Mercoledì 12 dicembre 2018 alle ore 16,30 nella sala rosa del Palazzo Marchesale di Pomarico il Censaba, Centro Studi Anziani in Basilicata e il Circolo della Cultura di Pomarico presentano l’incontro “Il Matrimonio per Procura”.
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Con questo evento anche Pomarico sarà presente in Europa: il MIBAC (Ministero dei Beni Artistici e Culturali) con la concessione alla nostra ricerca del marchio dell’Anno europeo del patrimonio culturale 2018 ha permesso di diffondere un bene della comunità pomaricana poco conosciuto.
Tutto questo grazie all’impegno dei partecipanti del Circolo della Cultura di Pomarico che da dieci anni frequentano programmi di Lifelonglearning attraverso il Metodo della Ricerca Partecipativa.
Quest’ultima, di lunga tradizione è ricerca, formazione e lavoro socioculturale. In essa si integrano le metodologie dell’indagine, del coinvolgimento e dell’agire.
Ricercare in modo partecipativosignifica coinvolgere persone o gruppi di persone (parti interessate) che sono legate al tema dello studio sin dall’inizio come partner paritari nel processo di ricerca.
I progetti di ricerca sono quindi partecipativi, se queste persone sono intese come partner di ricerca attivi e hanno dato una reale misura di codeterminazione.
Il secondo degli appuntamenti dei Circoli della Cultura di Basilicata, programmati per l’anno Europeo del Patrimonio Culturale.
LA CHIESA DI SAN GIOVANNI BATTISTA di POMARICO
La nostra ricerca parte dalla nascita e dall’evoluzione dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni Battista di Gerusalemme. Siamo nella terra di Melfi, Matera e Grassano. Nello specifico la Commenda di Grassano risultava essere la più ricca e tra i suoi possedimenti, ubicati in tutta la Basilicata, apparteneva anche la Chiesa di San Giovanni Battista di Pomarico. La Grancia di Pomarico è molto interessante perché evidenzia l’adattamento dei Cavalieri di Malta a stilemi costruttivi locali. La Chiesa, esistente in una Visita Pastorale del 1544 redatta dal Rev.mo Giovanni Michele Saraceno, nel Cabreo del 1737 e in quello del 1764, era descritta in maniera molto accurata, vengono elencati i beni presenti all’interno come altari, tele, affreschi e suppellettili in argento. Essa era a navata unica con accesso a ponente sul lato lungo e anche dopo la soppressione dell’ordine risulta consacrata.
Nel 1774, la Cappella di San Giovanni Battista viene venduta con regolare atto alla Famiglia dei De Primis dal Commendatore dell’Ordine Francesco Marulli, decretando così la fine dell’Ordine Gerosolomitano a Pomarico. Successivamente i De Primis inglobano la Chiesa nella loro casa palazziata facendo di essa una Cappella privata. Dalla fine dell’800, l’immobile è di proprietà della famiglia Salvati, la quale, abbandonando il paese di origine molti anni fa, ha compromesso l’integrità anche della Cappella stessa. Al suo interno non rimane nulla di ciò che ci viene tramandato nei Cabrei, se non la struttura che ha resistito al terribile terremoto del 1980.
Da alcuni documenti rinvenuti nell’Archivio Parrocchiale di Pomarico è l’unica Chiesa in cui venivano effettuati matrimoni per procura, probabilmente l’ultimo quello del 19/12/1734 tra Dottor Pacullo Domenico e Russo Anna.
Il matrimonio per procura
Il codice civile del 1865 ammetteva il matrimonio per procura esclusivamente a vantaggio del re e della famiglia reale (art. 99); in tutti gli altri casi, a norma dell’art. 99 l’Ufficiale dello Stato Civile doveva, infatti, ricevere la dichiarazione di consenso- “la dichiarazione che esse si vogliono rispettivamente prendere in marito e in moglie”- da ciascuna delle parti personalmente, l’una dopo l’altra. Il matrimonio per procura ha trovato un’organica disciplina solo all’interno del codice civile del 1942, nell’art. 111 cod. civ., il quale integra e armonizza gli interventi compiuti dal Legislatore in occasione della I guerra mondiale e della guerra di Etiopia.
Fino a qualche decennio fa i matrimoni per procura interessarono soprattutto le ragazze con altri italiani in giro per il mondo fin dall’inizio del ‘900.
Anche fra i reali avvenivano i matrimoni per procura, ma per loro le ragioni che spingevano a combinare i matrimoni erano politiche. Per il popolo erano esigenze di cambiamento delle proprie condizioni di vita, non ultimo veri e propri bisogni di sopravvivenza “Sistemarsi” significava “sposarsi” perché allora il matrimonio sia per gli uomini che per le donne era sinonimo di maturità e “valore sociale e religioso”. Ad accompagnare la sposa in chiesa era il padre, o un fratello. Sulla porta cedeva il braccio della giovane a colui che dallo sposo aveva ricevuto delega a rappresentarlo.