Si è svolta nel pomeriggio nella Basilicata minore di Castelpetroso, in provincia di Isernia la cerimonia di ingresso nella diocesi di Campobasso-Bojano di Sua Eccellenza Monsignor Biagio Colaianni.
Di seguito i discorsi per l’ingresso nella Diocesi di Campobasso-Bojano di S.E. Mons. Biagio Colaianni
Discorso del Prefetto di Campobasso, Michela Lattarulo, per l’insediamento del nuovo Arcivescovo Metropolita di Campobasso-Bojano, Monsignor Biagio Colaianni
Rivolgo alle Autorità civili, militari e religiose, a tutti i presenti, un cordiale saluto.
Nella veste di rappresentante del Governo nella provincia di Campobasso, ma anche mia personale, sono onorata, in questa importante giornata, e in questo luogo così evocativo, di porgere a Sua Eccellenza Reverendissima, Monsignor Biagio Colaianni, il più vivo e caloroso benvenuto, quale guida pastorale della comunità dell’Arcidiocesi di Campobasso-Bojano.
Una comunità operosa, Eccellenza, impegnata a preservare la sua storia e le sue tradizioni, e nel contempo determinata a risolvere i problemi del presente e ad affrontare le sfide del futuro.
Una comunità rispettosa delle istituzioni, civili e religiose, e capace di custodire ed alimentare i più alti valori umani e sociali.
Sono sicura, Eccellenza, che il suo Ministero illuminerà il cammino dei fedeli di questa Arcidiocesi.
Sono altrettanto certa che il suo Ministero vorrà innestarsi nel solco di quella proficua collaborazione con le istituzioni, consolidata in questo territorio anche grazie al Ministero di Monsignor Giancarlo Bregantini, che saluto e ringrazio.
Una collaborazione basata sul condiviso obiettivo della realizzazione del bene comune, con un ‘attenzione particolare alle categorie più vulnerabili e più fragili.
Una collaborazione che poggia altresì su valori condivisi di solidarietà e di pace, di centralità e di rispetto della persona umana, anche presenti nella Carta costituzionale.
E la Sua guida pastorale saprà essere di nutrimento e di sprone per la crescita di quell’etica del servizio pubblico che deve guidare l’operato delle donne e degli uomini delle istituzioni.
Un ‘etica rivolta ad intercettare i bisogni della collettività e a costruire percorsi virtuosi per il miglioramento delle condizioni di vita della comunità.
E mi fa particolarmente piacere poter dire che in questo mio primo anno di attività nella provincia di Campobasso ho potuto verificare come tali percorsi virtuosi rappresentino un ‘esperienza quotidiana.
Esperienza fondata sulla volontà e sulla capacità delle diverse componenti della realtà istituzionale e sociale di confrontarsi e di muoversi in modo unitario ed armonico.
Eccellenza, nella convinzione che tale realtà potrà contare sulla Sua guida illuminata per affrontare con condivisione e partecipazione la complessità dei tempi presenti, Le porgo i più vivi e sinceri auguri per l’inizio del Suo Ministero.
Discorso del Prefetto di Irsernia, Franca Tancredi, per l’insediamento del nuovo Arcivescovo Metropolita di Campobasso-Bojano, Monsignor Biagio Colaianni
Eccellenza Reverendissima, desidero esprimerLe i miei più sentiti e sinceri auguri per la Sua missione nella Diocesi di Campobasso-Boiano che comprende anche 6 Comuni della provincia di Isernia, territorio dalle antiche origini, pieno di arte, di persone belle e accoglienti.
La sua figura e la sua esperienza pastorale saranno un punto di riferimento fondamentale non solo per la comunità cattolica, ma anche per quella civile, nel percorso di vita e nelle difficoltà che ogni giorno, con impegno, deve affrontare e superare
A lei il compito di canalizzare questo impegno.
A noi, Istituzioni, il dovere di supportarla.
E a riguardo, le rinnovo la piena e incondizionata disponibilità nel costruire condivisi percorsi di crescita in un contesto territoriale ove lavoro, servizi, immigrazione e legalità rappresentano temi di forte
attualità.
Auguri di buon lavoro, Eccellenza, nel Suo nuovo cammino spirituale in questa terra e in questa comunità.
Discorso del sindaco di Castelpetroso, Michela Tamburri, per l’insediamento del nuovo Arcivescovo Metropolita di Campobasso-Bojano, Monsignor Biagio Colaianni
Eccellenza Reverendissima,
Monsignor Colaianni,
a nome del popolo di Castelpetroso e dei 46 Sindaci della nostra Diocesi di Campobasso-Boiano Le rivolgo il più caloroso benvenuto nella nostra comunità.
È un grande onore oggi poterla accogliere nella nostra Basilica, un luogo santo e di riflessione in cui chiunque può cercare riparo e risposte alle tante difficoltà della vita.
È un gioiello incastonato nelle rocce del massiccio del Matese, la nostra montagna, una grande risorsa che madre natura ci ha donato e che ci identifica come un popolo forte e determinato ma che oggi più che mai ha bisogno di risposte
concrete da parte delle istituzioni civili e religiose.
