Centro di documentazione “Rocco Scotellaro” senza Consiglio direttivo, gruppo consiliare “Cristianamente riprendiamo a dialogare” al Comune di Tricarico chiede all’Amministrazione Carbone di fare chiarezza. Di seguito la nota integrale.
Correva l’anno 2018: una sommossa popolare, sostenuta da grandi pensatori, letterati, storici, cultori e esperti di politica e di tradizioni popolari, scrittori a tempo perso, saggisti dell’ultima ora “sconvolgeva” la tranquilla comunità di Tricarico perché “il sindaco venuto dalla Calabria” aveva osato intitolare la biblioteca comunale alla poetessa Laura Battista, “detronizzando” Rocco Scotellaro, il poeta-contadino che contadino non è mai stato. Ma ancor più, quel sindaco “autoritario” aveva avuto l’ardire, senza essere né uno storico né un pensatore né un critico letterario, di trasformare il centro di documentazione “Rocco Scotellaro e la Basilicata nel secondo dopoguerra”, in Centro studi “Rocco Scotellaro”, con tanto di inaugurazione, di ritorno in possesso del Comune di Tricarico, legittimo proprietario, dei fondi fotografici di Cartier-Bresson detenuti, letteralmente, in una cassa. Petizioni popolari, interviste giornalistiche, accorati appelli al “povero Rocco” e così via.
Arrivava l’anno 2019: si cambiava musica. Si insediava la amministrazione futurista che, come prima azione, ripristina il passato. La biblioteca torna ad essere intitolata a “Rocco Scotellaro”; il centro di Documentazione torna ad essere tale e continua ad essere una prigione per il patrimonio fotografico che, pur appartenendo al Comune di Tricarico, per essere esposto o anche solo visionato, bisogna sottostare ai dictat di storiche vestali e custodi della cultura!
E poi arriva il 2020: la biblioteca rimane chiusa, il patrimonio librario in dotazione è nel caos più totale, la fruizione è vietata al pubblico, e non solo a causa del lockdown. Il centro di documentazione “rocco Scotellaro” sembra svanito nel nulla: se non per una mostra di alcune foto di Cartier-Bresson nei locali della rotte normanna per riempire almeno una riga dell’ “Estate Tricaricese 2020”
Ma galeotta fu la mostra: la storica (di nome e di fatto) direttrice del tanto acclamato centro di documentazione rassegna le sue dimissioni dalla carica (saldamente detenuta senza interruzione dal primo giorno di istituzione del centro!) e, udite udite, consegna sua sponte quelle chiavi che, nella precedente amministrazione si era decisa a consegnare soltanto a seguito di un verbale redatto dalla capitana della polizia municipale.
L’incantesimo con gli amministratori, futuristi ma radicati nella cultura di Tricarico tanto da aver messo al primo posto del loro mandato amministrativo l’impegno con i tricaricesi di “restituire” la figura di Rocco Scotellaro al suo antico splendore, si è rotto: il Centro di documentazione ha perduto il suo pilastro (per inciso, ancora non è stato chiarito dagli amministratori in carica cosa abbia determinato questa defenestrazione, benché spontanea, ma pur sempre defenestrazione è stata).
La svolta arriva nell’anno del Signore 2021, precisamente il 4 febbraio: “Avviso pubblico per la nomina dei componenti del Consiglio Direttivo del Centro di Documentazione “Rocco Scotellaro e la Basilicata nel secondo dopoguerra”. Il responsabile dell’Ufficio attività culturali mette in esecuzione una delibera di consiglio…di qualche (per l’esattezza 5) mese prima, precisamente la n. 17 del 25 settembre 2020. I termini di presentazione della domanda sono fissati all’8 marzo 2021, ma poi sono prorogati al 18 marzo, ma poi sono prorogati al 15 giugno, ma poi…..
Poi arriviamo ad oggi: l’anno 2021 sta per salutarci, così come ci ha salutato anche l’allora assessore alla cultura, dott.ssa Paciello, dimessasi chissà perché, e del centro della discordia non se ne ha più notizia. Più di un anno e il fantomatico consiglio direttivo non è stato costituito, pur essendo state presentate numerose domande da parte di aspiranti componenti per le varie tipologie indicate (architetti, storici, antropologi, fotografi, conoscitori certificati della lingua inglese, scrittori, saggisti pubblicisti, etc. etc.)
Ma tutto tace: non uno dei Masaniello del 2018 fa sentire la sua voce, non uno dei custodi del “povero Rocco” scende in piazza, non uno dei professoroni insorti contro il sindaco calabrese fa sentire se non la sua voce, almeno un sibilo.
Che dire? “Ai posteri l’ardua sentenza”.