Dopo la conferenza stampa del presidente del Consiglio con l’annuncio della Fase 2, la Conferenza Episcopale Italiana ha inviato una nota in cui protesta su “Il disaccordo dei vescovi”, in cui evoca addirittura la violazione della “libertà di culto“. “I Vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale”, afferma la Conferenza episcopale italiana nel comunicato.
Ora, dopo queste settimane di negoziato che hanno visto la Cei presentare Orientamenti e Protocolli con cui affrontare una fase transitoria nel pieno rispetto di tutte le norme sanitarie, il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri varato domenica scorsa esclude arbitrariamente la possibilità di celebrare la Messa con il popolo. Alla Presidenza del Consiglio e al Comitato tecnico-scientifico si richiama il dovere di distinguere tra la loro responsabilità – dare indicazioni precise di carattere sanitario – e quella della Chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia.
E dopo le lamentele è arrivato il dietrofront di Conte: “La Presidenza del Consiglio prende atto della comunicazione della CEI e conferma quanto già anticipato in conferenza stampa dal Presidente Conte. Già nei prossimi giorni – si legge in una nota – si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza”.
Le messe erano state negate nel discorso di Conte durante la conferenza stampa. Ma non appena i vescovi si sono lamentati, il premier ha annunciato il protocollo, che sarà ratificato nelle prossimi giorni per far ripartire le Sante Messe probabilmente dal 10 maggio, secondo quanto si è appreso.
Di seguito l’appello al premier Conte per far celebrare le Sante Messe pubblicato su facebook da Monsignor Filippo Lombardi, parrocco della parrocchia Maria Madre della Chiesa, nel quartiere Serra Rifusa di Matera
Presidente Conte,
un grazie sincero per come state guidando il Paese in questa prova difficile e prolungata del corona virus.
I fedeli cattolici, guidati dai loro Pastori, hanno dimostrato grande senso di responsabilità, nell’attenersi alle norme che vietavano la celebrazione della Messa, dal primo momento e ancor prima della chiusura definitiva del 9 marzo, evitando da subito di scambiarsi il segno di pace, di usare l’acqua benedetta entrando in chiesa, ricevendo la comunione sulla mano.
Credo che con altrettanto senso di responsabilità da parte del Governo si dovrà concedere la celebrazione della Messa e di altri sacramenti, ricambiando la fiducia nei confronti di coloro, fedeli, Vescovi e preti, che ogni giorno non solo pregano, ma si prodigano per il bene comune, per la salute, per la tenuta sociale delle comunità, venendo incontro alle necessità spirituali e materiali di tante, troppe famiglie in difficoltà, dando alimenti, pagando bollette, sostenendo economicamente.
Alla Chiesa cattolica tutta, come ad altre confessioni religiose, sta a cuore il bene e la salute dei cittadini, per questo si è aderito prontamente a mettere in atto tutte le indicazioni proposte, ma nel momento in cui si aprono fabbriche, trasporti, negozi, parchi per esercizi fisici… non vedo come non si possa e debba concedere la partecipazione alla Messa, non come un privilegio concesso alla Chiesa cattolica, ma come il riconoscimento di una necessità insopprimibile quale il sostegno spirituale, che possa tenere viva la fiducia e la speranza.
La Chiesa cattolica ha fatto prevalere il buon senso e la ragionevolezza nel privilegiare la salute dei cittadini, con altrettanta ragionevolezza e buon senso si riconosca che altrettanto importanti sono le esigenze spirituali dei fedeli.