Lo storico materano Gianni Maragno presenta un documento inedito custodito nell’Archivio di Stato di Matera per il centenario della nascita di Rocco Scotellaro, poeta e sindaco di Tricarico. Di seguito la nota integrale.
Nel primo centenario della nascita di Rocco Scotellaro (1923-2023)
Una pagina sconosciuta nella vita del giovane Rocco Scotellaro, denunciato per insulti e minacce, negli anni delle prime, incandescenti lotte politiche a Tricarico.
Nel 1946, all’indomani della caduta del fascismo, a Tricarico si svolgevano le prime elezioni amministrative. A gennaio, sindaco di Tricarico, provvisorio era Vincenzo Brandi. La campagna elettorale, a Tricarico come dappertutto, si faceva infuocata. Non c’erano soldi per carta e manifesti. Servivano i muri delle case. Anche a Tricarico si videro graffiti e deturpazioni murarie. Rocco Scotellaro era il giovane leader del Partito Socialista, cui aveva aderito il 3 dicembre 1943. Si era iscritto a Giurisprudenza; ma la lotta politica lo assorbì al punto da rinunziare, con gran cruccio della madre, alla laurea. Non aveva ancora conosciuto Carlo Levi, che di lui, più tardi, avrebbe scritto: “La vita e l’opera di Rocco Scotellaro sono un tutt’unico non scindibile né separabile, di tale valore creativo e rivoluzionario, da continuare oggi e domani come una realtà permanente [… Sono] futili e inesistenti le contrapposizioni tra la sua realtà di poeta che canta e quella di intellettuale impegnato che giudica e intende, e così via. La realtà di Scotellaro è l’antitesi pura, assoluta, di queste false distinzioni e falsi problemi. È l’unità di un mondo nel suo farsi differenziato, nel suo esprimere la sua lingua e la sua forza, nel riconoscersi esistente anche nel suo disperato; nello scoprire, nel creare, nell’esprimere, nel vivere una nuova realtà”.
Le scritte sui muri e gli insulti agli avversari, avendone altri in cambio, stavano solo a significare un ardore giovanile e un bisogno di giustizia e libertà, che avrebbe preso altri giovani come lui. Si capì che quei fatti erano il frutto di una Italia che si risvegliava dopo vent’anni di dittatura e di silenzio. E arrivò l’amnistia.
Sui muri di Tricarico, apparvero insulti al “monachicchio rosso”, con riferimento ad un Rocco Scotellaro che, socialista, era stato “monachicchio” nei conventi francescani di Sicignano degli Alburni e a Cava dei Tirreni. Non si poteva immaginare che proprio a Sicignano degli Alburni e a Cava dei Tirreni, Rocco Scotellaro aveva imparato – come ci ricorda Giovanni Caserta – la “religione dei poveri”.
Ma ecco i fatti come ricavati e tirati fuori dagli archivi, a partire dalla sentenza assolutoria per amnistia.
SENTENZA DEL GIUDICE ISTRUTTORE DI AMNISTIA
In Nome del Popolo Italiano
il Giudice Istruttore presso il Tribunale di Matera; ne il giorno 22 luglio 1946, ha pronunciato la seguente sentenza nel procedimento penale contro:
1) Scotellaro Rocco Vincenzo fu Rocco di anni 23
2) Mangiamele Antonio di Innocenzo di anni 31
3) Bertoldo Giovanni di Innocenzo di anni 23
4) Desopo Giuseppe di Innocenzo di anni 26
5) Albanese Antonio di Rocco di anni 19
6) Armento Michele fu Fontanarosa di anni 32
7) Gaetano Vincenzo di Arcangelo di anni 56
8) Gaetano Antonio di Vincenzo di anni 32
9) Gaetano Carmine di Vincenzo di anni 30
tutti da Tricarico; liberi;
IMPUTATI dal primo al sesto:
A ) del delitto di cui agli art. 110,595-2° cpv e 61 n.10 C.P. Per avere in concorso fra di loro offeso con mezzo pubblicitario la reputazione di Brandi Vito, sindaco di Tricarico, con scritte “abbasso il sindaco contrabbandiere, abbasso i ladri, morte al sindaco Brandi”.
B) del delitto di cui agli art. 110-612 C.P. per avere in concorso fra di loro minacciato di morte Brandi Vito col fatto di cui sopra
C) del delitto di cui agli art. 110-595 C.P per avere in concorso fra di loro offeso la reputazione di Gaetano Vincenzo di Arcangelo di anni 56 con scritte sui muri del paese del seguente tenore: “Abbasso il sindaco Brandi contrabbandiere, morte al sindaco Brandi e Gaetano ladro, morte alla famiglia Gaetano e figli”.
