Nel Sasso Barisano, in prossimità della Chiesa di Antonio Abate nel Sasso Barisano circa cinquecento persone, tra materani e turisti, hanno partecipato quarantesima edizione della festa della Crapiata offerta da Nino Festa. Al costo simbolico di un ero è stato offerto un piatto della tipica crapiata materana accompagnato da un buon bicchiere di vino.
La crapiata è un piatto che ricalca fedelmente la cottura di un cibo povero. Ceci, lenticchie, fave, piselli, cicerchie rappresentavano i prodotti della terra lavorata dai contadini materani e nella serata del 1 agosto la crapiata diventava il piatto di ringraziamento al signore per la raccolta. Per la quarantesima edizione della festa della Crapiata sono stati messi a bagno circa 190 chilogrammi di legumi e una ventina di chili di patate, una quantità che si è raddoppiata con la cottura. Alla sagra della Crapiata di Nino Festa ha partecipato anche il sindaco Adduce, che ha scherzato con gli organizzatori vestendo per qualche minuto i panni del cameriere per servire la crapiata ai materani che in quel momento hanno raggiunto il luogo in cui si distribuiva il piatto tradizionale composto da una serie di legumi. Unica nota stonata lo smog provocato dalle automobili che nelle ore notturne percorrevano nei due sensi di marcia la strada di via Fiorentini, senza preoccuparsi di coloro che avevano deciso di festeggiare nei vicinati di via Fiorentini la sagra della Crapiata.
A distanza di poche decine di metri e sempre in via Fiorentini, la sagra della Crapiata è stata festeggiata anche presso l’Enoteca provinciale con una degustazione di grano e legumi in panella. La serata è stata allietata per oltre tre ore con canti e balli grazie all’esibizione live del gruppo musicale materano “Ragnatela Folk”, che può vantare nel suo repertorio tutte le canzoni che fanno parte della tradizione folk che ha accompagnato la comunità materana nei vicinati degli antichi rioni Sassi.
Michele Capolupo
Tradizione, identità, cambiamento, il contributo di Francesco Paolo Francione di carattere socio-antropologico che prende lo spunto dalla festa della crapiata del 1 agosto a La Martella.
Coloro che dedicano parte del loro tempo ad organizzare eventi rievocativi di antiche tradizioni popolari, più o meno radicate nel territorio, meritano un corale e pubblico riconoscimento poiché rafforzano (o almeno mantengono in vita) un legame che il tempo naturalmente tende a logorare tra vecchia e nuova generazione, tra giovani e anziani, tra bambini e adulti: cercano di salvaguardare la storia e l’identità di una comunità e di una popolazione.
A La Martella, qualche giorno fa, si è conclusa la tre giorni di festa per rivivere la “crapiata”: era, nel borgo contadino di 60 anni fa, un evento festoso di ringraziamento al Padreterno per la conclusione di un anno di lavoro. Il raccolto era messo al sicuro e nel “vicinato”, cioè, negli spazi che si allargavano lungo la strada e dinanzi alle case, le mamme portavano una gran varietà di cereali e li cuocevano in una grossa caldaia. I ragazzi, in genere, non avevano una gran voglia di mangiarne, ma erano attori di primo piano nello svolgimento del rito. I padri riprendevano discorsi di lavoro, lamentavano le spese eccessive sostenute per la mietitura, speravano in un buon prezzo del grano e degli altri cereali : abbondante o meno che fosse stato il raccolto, un ciclo, comunque, s’era chiuso e ci si doveva preparare ad avviarne un altro.