Il suo arrivo riempie di gioia e speranza le nostre comunità, piccole comunità in aree interne che soffrono lo spopolamento e il calo demografico, che subiscono la riduzione dei servizi e la carenza delle infrastrutture.
A Lei garantiamo la massima collaborazione per approfondire la conoscenza del territorio e cercare di sviluppare, insieme, azioni di supporto morale e materiale in favore della nostra gente.
L’augurio che Le rivolgo è quello di tessere una tela diretta e forte con le nostre Parrocchie, con le Associazioni, con le Scuole, oggi qui presenti con una piccola delegazione del plesso di Castelpetroso, afferente all’istituto Comprensivo Colozza di Frosolone, che tra non molto le renderà un sentito omaggio, l’augurio dicevo, di riuscire a creare un dialogo edificante con la società civile per comprenderne le esigenze e le necessità e fornire il desiderato confronto.
Come segno della vicinanza di tutti i Sindaci della Diocesi di Campobasso-Boiano, le offro un dono, per me speciale perché fatto dalle mani ruvide e sapienti del Maestro anzi Mastro, come si dice da queste parti, Nicola Tamburri.
È un mortaio di pietra, lo stesso materiale con cui è fatta la Basilica, la stessa pietra che gli artigiani di Oratino scolpirono una ad una lasciando un segno indelebile del loro encomiabile e duro lavoro sulle facciate di questo tempio.
I nostri migliori auguri di buon servizio
Discorso del Presidente Giunta Regionale del Molise, Francesco Roberti, per l’insediamento del nuovo Arcivescovo Metropolita di Campobasso-Bojano, Monsignor Biagio Colaianni
Oggi accogliamo con gioia il nuovo Arcivescovo Metropolita di Campobasso – Bojano, Mons. Biagio Colaianni.
Un saluto cordiale al Sindaco di Castelpetroso, ai Prefetti di Campobasso e Isernia, ai parlamentari, alle autorità civili, militari e religiose, che oggi tutte insieme sono qui, nella
Basilica dell’Addolorata, a Castelpetroso, per dare il benvenuto a Sua Eccellenza Mons. Colaianni.
Non solo l’Arcidiocesi che Lei è stato chiamato a guidare da Papa Francesco, bensì tutta la Regione, oggi, La accoglie in un clima di festa e speranza.
C’è stata grande attesa per il Suo arrivo sul nostro territorio e i molisani sapranno farLa sentire, sin da subito, a casa.
Conoscerà presto il popolo molisano, molto simile a quello lucano. Siamo persone semplici, tenaci e legate ai veri valori cristiano-cattolici, alle tradizioni che caratterizzano le singole comunità locali.
Tutta la comunità diocesana e non solo aspetta, con ansia, di conoscerLa per iniziare a condividere le prime esperienze insieme al loro nuovo Pastore.
Sul territorio, all’interno della comunità, troverà un clima di condivisione e di lavoro in sinergia, perché i molisani sapranno lavorare in squadra e, quando lo fanno, riescono a raggiungere i propri ambiziosi obiettivi.
Sono sicuro che Lei lavorerà in continuità, con spirito di servizio, dedizione e attenzione a famiglie, giovani, fasce deboli della popolazione, persone in difficoltà, così come ha fatto
Sua Eccellenza Giancarlo Maria Bregantini, l’Arcivescovo che l’ha preceduta e che, oggi, salutiamo e ringraziamo per quanto fatto, in tutti questi anni, per l’Arcidiocesi Campobasso – Bojano e, più in generale, per tutta la comunità molisana.
Da parte mia, Eccellenza ci sarà una continua collaborazione, in maniere serena e sincera, perché soltanto insieme possiamo raggiungere gli obiettivi più importanti, lavorare per il bene comune.
Benvenuto e buon lavoro da parte di tutti noi!
Saluto all’arcidiocesi di Campobasso-Bojano di Sua Eccellenza Monsignor Biagio Colaianni
Amati fratelli nella fede, in Dio voglio ringraziare tutti quanti voi. È nella Santissima Trinità che riconosco quanto Dio ha donato a me indegno suo servo chiamato al Ministero e servizio Episcopale nella Chiesa di Campobasso-Bojano.
Chiedo alla paternità di Dio di custodire nella fede, nell’amore e nella pace la nostra regione del Molise e le nostre diocesi che in essa servono tutto il popolo che Egli ci affida.
A Gesù Cristo suo Figlio chiedo che ci dia la Sapienza per vivere, insegnare e indicare, come maestri, la ricerca e attuazione del bene per ogni uomo.
Allo Spirito Santo chiedo che ci guidi alla unità e comunione perché ogni comunità cristiana mostri il volto credibile ed evangelico della fraternità degli uomini e della santità della Chiesa che oggi come sempre è chiamata a essere segno visibile della presenza e vicinanza amorevole di Dio.