D) del delitto di cui agli art. 110-612 C.P. per avere in concorso fra di loro minacciato di morte Gaetano Vincenzo di Arcangelo di anni 56 col fatto di cui sopra. In Tricarico la notte del 20 gennaio 1946.
7) Gaetano Vincenzo di Arcangelo di anni 56 a) del delitto di cui agli art. 594 C.P. per ingiurie in offesa di Scotellaro Rocco a cui disse: “Tu sei il marcio, tu sei il putridume di Tricarico”,ecc .b) del delitto di cui all’art. 581 C.P. per percosse in pregiudizio di Scotellaro Rocco, con schiaffi e pugni;
8 ) Gaetano Antonio.: del delitto di cui agli art. 612 p.p.C.P. per avere minacciato un ingiusto danno a Scotellaro Rocco
9) Gaetano Antonio e Gaetano Carmine: del delitto di cui agli art. 110 e 594 C.P. per concorso con Gaetano Vincenzo in ingiurie a danno del suddetto Scotellaro dicendogli: “Tu sei stato visto scrivendo sui muri “in Tricarico il 20 gennaio 1946.
Esaminati gli atti e viste le conclusioni del P.M. il quale chiede dichiararsi non doversi procedere contro i prevenuti per estinzione dei reati per amnistia;
visto il decreto di amnistia 22 giugno 1946 n. 4 – l’art. 151 C.P. e 591 C.P.P., poiché i precedenti penali non ostano, dichiara
non doversi procedere contro i suddetti imputati per i reati rispettivamente attribuiti come in rubrica per essere estinti i reati stessi per amnistia.
Matera 22 luglio 1946
Il Giudice Istruttore
DENUNZIA DI BRANDI VITO, SINDACO
Signor Comandante dei Carabinieri Tricarico
per i provvedimenti di legge denunzio a vostra signoria quanto segue:
La notte del 20 gennaio corrente i signori Scotellaro Rocco, Mangiamele Antonio, Bertoldo Giovanni, Desopo Giuseppe, Albanese Antonio, ed altri furono sorpresi dal signor Gaetano Antonio di Vincenzo mentre erano intenti a scrivere sui muri della piazza, di via Roma e di altre vie cittadine le scritte seguenti: “Abbasso il sindaco contrabbandiere” “Abbasso i ladri” “Morte al sindaco Brandi”.
Le minacce, ingiurie e offese di cui sopra trovano riscontro in quelle pronunziate la mattina seguente dal signor Lomastro di cui alla denunzia del 21 corrente; quindi è facile desumere che tutto era stato programmato dagli stessi autori delle scritte di cui sopra.
Poiché all’epoca del mio insediamento a sindaco apparvero scritte analoghe contro il sindaco Globert, e poiché da parte dei signori suddetti e specialmente da parte dello Scotellaro, mi si riferiva che erano stati essi medesimi a scrivere sui muri di tutte le porcherie che a quell’epoca apparsero sui muri ed in occasione della venuta del prefetto Dedominicis non vi può essere dubbio che gli autori delle scritte trovate sui muri la mattina del 20 corrente siano gli stessi della volta precedente e di tutte le altre porcherie trovate scritte anche contro chi non ha avuto, non ha e non avrà mai alcuna ingerenza nella lurida politica locale.
Tricarico 20 gennaio 1946
Brandi Vito
DENUNZIA DI GAETANO ARCAMGELO
Regione Territoriale dei Carabinieri di Bari
Stazione di Tricarico
Processo Verbale di interrogatorio di Gaetano Arcangelo di Vincenzo e di Riccardi Evelina.
L’anno 1946 addì 22 del mese di gennaio in Tricarico nell’ufficio della suddetta Stazione, avanti noi ufficiali di polizia giudiziaria sottoscritti, è presente il nominato Gaetano Arcangelo il quale a domanda dichiara quanto segue:
Verso le ore una della notte del giorno 20 andante, dovendo recarmi a Bari per ragioni private uscì da casa mia per portarmi a quella di mio padre e indi proseguire per lo scalo ferroviario di Grassano. Scendendo dal vicolo municipio senza far rumore essendo calzato con stivali di gomma, appena svoltato su via Roma, vidi a poca distanza da me e cioè a circa 50 m un gruppo di persone. Al chiaro di luna, pur essendo la notte piovosa, riconobbi distintamente come facenti parte di detto gruppo, i seguenti giovani:
1) Rocco Scotellaro Vincenzo fu Rocco Vincenzo
2) Mangiamele Antonio di Innocenzo
3) Bertoldo Giovanni di Innocenzo
4) Desopo Giuseppe di Innocenzo
5) Albanese Antonio di Rocco
mi sembra di riconoscere pure il giovane Armento Michele ma non sono proprio sicuro. Quest’ultimo era distante dal gruppo circa 30 m. Vidi pure, senza tema di errare, che il Mangiamele con un pennello ed un barattolo di colore, scriveva sul muro. Con circospezione seguì il gruppo per un po’. Poco distante da questo primo gruppo di persone e precisamente nei pressi del palazzo di Galante, vi era un altro gruppo composto di altri quattro o cinque individui i quali però non mi fu possibile riconoscere alcuno. Non potendo perdere altro tempo, raggiunsi la casa di mio padre, lo avvertii di quanto avevo visto, a ritirare quello che dovevo e partii per lo scalo ferroviario.
