ridicolo, (può essere considerato una maschera, non grottesca), baffi, cappellaccio, scarponi per tutti i giorni, con zimarra tradizionale nera: Vestito strambo e irriconoscibile, molto malconcio. Vestiti fuori moda molto larghi o molto stretti. Non parla mai. Abbastanza sordo per non capire e non volere capire. Ma quando vuole sa capire e come. Rigorosamente con gobba. E talvolta con pipa lunga più del solito e con bastone. E’ vecchio, zoppo, brutto a vedersi, imita o è la parodia di un massaro d’un tempo beone e benestante e di buon umore, dal bicchiere di vino facile, sempre sensibile al fascino femminile: a tutte le donne a patto che non sia sua moglie; Come figura di Sasso mi viene in mente l’agire e il portamento spaccone e burlesco, ridanciano, tutto apparenza di zio Rocco di Ferricchi, morto qualche anno fa.
LA MOGLIE DI CARNEVALE: più brutta non si può. Travestita e inlaidita da non riconoscersi. Si accompagna al marito Carnevale. Una volta che Carnevale è crollato per terra è lei la prima ad esibirsi da prefica addolorata parodiando ad arte ed pronunciando lodi esagerate e false, di maniera, imitando e parodiando i lamenti dell’antica tradizione antichissima del greco Threnos (lamento funebre), Osciglieeeee!!!!. Seguite in ciò da tutte le altre donne e anche dagli uomini.
LA FIGLIA E IL GENERO di Carnevale
Ricalcano le figure di Carnevale e della moglie. Devono sembrare solo più giovani. Altrettanto strambi, ridicoli e caricaturali. Con abiti esagerati: troppo stretti, o troppo larghi, fuori moda
IL FIGLIO E LA NUORA di Carnevale ricalcano lo stesso le figure di Carnevale e della moglie. La nuora è sempre un po’ adocchiata e“ammirata” in modo benevolo da Carnevala per la sua volumetricità, la sua giovinezza e la sua tra virgoletta bellezza. Le sue misure sono smisurate secondo il canone d’un tempo si pensava che le persone in carne fossero più belle.
La MADRE E IL PADRE di Carnevale, atemporali e stravecchi (vecchioni). Molto simili a Carnevale e alla Moglie. Solo molto più vecchi e avvizziti e brutti.
IL COMPARE E LA COMARE di Carnevale ugualmente caricaturali e pacchiani. Fanno moine di gioia e cordoglio esagerati.
Queste sono le figure paradigmatiche a cui se ne possono aggiungere altre, tratte dalla vita reale del tempo che fu.
Subito avviene una full immersion nella scena, quasi ad imitare un’aia di una masseria. All’inizio le danze ossessive, veloci e quasi orgiastiche. Tutti ballano in modo sgangherato,; non vanno a tempo. Tutti vogliono toccare la gobba di Carnevale che si dica porti fortuna e lui si difende menando a destra e a manca colpi di bastone. Talvolta il suono è stonato e scordato. Dopo alcuni giri di danza carnevale si accascia per terra e tutti gli stanno intorno per cercare di rianimarlo in malo modo o le donne stanno lì a magnificare le grandi imprese fatte da vivo di Carnevali. Tra stridolii, falsi pianti e risate di sottecchio. Sentendo vicino un bicchiere di vino lui si rialza più vivo che mai e continua a ballare con la falsa contentezza di tutti gli astanti. Dopo un po’ si accascia ancora per terra. Tutti ancora ad accorrere intorno a lui per cercare di animarlo. E qui oltre che al vino ad avvicinarsi a lui c’è la comare che un’altra volta provoca il miracolo di farlo rialzare, appena lui s’accorge che si è avvicinato a lui per compiangerlo. Quindi ancora ballo sfrenato e poi solita caduta. Solita scena di tutti per soccorrerlo e delle finte prefiche. Poi ancora Carnevale si affloscia per terra. E questa volta è la vicinanza della nuora che lo fa rinsavire. Quindi riprendono le danze e dopo c’è di nuovo una caduta. E quindi il tentativo di farlo rinsavire con la vicinanza delle donne e del vino. Le cadute possono essere anche fino a 8-10. In tutto si deve calcolare una 20-30 minuti.
La conclusione è una ballata sfrenata (tarantella veloce paesana, magari riprendendo quella della prima ballata) che dura più del solito e quindi tutti felici e contenti si ritirano. Tutti cercano di toccare la gobba di Carnevale che cerca di prevenirlo minacciando di colpirli col bastone.