Ringrazio Sua Eminenza il Cardinale Giuseppe Petrocchi e tutti voi Vescovi che mi avete onorato della vostra presenza segno di accoglienza e di fraternità insieme a quanti impossibilitati a partecipare che mi hanno fatto pervenire parole di affetto e incoraggiamento accompagnate dalla preghiera.
Con affetto ringrazio Monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo per avermi sempre sostenuto paternamente e, in particolare, aiutato nel cammino di comprensione e serena obbedienza di quanto la volontà di Dio mi sta chiedendo. Di Monsignor Giancarlo Bregantini sto sperimentando la vicinanza e l’impegno nel volermi aiutare e far sì che io sia accolto in diocesi nella diversità di quanto posso donare.
Ringrazio le Autorità Civili presenti e rappresentate nelle persone delle Eccellenze signore Prefetto di Isernia e Campobasso e dei Sindaci. Ringrazio le Autorità Militari che con il loro servizio sono riferimento di sicurezza e tutela che dà serenità. Grazie per l’attenzione che in vario modo avete espresso nei miei confronti, segno della volontà e disponibilità a collaborare, nelle modalità proprie di ciascuno, a servizio del bene comune per ogni cittadino. Ringrazio Telemolise per aver permesso a tanti di partecipare alla celebrazione, da casa seguendo in TV, in collegamento anche con TeleRadioEmme per i fedeli della mia Arcidiocesi di provenienza di Matera-Irsina assieme a quella di Tricarico.
Grazie bambini, la vostra accoglienza ha riempito il mio cuore di tenerezza e di gioia.
Dopo i saluti qual è la prospettiva nella quale mi pongo, qual è il programma che ho, che vorrei e che penso di attuare? Avrete sicuramente tante attese, forse di novità e cambiamenti o di conferme di quanto realizzato e che vi appartiene e custodite gelosamente. Siate sereni, non sconvolgerò niente e nessuno, nemmeno sono per il “Si è sempre fatto così”. La novità, e il cambiamento o il preservare e conservare le proprie radici cristiane e culturali, è da sempre prerogativa data dal Vangelo, purché ci si apra alla novità continua che è Cristo e ci si lasci da Lui confermare nella fede.
Esiste già, da sempre, un programma di vita personale e comunitaria, della chiesa e per l’umanità, che è vivere e attuare il Vangelo annunciandolo a tutti nella testimonianza dell’amore di Dio. Basterebbe, se lo accogliessimo non come una semplice idea, ma come il progetto che Dio ha su ognuno di noi, per amarci e salvarci. Ci è dato l’Annuncio della Salvezza dal Signore che si fa Maestro con la sua Parola, che ci educa e ci forma per ascoltare e fare la sua volontà.
Annunciare il Vangelo ci sollecita ad incontrare le periferie, l’uomo di periferia non per collocazione geografica, ma l’uomo che è distante da Dio. È necessario toccare il cuore di ognuno, vicino o lontano che sia, il suo animo e il suo spirito perché riscopra che in lui abita il Signore. Dobbiamo annunciare il buono di cui la Chiesa è capace e di come in essa ciascuno ha opportunità e possibilità di crescita, nessuno è periferico dell’amore di Dio che è al centro della vita e ha desiderio di renderci familiari con Lui e con i fratelli nei quali incontrarlo e riconoscerlo.
Dalla periferia al centro e fondamento, alla sorgente, all’altare, all’Eucaristia. Sia importante voler incontrare Dio e ogni uomo in ogni celebrazione. Siano celebrazioni raccolte, attente, di vera comunione con il Signore e con i fratelli. Non sono solo atto rituale per assolvere ad un precetto. L’Eucaristia è spezzare il pane, condividerlo con chi non ne ha, con gli ultimi, i poveri, ritenuti lo scarto, che però sono sempre gli eletti di Dio, segno della Carità di Cristo per tutti quanti noi, risorsa possibile per la conversione dei nostri cuori e per imparare ad amare e servire. Ci insegnano e invitano a rispettare la dignità di ognuno, ad affrontare le difficoltà, contrarietà e durezza della vita con forza e speranza, sono l’occasione per ogni Cristiano di educarsi a riconoscere in loro il volto di Cristo.
L’incarnazione e la vita di Gesù, quanto il Papa continuamente raccomanda, sono annuncio eloquente nell’indicare i fratelli poveri, deboli, lontani da casa o dal proprio Paese, fragili nel corpo e nello spirito, come coloro con cui camminare come cristiani condividendo la vita. Il paragone del Corpo di cui Cristo è Capo come ricorda San Paolo, ci dice che le membra più sane e forti sono di aiuto e sopperiscono a quelle più deboli.
Allora quale programma per la nostra chiesa?
Non credo ci si debba inventare nulla di originale, il Vangelo è programma di vita che si riconosce in Cristo.
La Chiesa nel suo cammino sinodale dice il modo, l’unità e la comunione con cui vivere ogni programma: nel confronto pacifico e nella comprensione del nostro tempo e della storia che siamo chiamati a costruire nella coesione e fraternità, nell’apertura a tutti riconoscendo il valore di ogni diversità.
