Il comitato dei genitori lucani SID (Scuola, Inclusione e Diritti) ha inviato una lettera aperta in cui chiarisce le ragioni del ricorso al Tar Basilicata e la sua posizione in merito alle dichiarazioni rilasciate in Consiglio regionale dal governatore Bardi. Di seguito la nota integrale.
Cari genitori lucani,
Siamo quelli tra di voi che hanno promosso il ricorso al Tar contro l’ordinanza del Presidente Vito Bardi che la scorsa settimana ha chiuso anche la scuola primaria e secondaria di primo grado su tutto il territorio regionale.
La nostra non è stata una decisione a cuor leggero, ed è maturata solo dopo aver verificato che le scuole erano diventate il nuovo capro espiatorio dell’opinione pubblica e delle autorità locali, da sacrificare sull’altare della sacrosanta lotta ai contagi, sul quale possano essere bruciati ogni diritto e libertà, a prescindere dalla sua reale utilità. E forse utile più a mascherare limiti ed inefficienze, che a portare un reale contributo alla lotta all’epidemia, nella quale siamo ovviamente coinvolti in prima linea, come tutti i cittadini attenti e responsabili di questo Paese, ansiosi di voltare pagina quanto prima.
Potremmo citare la quantità enorme di studi che dimostrano come le scuole dell’obbligo non siano, in nessuna parte del mondo, moltiplicatori di contagio, come pure erroneamente, istintivamente e diffusamente si è portati a pensare; potremmo portare a ulteriore riprova le risibili cifre dei contagi nelle scuole lucane, che mostrano come i bambini in età scolare siano meno esposti ai contagi rispetto al resto della popolazione – forse proprio grazie alle scuole aperte – e che la giunta regionale è stata costretta finalmente a mostrare, obbligata dal Tribunale grazie al nostro ricorso; potremmo citare il parere di autorevoli esperti, anche lucani, che hanno criticato la decisione come affatto utile a risolvere l’oggettivo problema di sovraffolamento dei nostri ospedali; o potremmo anche citare statistiche che rivelano come al momento dell’ordinanza, i contagi fossero già arrivati al picco, e il successivo decremento che già possiamo in parte cogliere, sarebbe stato del tutto indipendente da quella; ma sappiamo che servirebbe a poco.
Abbiamo quindi deciso di muovere obiezioni concrete e circostanziate, per far emergere la verità, e contiamo di esserci pienamente riusciti.
Il Tribunale ha saggiamente invitato la Regione a riesaminare l’ordinanza di chiusura per sanare i pregiudizi del Diritto all’istruzione, le illegittimità e i contrasti con la normativa nazionale sollevati dal nostro ricorso, rinviando la decisione sulla sospensiva per non gettare ulteriormente la Regione nel caos nel quale è già precipitata, a causa di azioni amministrative scomposte, disordinate e tardive. Ha quindi perentoriamente chiesto una modifica dell’ordinanza, suggerendo che la chiusura cieca e generalizzata di tutti gli istituti scolastici (contraria alla normativa nazionale e ai principi fondamentali della nostra Costituzione, come lo stesso TAR ha accertato), venga limitata a quei Comuni in cui vi è un concreto e documentabile rischio epidemico; e previa verifica della capacità di scuole e famiglie di poter effettivamente ed efficientemente garantire e usufruire di un servizio alternativo. L’ordinanza del Presidente Bardi ha infatti creato diffusi disagi e discriminazioni che non si può far finta di non vedere, e che il Tribunale ha già rilevato essere assolutamente meritevoli di attenzione e tutela.
Rileviamo con disappunto che Bardi ha già dichiarato che non ha alcuna intenzione di adeguarsi al decreto di riesame del Tribunale, annullando l’illegittima ordinanza in vigore e riformulandone un’altra rispettosa della legge e dei principi costituzionali. Crediamo sia una decisione grave e sbagliata, una forzatura irrispettosa dell’equilibrio dei poteri che in questa stagione sarebbe auspicabile e necessaria. Ma siamo tuttavia convinti che, quantomeno riguardo al futuro, la scuola dovrà ora essere trattata per quel che è: non un tutto sommato rinunciabile parcheggio per figli; non un insieme indeterminato di lavoratori qualunque, da porre in smart working con un tratto di penna; ma un presidio fondamentale di crescita e salute fisica e mentale dei nostri figli. È così già oggi in Italia, anche nelle zone rosse, e in tutta Europa. Non vi è ragione alcuna per la quale la Basilicata debba costituire l’unica eccezione.
E per questo continueremo ad essere al fianco delle scuole, delle famiglie, degli studenti, delle autorità scolastiche ed amministrative, con l’obiettivo di portare ogni giorno sempre più sicurezza e sempre più valore alla nostra comunità, anche in questo difficile momento, senza muovere inutili e dannose guerre di religione, auspicando che il presidente Bardi non disattenda l’invito dei Giudici Amministrativi.
In questo momento così difficile per tutti, i genitori che si mettono di traverso e si oppongono ai tentativi di ridurre il contagio sono un elemento di vergogna, di cui avremmo fatto volentieri a meno. Dovremmo essere più uniti ed avere fiducia nelle istituzioni. Anche se i contagi fossero bassi come dicono, ogni contagio in meno è sempre un qualcosa di positivo. Non è tutta colpa della scuola, ci mancherebbe ma è anche per la scuola che siamo in questa situazione. Dobbiamo ascoltare ciò che dicono i medici, capiamoci: i contagi che partono dalle scuole sono i più difficili da fermare perchè nel nucleo familiare i contagi sono praticamente certi, ancor più perchè (grazie a Dio) i bambini sono quasi sempre asintomatici. Una domanda a questi genitori che si nascondono dietro il diritto all’istruzione (che comunque in qualche misura viene garantito dalla didattica a distanza): ma se il tasso di letalità nella fascia di età 0-18 anzichè essere 0%, fosse stato dell’ 1-2%, li avreste mandati a scuola i vostri figli??? Ebbene pensate anche ai loro nonni…
Parole d’oro Gardner. Purtroppo dietro ad ogni forma di protesta c’è sempre una matrice politica che fa da spinta. Cerchiamo di essere responsabili ed obiettivi, perché per quanto mi risulta nelle scuole di Matera ci sono stati diversi casi di covid che poi ha avuto delle ripercussioni nel nucleo famigliare.
Cerchiamo di essere ragionevoli e non facciamoci trasportare da interessi personali.