Un viaggio nel tempo, attraverso l’architettura spontanea dei Sassi. E’ così che si potrà approfondire ulteriormente la conoscenza della cultura ipogea di Matera grazie all’iniziativa che da ieri al 6 gennaio è stata promossa dall’Ati che gestisce la Casa Cava, nel Sasso Barisano, composta da Onyx Jazz club, Quadrum, residence San Pietro Barisano, Viaggi Lionetti e Diotima.
Guide specializzate accompagneranno infatti tutti i giorni dalle 10,30 alle 12,30, i visitatori alla scoperta di quello che a tutti gli effetti è considerato un unicum all’interno degli antichi rioni di tufo.
Descritto recentemente anche dalle riviste “Casabella” e “Bauwelt”, il sito della Casa Cava utilizzato spesso per concerti e iniziative culturali, rappresenta il simbolo di un luogo, i Sassi, che ha saputo trasformare il suo destino dall’arretratezza del passato al riscatto di un Mezzogiorno che sa e vuole crescere.
Casa Cava – unico caso di cava a pozzo nel territorio materano – è un complesso prevalentemente ipogeo costituito da un’antica cava a pozzo di origine post medievale, utilizzata fino al ’600 e cavata a mano. Il materiale tufaceo recuperato dalla cava era utilizzato per edificare le case del piano e dei Sassi. Oggi Casa Cava, grazie al progetto Visioni Urbane, si rivela in tutta la sua suggestiva bellezza. L’intervento di recupero, infatti, ha rifunzionalizzato Casa Cava in un centro per la produzione di servizi ed attività culturali e turistiche.
il sito della Casa Cava utilizzato spesso per concerti e iniziative culturali, rappresenta il simbolo di un luogo, i Sassi, che ha saputo trasformare il suo destino dall’arretratezza del passato al riscatto di un Mezzogiorno che sa e vuole crescere.
Non si dice però che se un cittadino qualunque vuole fare un’operazione culturale tipo presentazione libro o concerto promozionale, i gestori della Casa Cava richiedono 1000 euro al giorno. Mi dicono siano i costi di gestione (bah!), e comunque così il Mezzogiorno non cresce, ma solo il loro conto in banca.