Nell’Arcidiocesi di Campobasso Boiano abbiamo gli Atti delSinodogià celebrato che va attuato per coglierne i frutti, è l’itinerario e cammino già tracciato per la nostra chiesa locale. Andiamo verso il Giubileo del 2025 che ci invita a ritrovare il valore e il gusto della preghiera che è fondamento della fede, espressione della relazione con Dio, incontro e comunione con ogni fratello.
Siamo invitati ad avere custodia e salvaguardia del Creato. Ormai è evidente che per interessi di parte e di potere, per ingordigia e avidità di consumare ogni bene, dimentichiamo che la Terra è dono di Dio di cui siamo affidatari perché tutti ne godano e ne abbiano beneficio.
Il programma di sempre è quello di realizzare la pace tra gli uomini impegno di ogni tempo, adesso il nostro, pervaso di guerre fratricide, insensate, inutili, assurde, che deturpano i volti innocenti dei tanti bambini e popoli con i quali si dovrebbe costruire con fiducia e speranza un futuro di pace. Ogni cristiano si adoperi perché la pace sia assenza di ogni violenza e prevaricazione, preghi per la pace interiore, dello spirito, per la pace con i vicini, ma anche con i lontani, con chi ha cultura o religione diversa. La pace sia impegno di equità per il giusto diritto ad una vita dignitosa mediante il lavoro, sia richiesta pressante al diritto di assistenza sanitaria efficace, per tutti, rispettosa delle attese e delle cure necessarie perché si possa avere speranza e vivere in pace. Si fanno sempre programmi di ogni tipo, grandiosi e comprensivi di ogni desiderio, e abbiamo visto che per noi cristiani ce ne sono in abbondanza, sono quelli di Dio e della Chiesa, a favore non di alcuni ma di tutti gli uomini. Fatta un’analisi programmatica, aperta ad impegnarci come cristiani, ciò che serve, a mio parere, è verificarne l’attuazione. Su questo porrò la mia attenzione, il mio impegno ed il mio servizio come Pastore, Capo e Maestro del popolo affidatomi per Grazia di Dio. Per questo mi spenderò donando me stesso, sperando che basti, non per realizzare ogni cosa, ma per credere che sia possibile fare un cammino nell’obbedienza a quanto Dio chiede e per realizzare il suo progetto di salvezza di tutti e ciascuno; nessuno vive e si salva da solo.
Chi sono i soggetti attuatori dei programmi della nostra Arcidiocesi? Ogni cristiano di buona volontà e ogni uomo o cittadino, che, comunque, vuole e si adopera per il vero bene di tutti. Fermo restando il mio compito come Vescovo della nostra chiesa di Campobasso-Bojano, che assumo con consapevolezza e nella responsabilità, credo di non poter molto senza voi sacerdoti, religiosi e religiose, diaconi e laici impegnati in vario modo nelle parrocchie, associazioni e movimenti. Mi porrò in ascolto e dialogo con voi presbiteri che vivete quotidianamente con la gente, per cui vi spendete e che servite, siete voi il tramite perché io possa esprimere la mia paternità e guida nei loro confronti. Voi religiose e religiosi siete il richiamo e segno costante dell’amore sponsale della Chiesa e di Cristo, con voi spero di poter vivere la maternità e tenerezza di Dio verso i suoi figli. Voi laici siete nel mondo il lievito perché cresca il desiderio di Dio, con voi spero di poter essere fratello di tutti per farmi prossimo secondo il bisogno di ognuno.
Il vescovo, da solo, non può realizzare i progetti di salvezza di Dio. Mi siete affidati come gregge al suo pastore, ma è pur vero che il gregge fa vivere il suo pastore. Assieme possiamo far sì che ogni programma non resti un’idea o solo un proposito e che ogni persona si senta coinvolta come in una famiglia, parte del popolo che Dio ama. A partire dai piccoli che sono possibilità di futuro per tutti, accompagnati dagli anziani che sono risorsa di crescita per questi e memoria di buona seminagione di vita per gli altri.
I giovani dicono la forza, la capacità di crescita di un popolo, non sono cattivi o scapestrati, superficiali o violenti, forse sono disorientati e fragili. Se non riusciamo ad intercettarli e renderli nostri interlocutori, lasciamoci incontrare, proviamo ad essere testimoni credibili di Cristo per essere attrattivi verso di loro. Proviamo a convincerli e coinvolgerli, mostrando comunità che vivono rapporti sereni e buone relazioni, che rendono visibile la gioia e la bellezza dell’aver incontrato Gesù Cristo e del vivere l’amicizia con lui. Siamo una famiglia così costituita per Grazia di Dio, ogni famiglia sia ‘luogo’ per incontrare Dio e amare il Signore.
Quanto desiderio ho in animo di poter realizzare con voi tutti quello che Dio chiede. Potremo? Ne saremo capaci? Riusciremo? Il nostro cammino sia come scrivere un libro a più mani, con la mano di Dio, lasciandoci ispirare da Lui. “Ricevete lo Spirito Santo…”, “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato.” (Mt 28,19-20). Senza lo Spirito Santo non possiamo nulla (preghiera di Ignazio di Laodicea immaginetta), ma noi lo abbiamo ricevuto, ed è la garanzia di Dio per la nostra riuscita di santificazione e vita cristiana.
