La chiesa rupestre di San Pietro da Morrone è stata inserita tra i beni culturali candidati a ricevere le libere donazioni previste dall’Art bonus.
Qualunque imprenditore abbia voglia di contribuire al recupero, al restauro, alla tutela e alla fruizione di questo importante patrimonio della città, potrà farlo collegandosi al sito www.artbonus.gov.it.
La Giunta comunale aveva deliberato, con provvedimento del 27 aprile 2018, di voler attivare le procedure all’Art bonus per il restauro e il recupero del bene dichiarato d’interesse culturale dal Mibact il 14 marzo del 2018.
L’Art Bonus promuove benefici fiscali per favorire il mecenatismo culturale. La legge 29 luglio 2014, n. 106, nell’ambito delle “Disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo”, ha introdotto all’articolo 1 – “Art-bonus”, un credito di imposta per favorire le erogazioni liberali a sostegno della cultura. Il credito d’imposta spetta nella misura del 65% delle erogazioni liberali effettuate. La legge di stabilità 2016 ha reso permanente l’Art bonus, agevolazione fiscale al 65% per le erogazioni liberali a sostegno della cultura.
La chiesa di San Pietro da Morrone era stata scopert ada Raffaele Paolicelli (presidente dell’associazione Antros), e da Angelo Fontana, una guida turistica regionale, e segnalata alla Soprintendenza per i Beni artistici e demoantropologici di Matera e al Comune di Matera il 10 luglio del 2013.
L’importante ritrovamento era stato effettuato all’interno di un immobile abbandonato in via San Potito 18 e 19, nel rione Civita della città. La chiesa rupestre, dedicata al Papa Celestino V, canonizzato col nome di San Pietro da Morrone, sorge quindi, a pochi passi dalla Cattedrale. In epoca angioina era una delle parrocchie della città e la sua importanza era tale da dare il nome a tutta la contrada circostante. Per circa quattro secoli la chiesa è stata sotto il diritto di patronato di importanti famiglie nobili materane, intorno alla metà del XVII sec. ha cessato la funzione di luogo di culto finché nel 1701, ormai in disuso, è diventata, prima, una cantina e poi un’umile abitazione, andando incontro a modifiche e rimaneggiamenti. Con la legge 619 del 1952 sullo sfollamento dei Sassi di Matera, il sito è stato evacuato ed abbandonato a sé stesso.
“Il Comune Matera – sottolinea l’assessore ai Sassi, Angela Fiore – ha dato corso ad una procedura avviata dalla precedente titolare della delega assessorile, Paola D’Antonio. Aderendo a questa iniziativa vogliamo consentire di incentivare la cultura e il restauro di importanti edifici comunali, dando la possibilità sia ad aziende che a privati di contribuire alla crescita del patrimonio della città ottenendo, in cambio, tangibili vantaggi fiscali. La donazione è assolutamente libera nel senso che chiunque può determinare autonomamente la somma da destinare a questo importante scopo”.