Oggi, per pura coincidenza, il rito della crapiata si è celebrato in un borgo che sta cambiando faccia: marciapiedi nuovi , asfalto rinnovato, qualche spazio ricavato per il parcheggio delle macchine che sono ormai elementi necessari delle nuove forme di vicinato, alcune disattenzioni di ordinaria italianità . Ma il fatto importante è che, nella piazza del borgo, un team di volenterosi, prepara e distribuisce crapiata e/o ” fedda rossa” ad un mare di gente che partecipa, chiacchiera e si gode la festa gironzolando per le immancabili bancarelle. Mai s’erano viste tante macchine parcheggiate lungo la strada fino al ponte di Timmari e poco dopo il ponte di Guirro, all’ingresso del borgo. (Se vanno così le cose, sarà necessario, per il prossimo anno, pensare a grandi parcheggi!) Quest’anno, poi, la “crapiata” del 1° agosto è stata preceduta e accompagnata da eventi che la trascendono e le danno maggiore risalto: il coinvolgimento, infatti, del comitato di “Matera 2019” e l’avvio della ristrutturazione del cineteatro hanno dato al tradizionale raduno una veste culturale di maggiore spessore, nel tentativo di portare anche in Europa il significato e il valore di queste usanze contadine per conservare, il più a lungo possibile, la memoria di una società e di uno stile di vita scomparsi da qualche decennio: il passato è stato lanciato in un futuro che tutti vorrebbero radioso, democratico ed europeo. E l’auspicio trae forza ed autorevolezza dalla presenza del Sindaco della città di Matera che , sul palcoscenico del rito, ha coinvolto vecchi e nuovi protagonisti per spingerli verso una comune crescita culturale e sociale.
Qualcuno, soprattutto tra gli anziani, con disappunto e sorriso nostalgico, avrà potuto osservare che, in verità, la crapiata, non era proprio così. E’ vero, ed è una osservazione che si ripete in simili circostanze. Anche a proposito della festa della Madonna della Bruna del 2 luglio si sentono spesso lamentele per il fatto che la tradizione religiosa dei materani verrebbe “tradita” in più punti. Capriccio della semantica nella lingua italiana: “Tradizione” e “Tradimento” hanno significati che si richiamano e si intrecciano in un complicato groviglio .
Tramandare alle giovani generazioni un messaggio e/o dei valori da parte degli anziani comporta il rischio,naturale, che vengano male interpretati. Talvolta il linguaggio resta identico : così, il giorno della Madonna della Bruna, è momento di forte richiamo la processione dei “pastori” che si svolge all’alba, ma oggi del pastore c’è solo la maschera. Tal’altra restano identici il linguaggio e la cornice essenziale del rito : nella crapiata dell’altro giorno a La Martella c’era il miscuglio di cereali ( grano, ceci,fagioli , fave etc.), tutto ben cotto e gustoso, ma nessuno si intestardirebbe a trovare grandi somiglianze tra la festa di oggi e quella degli anni ’50. Era un rito della negletta società contadina, è, oggi, uno dei tanti eventi consumati dalla società di massa alla ricerca di una dimensione a misura d’uomo.
D’altra parte, a ben pensarci, è la vita stessa che vola sulle ali di un magico equilibrio tra conservazione e cambiamento. E questa legge ogni persona la porta incisa sulla sua pelle. Fino a quando, infatti, un individuo sta in buona salute, è capace di “raccontarsi” e raccontare ad altri la sua storia; “si riconosce” anche nel corpo abbastanza mutato , ” riconosce” i suoi luoghi e sente di abitare la sua casa : ha, insomma, piena consapevolezza di essere se stesso. Ma, lo è veramente ? E il suo corpo di bambino , la sua faccia , i suoi capelli, la sua bellezza, dove sono finiti? Quanti cambiamenti la sua mente ha dovuto registrare senza farsi travolgere dal dubbio di non essere più se stesso.
C’è forte analogia tra la persona e il corpo sociale: anche in questo la “tradizione” subisce graduali e profondi cambiamenti, ma qualcosa della sua storia passata viene trasmessa alle nuove generazioni, a condizione, però, che permanga l’armonia dei tempi e dei modi.
Si immagini, per semplificare con immagini di fantasia, che personaggi straricchi arrivino a Matera e, incantati, decidano di comprare i palazzi più prestigiosi della città, di restaurarli e di “rinominarli”( cioè, dare loro un diverso nome) a gloria del proprio casato : la maggior parte delle persone si disorienterebbe in un babelico caos e tracce importanti di storia e di identità si disperderebbero al vento.
Anche per La Martella, in piccolo, potrebbe valere la fantasiosa ipotesi: pochi troverebbero ” l’ospedaletto” che è sempre stato indicato come “ambulatorio”, invano si cercherebbe l’orto o i manufatti di Gorio e di Lugli, o l‘aria pura della campagna, se la coscienza civica degli abitanti e le autorità competenti non stabilissero delle regole per la conservazione dell’ambiente e del patrimonio comune. Sarebbe molto difficile “riconoscere” quel luogo e “riconoscersi” in mezzo a strutture poco coerenti con l’originale planimetria del borgo. A tal proposito, anzi, anche il comitato per Matera 2019 che si avvale di giovani e competenti professionisti potrebbe, forse, dare un valido contributo per consolidare l’immagine della città di Matera e del suo territorio individuando spazi e manufatti che da molto tempo attendono una ridefinizione coerente con i cambiamenti che si vanno realizzando.