La Madonna Addolorata ci sostenga e protegga, ci tenga al sicuro tra le sue braccia e ci presenti e ci offra a Dio come Gesù.
Il Signore ci benedica. + don Biagio
Saluto alla diocesi e al successore dell’arcivescovo emerito, Sua Eccellenza Monsignor Giancarlo Bregantini
Venerati confratelli nell’Episcopato! Cari presbiteri!
Cari diaconi, consacrati e consacrate!
Distinte Autorità!
Cari fratelli e sorelle!
Sono veramente commosso e grato al Signore di poter vivere in comunione con tutti voi questo momento di grazia, nell’abbraccio rassicurante della Vergine Maria, alle cui mani ho affidato il mio ministero di Vescovo, 16 anni fa. Era il sabato 19 gennaio 2008, quando sono giunto tra di voi, tra molta trepidazione e speranza. Il Signore oggi, sempre ai piedi di Maria Addolorata, mi concede di poter dire una sola parola. La più potente. Quella che ha segnato da sempre il mio essere discepolo e pastore. È la parola più bella e più dolce, che considero il punto di congiunzione tra la terra e il cielo.
È il GRAZIE! Nell’immenso campo di Dio ho sempre amato raccogliere questo fiore e donarlo, gratuitamente, con sentire sincero, con incoraggiamento a tutte le persone che ho incontrato lungo la mia strada in ben trent’anni di servizio episcopale, prima nella Locride ed ora qui, in Molise. E se uno porta veramente Cristo, indossa la sua tunica bianca, fatta di accoglienza e di gentilezza verso tutti, specie verso i poveri che sono stati la mia compagnia quotidiana, camminando con voi, specie nelle lunghe e sofferte udienze.
A loro, ai poveri, ho dato la precedenza su tutto e su tutti. Per questo rivolgo a loro il mio primo grazie, perché senza di loro sarei diventato un funzionario della fede, che predica la carità ma poi fa fatica a donare se stesso! Dico grazie ai poveri, perché davanti alla loro piccolezza e fragilità, ogni giorno ho potuto mantenere intatto il tesoro più grande: l’amore per il Vangelo, quell’amore che mi ha portato alla decisione di farmi prete e di servire, sulle strade della storia, quanti cercano ascolto, attenzione e conforto. A loro il Signore mi ha dato la grazia di portare la carezza di Dio. Sono essi, infatti l’Epifania decisiva del mio stringermi al Signore Gesù, Crocifisso e Risorto! Ho toccato come Tommaso le sue ferite, esclamando spesso con giubilo “Mio Signore e mio Dio”. Ho immerso tutto me stesso nel mistero di quelle ferite che, nella fede e nella consolazione fraterna, si sono trasformate in vere feritoie di grazia, con lacrime asciugate dai loro volti, lacrime che sono per me vere perle, accumulate per il cielo. Dico poi grazie ai tanti fratelli e le sorelle, che nella malattia mi hanno condiviso la loro storia e i loro drammi. Ascoltandoli, svaniva ogni dispiacere e si faceva più dolce
e leggera ogni sofferenza. Così tante inspiegabili incomprensioni incontrate lungo il mio cammino, davanti al grido dei sofferenti, si dissolvevano. Perché quando soffriamo l’unico modo per superare la morsa dello sconforto e della solitudine, è prenderci cura affettuosa di chi si sente perduto.
Grazie ai confratelli Vescovi, specie quelli della Metropolia, con i quali abbiamo camminato in una progettazione comune, in speranze condivise, davanti a sfide sempre nuove!
Grazie dico poi ai tanti collaboratori, così preziosi e qualificati, che mi sono stati accanto e con i quali ho lavorato con fecondità e ricchezza comune. Grazie a quanti hanno reso possibili molteplici e variegati sogni ed iniziative pastorali, per rendere gioiosa e sorgiva la nostra bella Arcidiocesi, specie negli anni fecondi del Sinodo diocesano, di certo l’esperienza più bella, ricco di sguardo su un futuro lungimirante. Il Signore vi ricolmi di benedizione, perché tramite voi ho sentito tanto vicina la Sua mano. Grazie alla generosità del vostro cuore, perché mi avete permesso di entrare nel tessuto vivo delle vostre comunità, in particolare durante la Visita pastorale, momento bellissimo di fraternità e di grazia. Ogni incontro è stato fecondo, come Maria che incontra Elisabetta! Siete voi il buon seme dal quale fiorisce tutta la bellezza di questa terra straordinaria del Molise. Vi porto nei ricordi più cari! Raccogliete ora la benedizione che vi ho lasciato in tutti gli incontri, le udienze, i pellegrinaggi, le riunioni. Ogni volta ho sempre percepito grande attenzione e profondo affetto, sempre da me ricambiato, con cuore di padre!
Grazie alla Curia, a tutti gli uffici pastorali e a tutti gli Enti ed Associazioni, per il cammino fatto insieme, a stretto contatto, giorno per giorno.
