Fabio Rizzi, uno studente materano del corso di Ingegneria civile ed ambientale dell’Università di Matera ha inviato alla nostra redazione per esprimere a nome di tutti i corsisti il proprio disappunto rispetto alla scelta di cancellare la facoltà di Ingegneria civile e ambientale nell’Unibas di Matera. Di seguito la nota integrale.
Sono un cittadino materano che per amore della propria città ha scelto di rimanere a studiare nella città dei Sassi. Per quanto l’Unibas riservi a Matera solo il 30% di tutti i contributi che arrivano per l’università, noi corsisti possiamo affermare con fierezza di essere estremamente soddisfatti del servizio che ci è stato offerto.
Alla fine del 2013, purtroppo, si decise di chiudere la facoltà, con consegguenze importanti per noi che stiamo studiando, ma soprattutto per la città di Matera.
Le riporto di seguito una nota pubblicata da noi studenti e confidiamo che la sua testata giornalistica, sempre attenta alle vicissitudini materane, ci dia quella ribalta mediatica che finora nessuno ci ha concesso, forse per paura di mettersi contro i poteri forti o forse solo per disinteresse.
“Dopo l’incontro del 5 settembre delle matricole con il Rettore ed il Preside di ingegneria, si è spenta ogni speranza di poter tenere aperta la facoltà di Ingegneria Civile ed ambientale a Matera.
Ringraziamo vivamente coloro che dovrebbero rappresentarci nei piani alti, non avete fatto altro che aumentare il nostro disaffezionamento verso la politica; è stata diramata una sola nota, peraltro da un consigliere di minoranza del Comune, che non è stata minimemente presa in considerazione.
Mi rivolgo al sindaco Salvatore Adduce, che almeno ha avuto la dignità di rispondere ad una nostra mail: capisco che in questo periodo è molto impegnato a raggiungere il traguardo di Matera2019, ma deve capire che università=cultura. Ci sarebbero centinaia di motivi per cui la facoltà non dovrebbe essere chiusa, ma anche solo ragionando in termini di candidatura siamo indietro anni luce rispetto alle altre 5 città della short list:
Lecce: http://it.wikipedia.org/wiki/Università_del_Salento
Cagliari: http://it.wikipedia.org/wiki/Università_degli_Studi_di_Cagliari
Ravenna: A Ravenna è presente uno dei poli romagnoli dell’Università di Bologna, comprendente la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali e corsi di studio in Giurisprudenza, Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, Ingegneria, Chimica Industriale e Medicina e Chirurgia.
Vi ha sede inoltre l’Università per la formazione permanente degli adulti ravennate, fondata nel 1985 e intitolata a Giovanna Bosi-Maramotti, una delle sue più celebri presidentesse.
Siena: http://www.unisi.it/didattica/corsi-di-studio
Perugia: http://it.wikipedia.org/wiki/Università_degli_Studi_di_Perugia
Si noti la quantità di corsi di laurea e di iscritti di ogni città… Per quanto riguarda Matera non c’è bisogno di postare link perchè i corsi di laurea si contano sulle dita di una mano: Architettura, Scienze della Formazione e Operatore di beni culturali. Stop. Caro sindaco, la invito vivamente a riflettere.
Un ringraziamento speciale va al presidente Marcello Pittella, per il quale non siamo stati degni di ricevere alcuna risposta alle numerose mail che abbiamo inviato; la peggior offesa che potevamo ricevere era il silenzio, e silenzio è stato. Ma è un silenzio di quelli “assordanti”, non una sola parola è stata spesa in quest’anno solare che è succeduto al comunicato in cui si stabiliva la chiusura; siamo stati dei fantasmi che lottavano contro dei mulini a vento, e purtroppo ci siamo accorti che in questa Lucania ferma al Medioevo non siamo i soli.
Per questo motivo, da oggi, non mi sento e non ci sentiamo più lucani, politicamente parlando.
Grazie.
Giovanni Angelino, Consigliere comunale e Capogruppo del gruppo misto del Comune di Matera lancia un appello ai consiglieri regionali e al presidente Pittella per scongiurare la chiusura della facoltà di ingegneria civile e ambientale presso l’Università di Matera. Di seguito il testo integrale.
