Venerdì 1 dicembre 2017 a Matera dalle ore 18 nella sala Levi del palazzo Lanfranchi la Comunità di Sant’Egidio promuove un incontro con Bill Pelke, attivista statunitense contro la pena di morte e grande amico della Comunità di Sant’Egidio nonchè fondatore di Journey of Hope. L’incontro è promosso in occasione della Giornata Mondiale delle “Città per la Vita – Città contro la pena di morte”, che si celebra il 30 novembre in tutto il mondo. La Comunità di Sant’Egidio ritiene che questa figura possa incontrare e dialogare con cittadini e giovani studenti e che possa illustrare altresì l’attuale realtà della pena di morte nel mondo, sensibilizzare e proporre una riflessione culturale, umana e giuridica volta a promuovere una cultura civile e un impegno per la vita e per la legalità.
L’evento, patrocinato dall’assessorato alle politiche sociali del comune di Matera, sara’ presieduto da Paolo Andrisani
Chi è Bill Pelke
Bill Pelke, attivista statunitense contro la pena di morte e grande amico della Comunità di Sant’Egidio. Bill, fondatore di Journey of Hope, conosce la Comunità sin dall’inizio della nostra campagna mondiale per la moratoria. Dal 1998 ha accompagnato l’impegno e il sogno della Comunità di vedere un mondo senza la pena di morte. Bill parla ai giovani nelle università e nei licei di tutto il mondo per cambiare il cuore e la mentalità di tanti giovani, per mettere un volto alla sofferenza della pena di morte, e anche per aiutare a sperare che la vita può cambiare e il male si può vincere.
La storia di Bill ebbe inizio quando sua nonna, catechista ottantenne, aprì la porta a quattro ragazze che le avevano chiesto di raccontare la Bibbia.
Un’ora più tardi, il marito trovò il corpo di Ruth Pelke dilaniato da 12 coltellate, la sua vecchia auto rubata e 10 dollari mancanti dal borsellino. L’assassina – la capo branco, confessò di avere organizzato l’omicidio per fare shopping. Si chiamava Paula Cooper, aveva 15 anni e quando il giudice pronunciò la condanna a morte, nel 1986, nell’aula plumbea si sentì soltanto la voce del nonno che l’aveva allevata: “Ammazzano la mia baby, ammazzano la mia baby”.
Non ci furono dubbi, astute difese, neppure alibi sociologici o razziali agitati per lei, ragazza nera e tormentata da bambina. Ma c’era, in quell’aula del tribunale, un granello di polvere umana che avrebbe inceppato e poi fermato gli ingranaggi della vendetta di stato. Era il nipote della vecchietta uccisa, Bill Pelke. Qualcosa scattò, in quest’uomo di trent’anni che aveva visto la nonna trucidata da una ragazzina. Scattò il meccanismo inverso a quello della vendetta della vittima, il meccanismo del perdono.
Bill Pelke da “vittima che pretende la vendetta” si trasformò in missionario per salvare la vita a chi l’aveva tolta alla persona più cara.
Proprio grazie all’impegno di Bill e alla mobilitazione internazionale, la condanna a morte di Paula Cooper fu commutata in 40 anni di carcere.
La storia di Paula, di Bill e di sua nonna, Nana, ha commosso tante persone, che hanno deciso di continuare a combattere con la Comunità per cancellare la pena capitale.