Grazie soprattutto a voi, carissimi presbiteri, che siete stati, nei nostri frequenti incontri il filo d’oro del mio operare. Sappiate che non c’è stata sera in cui non vi abbia affidato alla Madonna. Ogni sera, infatti, prima del riposo, durante la compieta nella cappellina intima dell’episcopio, vero scrigno di tenerezza e devozione, ho ricordato davanti a Maria ciascuno di voi. Ho sempre chiesto alla nostra Mamma celeste di tenervi al sicuro, sotto il suo manto materno, perché non perdiate mai il gusto e l’entusiasmo del vostro servizio; anzi, facciate sempre più vostra l’arte del magnificare, che è l’arte mariana per eccellenza. È infatti nel Magnificat il segreto e la risposta del nostro sì al Signore. A voi dico una cosa soltanto: non basta essere sacerdoti! Occorre essere sacerdoti santi zelanti e vicino ai poveri! Non stancatevi di conformarvi a Cristo! Scacciate ogni miopia e mormorazione, ogni permalosità e rancore! Non fermatevi a metà strada! Assecondate a braccia aperte il comando del Maestro Gesù! Seguitelo, senza temere! Perché voi siete la porta aperta sul cielo, proprio in questo tempo, che, purtroppo, fa di tutto per estrometterlo! Non dimenticate mai la preziosità del vostro operare, con passione accresciuta per il Regno di Dio!
Grazie a voi consacrate, per la delicatezza silenziosa e operosa con cui fate sì che il granello della Parola diventi albero di Verità. Il Signore ha posto in voi il mandato di annunciare la lieta Notizia, mediante la vostra instancabile e materna missione di consolazione, specie per i bambini e gli anziani, con un saluto al monastero carmelitano e alla suora eremita.
Grazie a voi fratelli diaconi, per la vostra fedeltà e vicinanza. Continuate ad essere portatori della tenerezza del Signore nelle periferie! Siate i servitori della Parola e dei dimenticati della terra, accrescendo la vostra unità come portatori autentici del Vangelo!
Grazie a tutte le realtà educative, scolastiche, culturali, politiche e sociali… Rafforzate le alleanze e accompagnate i giovani e le famiglie su sentieri di certezze, non lasciando mai vuote le cisterne della promessa che fate davanti a loro.
Grazie alla stampa e alla televisione, con cui abbiamo avuto un fecondo cammino comune. Sono grato a voi per il grande impegno quotidiano nel raccontare, informare e coinvolgere, costruendo così un’identità specifica per il Molise, tanto necessaria, tutta rivolta alla crescita sociale e al bene comune. L’informazione è sempre espressione di libertà. E vi auguro di esercitarla nella Verità, con il fine di costruire e mai di distruggere; di includere e mai di allontanare. Non vi manchi la stima reciproca e la capacità di raccontare sempre il bene, ovunque sia!
Grazie al mondo della sanità pubblica e privata, ai miracoli che compite ogni giorno con alta competenza, per migliorare la qualità della vita delle persone. Siano benedette le vostre mani che curano! Puntate all’integrazione più rispettosa, per il servizio comune alla gente del Molise. Grazie alle associazioni di volontariato, che fanno da ponte tra gli ospedali e società civile! E grazie alle tante case di riposo, sparse in diocesi, la cui crescita è sempre stata per me una priorità decisiva.
Grazie alle realtà agricole, che lungo le mie visite pastorali ho conosciuto e stimato, in tutta la loro dignità, per il loro grande valore economico e sociale. Siete voi, in armonia reciproca, il futuro più fecondo per il nostro Molise. Ravvivate la pastorale rurale, le aree interne. Non sentitevi mai inferiori ad altre realtà. Abbiate la fierezza di chi sa di essere unico per l’impegno intelligente, nel custodire la vivibilità del Molise.
Grazie ai tanti movimenti, nei vostri diversi carismi, riuniti armoniosamente nella preziosa Consulta delle Aggregazioni laicali. Uniti, formate la costellazione della diocesi. Siate perciò un’unica grande famiglia! Mantenete accesa la lampada della Parola nel buio del mondo. La vostra forza è feconda presenza, per la diffusione del Regno di Dio, proprio dentro le difficili e complesse realtà secolari, in un arricchimento reciproco.
Grazie ai Seminaristi, primavera della diocesi, diffusi su varie realtà educative: a Chieti, a Napoli e nel Seminario Diocesano Missionario che ha sede in Sepino e nello studentato cappuccino. Siete il germoglio di una chiesa nuova. Avete la priorità su tutto, per una pastorale vocazionale diffusiva, dentro comunità cristiane ravvivate anche da voi.