Matera sempre più povera. A lanciare l’allarme per l’imminente chiusura della facoltà di ingegneria civile e ambientale presso l’Università di Matera è uno dei corsisti, Fabio Rizzi, che ovviamente punta il dito contro la politica regionale, incapace di garantire un presidio fondamentale per la cultura del nostro territorio.
Personalmente mi sono schierato sin dal principio al fianco dei ragazzi che frequentano questo corso di studi a Matera ma a quanto pare le mie richieste sono state ignorate. Pertanto non posso che chiedere scusa allo studente materano Fabio Rizzi e a tutti i corsisti che speravano di continuare a frequentare questa facoltà nella nostra città. Io purtroppo non lo ha forza di decidere e mi sembra doveroso lanciare adesso un ulteriore appello ai consiglieri regionali di tutti gli schieramenti politici e al presidente Pittella affinchè possano scongiurare questa chiusura attraverso un’azione forte nei confronti del Governo nazionale. Matera non può privarsi della facoltà di ingegneria civile e ambientale e credo che sia doveroso da parte dei consiglieri regionali attivarsi subito per evitare l’ennesimo scippo al nostro territorio. I consiglieri regionali del Materano hanno il dovere di tutelare gli interessi di questi studenti e di mettere da parte le polemiche sul petrolio. Faccio notare infatti che in questa regione da troppi mesi si parla esclusivamente di politiche energetiche e si dimentica tutto il resto. Ma cosa accadrà se la facoltà sarà soppressa? I nostri studenti dovranno andare via dalla nostra città e sopportare disagi per conquistare un titolo di studio per il quale si sono iscritti. Investire in cultura è fondamentale ma occorre farlo non solo con gli eventi ma partendo dall’istruzione. E Matera , già penalizzata dalla Regione per la scarsa percentuale di investimenti destinati alla nostra Università, non può subire anche la beffa di perdere la facoltà di ingegneria civile e ambientale.
Giovanni Angelino, Consigliere comunale e Capogruppo del gruppo misto del Comune di Matera
Paolo Castelluccio : “Rompere il silenzio e la rassegnazione che stanno caratterizzando la chiusura del corso di ingegneria civile ed ambientale della sede di Matera dell’Università”:
E’ il pensiero del consigliere regionale Paolo Castelluccio (Fi) che sollecita in proposito un intervento del Presidente della Giunta Pittella “tenuto conto – sottolinea – che la Regione interviene finanziariamente, ogni anno, grazie alle royalties del petrolio, alle spese di attività dell’Unibas”
Per Castelluccio “la vicenda è ancora più ingiustificata ed incomprensibile se si osservano i dati, basati sulle previsioni di assunzione formulate dalle imprese dell’agricoltura, dell’industria e dei servizi e registrate dal Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro, che parlano chiaro: per l’anno in corso in Italia si prevede l’assunzione di 3.200 laureati in ingegneria e circa 1.500 solo per l’indirizzo civile e ambientale. Ancora, è il Consiglio Nazionale degli Ingegneri a riferire che nel 2014, sinora, sono aumentate le assunzioni di personale con un titolo di laurea ingegneristico: 17.840 contro le 16.360 del 2013. Sono cifre, sia pure modeste, che comunque vanno lette in una situazione di crisi complessiva che da troppi anni si scarica pesantemente sul comparto delle costruzioni con una fase caratterizzata dall’aumento del tasso di disoccupazione oltre che dei lavoratori edili anche di ingegneri, soprattutto al Sud dove il numero di assunzioni di laureati in ingegneria e’ in calo del 21,4%”.
“Ci sono poi aspetti che riguardano i nostri giovani e le loro famiglie che saranno costrette – continua il consigliere di Fi – a costi decisamente superiori rispetto a quelli della frequenza alla sede Unibas di Matera che, tra l’altro, vede ridurre i propri corsi di laurea. Una forte contraddizione – aggiunge Castelluccio – rispetto alle iniziative messe in campo a sostegno della candidatura di Matera Capitale Europea della Cultura 2019. E non c’è da meravigliarsi se l’Unibas, come riferisce oggi l’inchiesta del Sole 24 Ore, è “maglia nera” per studenti fuoricorso di cui l’emigrazione dei giovani lucani verso altri atenei è sicuramente una delle cause più rilevanti”.