In casi estremi il cambiamento potrebbe provocare la distruzione della stessa identità di una comunità: i valori della tradizione non solo non vengono riconosciuti e accettati, ma sono di fatto rinnegati: si verifica un vero e proprio “tradimento” della storia e della cultura trasmesse dalle vecchie generazioni. Si potrebbe pensare, per chiarire e semplificare, ad alcune feste di secolare tradizione che, in alcuni paesi, come talvolta racconta la cronaca, sono fortemente condizionate e manipolate da gruppi malavitosi che intromettono i loro particolari interessi nel tessuto del rito popolare.( Alcuni anni fa, anche per la festa della Madonna della Bruna a Matera si era venuta a creare un simile rischio).In questi casi, per fortuna rari, la comunità “si racconta” e “si tramanda” con linguaggio ambiguo e contraddittorio perché è turbata dalla copertura che il rito celebrativo offre ad un complesso di disvalori che si contrappongono in maniera radicale al messaggio di solidarietà che s’intendeva trasmettere.
Tale breve digressione illumina e fa emergere il ricco significato che racchiude un rito popolare nella misura in cui riesce a far convivere passato, presente e futuro. Ed è precisamente questo il merito che si voleva riconoscere alla “crapiata” rivissuta a La Martella: una radicata tradizione del mondo contadino materano, un rito fondante della civiltà agricola, in cui si è riusciti ad intrecciare una molteplicità di significati e di intenti, arricchendone i valori con uno sguardo lanciato in un futuro migliore per la cui realizzazione si richiede il contributo di tutti, dai bambini che cominciano a scrivere le prime lettere agli anziani che riorganizzano in bella copia la storia della loro comunità.
Francesco Paolo Francione
Sulla tradizione materana legata alla gastronomia è arrivato anche un contributo della Camera di Commercio di Matera, che riportiamo integralmente.
Gastronomia fa crescere offerta turistica della provincia di Matera
La fragranza e i sapori genuini della variegata cucina locale, offerta in questi giorni nelle sagre dei nostri centri e su iniziativa di enti e ristorazione, accrescono l’appeal dell’offerta turistica dei 31 centri della provincia di Matera e confermano la validità di quanto messo in campo dalla Camera di commercio con il progetto di valorizzazione della Dieta mediterranea. A confermarlo è il crescente interesse verso la “tipicità’’ della buona tavola imbandita con vino, pane, companatico (salumi, formaggi ecc), ma anche focacce, dolci e biscotti, prodotti dell’orto conditi con olio extravergine di oliva e le degustazioni di primi piatti di pasta fatta in casa e condita con sughi di carne locale o a base di cereali, come la caratteristica “crapiata’’ di Matera , che costituiscono un motivo in più per partire alla visita di monumenti, compiere escursioni o partecipare a spettacoli e sagre che animano i 31 centri della provincia di Matera. “ La tendenza –ha detto il presidente della Camera di commercio di Matera, Angelo Tortorelli- a diversificare e a potenziare l’offerta con le tante attrattive del mangiar bene e sano conferma la bontà delle scelte degli enti locali, l’attività degli operatori economici e delle associazioni che stanno lavorando sulle produzioni genuine di filiera. La Camera di commercio ha favorito e continua a favorire questo processo con progetti che nel recente passato hanno riguardato la pasta di grano duro e le “Terre del Pane’’ , le tre edizioni del progetto Siaft che ha consentito di promuovere agroalimentare e turismo fino al progetto di Dieta Mediterranea, con la istituzione a Matera di un Centro internazionale per gli studi e la cultura di questo importante settore riconosciuto come bene tutelato dall’Unesco. Tutto questo ci ha portato a realizzare un lavoro di archiviazione sulla tradizione culinaria locale e di un prodotto multimediale, che ha ricevuto premi e attestazioni come il “Gustaminori’’ e dell’Accademia Barilla, e a breve l’avvio di corsi per cuochi con la Scuola internazionale di cucina Alma”.
La fotogallery della Sagra della Crapiata offerta da Nino Festa e celebrata nell’Enoteca provinciale (foto www.sassilive.it).