Infine, Grazie a te, carissimo Biagio! Perché hai accolto questa chiamata da Dio per guidare la diocesi di Campobasso-Bojano. A te rivolgo tre auguri, in fraternità piena:
1. Possa tu, nel tuo ministero, formare un solo corpo vivente con questa Chiesa particolare, senza mai fermarti alle apparenze o alle maldicenze di qualcuno. Possa tu invece guardare questa terra, con gli occhi limpidi di chi contempla il Molise e scorge ovunque il volto di Dio. Resta libero, per essere un pastore nella gioia, proprio come ci dice questa domenica, “Laetare!”. Non ti manchi mai perciò la Luce della Pasqua che trasforma il buio del sepolcro in giardino, sull’esempio di Maria di Magdala, patrona del nostro Sinodo diocesano! Tuo riparo sia il Signore che ti segue, i santi di questa terra, Bartolomeo e Giorgio, e i tanti cuori che già ti amano. Allora saprai superare, come anch’io ho sperimentato, gli inevitabili momenti in cui è stato necessario salire in Croce con Lui, come ci ha insegnato il Venerabile fra Immacolato, che presto speriamo di vedere Beato assieme a mons. Bologna, martire della pace.
2. Possa tu attirare questo popolo verso la fiducia evangelica, nel segno del martirio della fedeltà a Cristo Signore e altresì partecipe della vita risorta di Lui, a salvezza di tutti, nella Liturgia del Non temere. Sono certo che porterai l’abbraccio del Buon Pastore, con cuore grande, a vicini e lontani. A te, affido tutti i germogli spuntati, in questa parte di vigna che il Signore ci ha chiesto di coltivare. Possa tu nutrire ciò che è vivido, rinverdire ciò che manca ancora di coraggio e alimentare i germogli nuovi, che attendono di essere fedelmente accompagnati da te.
3. Possa tu, infine, sentirmi accanto a te, nella comunione silenziosa e devota, come chi si appresta ora ad accogliere l’invito dolce del Signore, di andare in disparte (Mc 6, 31) a riposare un po’, per gustare ancor più la Sua presenza, nella mia vita di apostolo, innamorato di Lui, pronto al servizio di Padre Spirituale aggiunto in Seminario a Chieti e nella predicazione dei vari corsi di Esercizi Spirituali, nelle diocesi in Italia. Nella fondata certezza che Gesù è sempre con te, carissimo Biagio, e con tutti noi.
Su di te sia piena la Pace. Amen!
Santuario di Castelpetroso, 9 marzo 2024.
+ p. GianCarlo Bregantini, Arcivescovo Emerito
Omelia ingresso in Diocesi di Monsignor Biagio Colaianni per IV domenica di Quaresima nel santuario di Castelpetroso
Questa quarta domenica di Quaresima, domenica in Laetare, ci invita alla gioia dovuta alla fede in Cristo che ci rende capaci di vincere la tristezza e amarezza del male che ci attanaglia e opprime. Il testo del Secondo Libro delle Cronache è quello conclusivo della Bibbia ebraica TaNak corrispondente al nostro Primo Testamento la cui conclusione e indicazione di fede potremmo dirla così: il male e la durezza di cuore dell’uomo non prevalgono sull’amore costante e misericordioso di Dio che è fedele alla sua promessa di salvezza per noi.
La scrittura ci dice che l’uomo a volte vuole e può essere infedele, Dio, al contrario, non si rassegna al suo rifiuto, ama il suo popolo, lo compatisce e manda messaggeri. Dio si comporta così con noi oggi, quanti profeti attorno a noi, ce ne accorgiamo, li riconosciamo, li ascoltiamo? Dobbiamo rivalutare, in senso cristiano, con gli occhi di Dio, le persone attorno a noi, sono occasione perché ci venga fatto del bene. Pensare che Dio non invii suoi profeti per noi, è non credere nella sua vicinanza e nel suo amore. Dio è premuroso verso i suoi figli e ammonisce con paternità. Non leggere l’intervento salvifico di Dio nella propria vita ha come conseguenza il male e il suo dilagare, il popolo perde la sua identità, la sua libertà, l’uomo è capace di fare il male può essere cattivo. Ma Dio è capace di amore misericordioso, oltre e al di là del male dell’uomo, non si dà per vinto, è come un padre o una madre per i suoi figli, nonostante si allontanino e siano ribelli. Il Signore non viene meno a quanto promette, alla sua Parola, a quanto è stato profetato, è tenace nella volontà di salvezza dell’uomo. Ognuno di noi può essere strumento voluto e scelto da Dio per realizzare i suoi progetti: così per un uomo qualunque, un amico, un genitore, una persona con incarico istituzionale, un politico, o un’altra persona incontrata anche per caso, un prete, anche un vescovo, tutti possibili profeti inviati da Dio ad annunciare la sua salvezza. Ed ecco che Dio interviene nella storia del suo popolo, in modo inaspettato, sa trasformare un nemico, Ciro re di Persia, in strumento di salvezza, guardiamoci attorno, il bene può giungere da chiunque non solo da chi è patentato come cristiano. Il Tempio profanato dal popolo di Israele è ricostruito dal re dei Persiani e il popolo che si è allontanato da Dio può ancora tornare a riappartenergli, è il nostro cammino di quaresima, ritornare a Dio, riconoscerlo come il Signore della nostra vita ed essere gioiosi: “Il ricordo di te Signore è la nostra gioia” così recitiamo con il salmo responsoriale. Dal deserto dell’esilio di Babilonia, grazie all’intervento di Dio nella storia, il popolo si converte, ritorna alla fede che ora, passata come oro nel crogiuolo, è più salda e radicata, capace di riconoscere in Dio il suo amore liberante.