Al ritorno da Bari ho appreso dai miei familiari che le scritte di quella notte erano contro il sindaco Brandi, mio padre e la mia famiglia.
Fatto, letto, sottoscritto
Gaetano Arcangelo
DENUNZIA DI GAETANO VINCENZO
Illustrissimo signor Comandante dei Carabinieri di Tricarico
Per gli opportuni provvedimenti di legge denunzio a vostra signoria quanto avvenuto la notte del 20 gennaio 1946
i signori Scotellaro Rocco fu Vincenzo ed altri, verso le 2:00 furono sorpresi mentre scrivevano sui muri della piazza Garibaldi ed altre vie cittadine le scritte ingiuriose e offensive seguenti: abbasso il sindaco Brandi contrabbandiere, V.S. il ladro, morte al sindaco Brandi e Gaetano ladro. Morte alla famiglia Gaetano e figli.
I predetti sunnominati furono sorpresi da mio figlio Arcangelo; mentre questi si avviava allo scalo ferroviario per recarsi a Bari.
Tricarico 21 gennaio 1946
Gaetano Vincenzo
Illustrissimo Signor Pretore
Tricarico
io qui sottoscritto Scotellaro Rocco Vincenzo fu Rocco Vincenzo, di anni 22, residente e domiciliato a Tricarico in via Roma 65, per i fatti che verrò di seguito esponendomi querelo contro:
1) Gaetano Antonio di Vincenzo di anni 32
2) Gaetano Vincenzo di Arcangelo di anni 56
3) Gaetano Carmine di Vincenzo di anni 30
DENUNZIA DI ROCCO SCOTELLARO
Il giorno 20 del mese di gennaio, verso le 10:00 antimeridiane, mentre sostavo nel bar di Scardillo Innocenzo, sito in piazza Garibaldi, insieme al dott. Mazzarone Rocco e al signor Mazzarone Giovanni, il riferito Gaetano Vincenzo che si accompagnava con i figli suddetti, entrava nel locale e con dire allusivo mi indirizzava le seguenti parole: “Dunque io sarei un ladro”. E quando finì con l’accennare ad iscrizioni diffamatorie per lui praticate nella notte, ed io avendogli garbatamente risposto di nulla sapere, prese così ad ingiuriarmi: “Tu sei il marcio. Tu sei il putridume di Tricarico. Sei stato tu ad andare scrivendo”.
Passeggiando per il locale ed affacciandosi alla porta d’ingresso, dove erano molte persone, di cui non riesco per ora a precisare l’identità, riferiva le suscritte e le successive ingiurie: “Vergognati! Tuo padre è un omicida ed è stato in galera per contrabbando”. Mentre a queste parole replicavo che mi riservavo di agire opportunamente per via legale, il Gaetano mi si lanciò contro e mi colpi al viso con schiaffi e pugni.
Il Gaetano Arcangelo e Carmine ribadivano: “Tu sei andato scrivendo insieme a Mangiamele e Desopo, siete stati visti da mio fratello”, quindi il Gaetano Arcangelo mi afferrava un braccio e mi minacciava: “Non è ancora finita”.
Per i reati che i fatti su riferiti concretano e per quanti altri l’autorità in proseguo potrà ravvisare, con la presente intendo querelarmi, riservandomi ogni altra azione. Segue elenco testimoni.
Con perfetta osservanza
Tricarico 11 febbraio 46
Rocco Scotellaro
I carabinieri riguardo la querela presentata dallo Scotellaro relazionarono al Pretore di Tricarico: ”da indagini esperite risultano veritieri i fatti esposti in essa da Scotellaro Rocco di Vincenzo contro Gaetano Vincenzo fu Arcangelo e Gaetano Antonio di Vincenzo”.