Amore ricco di misericordia, come ricorda San Paolo nella lettera agli Efesini. Guardiamo come Dio si pone nei nostri confronti: da morti che eravamo, siamo tali ogni volta che il peccato ci vince, Cristo con la sua Grazia ci fa rivivere. Che meraviglia l’amicizia con Dio, dimentica il male che facciamo e compie in noi il bene, alla nostra povertà risponde con la ricchezza di Grazia e bontà in Cristo Gesù: ” Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone” dice Paolo. Consapevoli della sovrabbondanza di amore che ci è donato, il nostro cammino quaresimale è certo della Pasqua che attendiamo e speriamo e verso la quale ci apriamo con fiducia per accogliere il dono della salvezza ormai prossima. Abbiamo ancora motivo per gioire dell’amicizia misericordiosa di Dio cercando, confessando e accogliendo il perdono offerto per i nostri peccati. Di fronte alla bontà di Dio non dobbiamo pensare, però, che in fin dei conti noi siamo bravi e che tutto dipende dal nostro volere, certo, il nostro impegno a cambiare e migliorarci è importante e va riconosciuto, ma attenti a non inorgoglire il nostro cuore quasi in una sorta di autoreferenzialità spirituale. La nostra conversione e salvezza ha il prezzo della croce di Gesù questo viene ricordato a Nicodemo: “Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo”. Il nostro credere sia vero e concreto, riconosca il dono sacrificale di Gesù. Allora potremo seguirlo, imitarlo e testimoniarlo nell’amore e nella fraternità evitando la facile e conveniente condanna di tutto e tutti, del mondo intero deresponsabilizzandoci. Siamo sempre attenti a rilevare e sottolineare la colpa degli altri più che impegnarci a credere in Dio ed amare i fratelli anche se può costare sacrificio. Forse dovremmo metterci in discussione rinunciando ad allontanare le persone che sappiamo solo giudicare. Ognuno di noi è sempre messaggero e profeta di salvezza nel mondo che va amato, invitato e aiutato a scoprire e vedere la Luce che vince le tenebre. Gesù ha trasformato la morte in vita, il sacrificio e la sofferenza in dono, la croce da strumento di sofferenza in strumento che ci identifica come suoi amici e che è segno di benedizione. Anche noi lasciandoci amare impariamo ad amare il mondo, a trasformarlo, combattendo e vincendo ogni forma di male. In particolare ne sottolineo uno, oggi emergente ed urgente, comune a tanti: l’uso vano, inutile, della parola che mostra chiusura ed esclusione, si faccia a meno in ogni contesto familiare, sociale, politico, televisivo, di parole offensive, denigratorie e bugiarde, che esprimono critica facile, che ferisce, allontana, avvilisce. Cattivo esempio per le giovani generazioni dell’uso mediatico che se ne può fare, nascondendosi nell’anonimato e creando gruppi persecutori e vessatori veramente violenti e malefici. La luce di Cristo che ci illumina può vincere il male, bisogna crederci profondamente e anche credere concretamente che vivere da cristiani possa convertire e salvare il mondo. Il nostro cammino è spesso faticoso e in salita e siamo tentati di tirarci indietro davanti al bene che ci è chiesto o comunque da fare, Gesù invece è salito sulla croce non sottraendosi al dono di sé che il Padre chiedeva. Troppe volte siamo conniventi, distratti o pavidi di fronte al male che succede e che anche vediamo, Gesù per denunciare ed evidenziare ciò che è male, lo ha subito e addossandolo su di sé ci ha guariti e redenti.
Questa riflessione ci aiuti a non essere scoraggiati, o a sentirci sconfitti e impotenti, ci liberi dalla convinzione che la fede sia inutile, tanto il mondo non cambia, ci dia invece speranza che la nostra testimonianza sia efficace e produca in coloro che incontriamo o con cui viviamo il desiderio della comunione con Dio e fra di noi.
Il male è forte, non dobbiamo né negarlo, né nasconderlo, ma Gesù Cristo innalzato sulla croce lo ha vinto, ha ridato agli uomini la possibilità di vivere in pace, di camminare assieme nel bene, di gioire della sua amicizia. Accogliamo quanto Egli ha fatto e che la liturgia ci ricorda facendocene memoria, questo è il nostro compito e la possibilità di non vanificare il dono di amore e di vita del Signore Gesù. A noi cristiani, che abbiamo fede, è dato l’impegno di non far crocifiggere i tanti che sono nella fragilità o povertà varie, il male come il bene alberga nel cuore degli uomini e si manifesta nella ferialità del vivere e stare assieme, vinciamolo con la Grazia donata dal Cristo che continua a prendere le nostre croci per aprirci la via del cielo.
⚓🇮🇹Grazie sassilive. Domenico ⚓🇮🇹