Antonio Paolicelli, presidente dell’associazione Cavalieri di Maria Santissima della Bruna della città di Matera, ha inviato una nota con alcune riflessioni sulla Festa della Madonna della Bruna. Di seguito il testo integrale.
Domenica 9 luglio, è stata la giornata dedicata alla celebrazione dell’Ottavario della Festa del 2 di luglio. Dopo la celebrazione della Santa Messa, la statua della Sacra Immagine della Madonna è stata portata a spalla fra le vie della città vecchia. La processione per i Sassi Caveoso e Barisano ha avuto,come sempre, una grande partecipazione di popolo. Con l’Ottava si sono conclusi i festeggiamenti in onore della Madonna Maria SS. della Bruna per l’anno 2023.
La venerazione della Madonna della Bruna da parte del popolo materano e la Festa in suo onore si perdono nella notte dei tempi.
Infatti, bisogna risalire al 1365 quando fu eletto arcivescovo Bartolomeo Prignano, presule della cattedrale dedicata a Santa Maria di Matera. Egli, eletto Pontefice nel 1378 con il nome di Urbano VI, decretò la solennità liturgica della Visitazione, fissando la Festa per il 2 di luglio del 1380.
Inoltre, le antiche icone della Madonna, affrescate dai monaci latini e greci nelle innumerevoli grotte del territorio murgico e anche nell’abitato, indicano che il culto della Madonna era già esistente da molto prima. La devozione alla Madonna della Bruna veniva ogni anno manifestata con profonda fede dai materani, apertamente e solennemente, con grande affluenza di fedeli alla Festa che si svolgeva ogni anno il 2 di luglio e nella quale i materani portavano in processione la sacra immagine della Vergine.
Era stato sempre così, fino a quando, nell’anno 1500, il conte Giovanni Tramontano, padrone della contea di Matera, volle aggiungere alla processione la sua carrozza più bella è più lussuosa per il trasporto della statua della Madonna. La statua fu fatta costruire appositamente da insigni artigiani dell’epoca e vestita con un abito di stoffa preziosa, lussuosamente adornato e riccamente ricamato con fili d’oro e d’argento, tempestato di perline.
Intorno alla carrozza, il Conte volle i suoi armigeri (soldati spagnoli sotto il suo comando) come scorta d’onore, vestiti in pompa magna con le loro divise e le loro armature splendenti, con i loro pennacchi e piume colorate e sventolanti, con le loro gualdrappe più preziose e vistose, con i loro meravigliosi mantelli colorati sopra i loro magnifici destrieri anch’essi lustrati degnamente per la Festa e addobbati con fiori e nastrini colorati, piumini e campanellini, con i finimenti ben sgrassati e le borchie ben lucidate.
È stato questo il momento fondante di tre elementi essenziali nella festa: la Carrozza (attuale Carro Trionfale); laStatua della Madonna della Bruna (costruita nelle giuste dimensioni per l’apposito trasporto sulla carrozza); gli Armigeri a cavallo (attuali Cavalieri di Maria SS. della Bruna, anch’essi ancora oggi vestiti con i costumi tradizionali vagamente spagnoleschi). Questi tre sono diventati gli elementi imprescindibili e inseparabili e formano i pilastri storici e plurisecolari della processione e della festa dedicata a Maria SS. della Bruna.
Oltre a questi tre elementi fondamentali ci sono altre componenti da non sottovalutare se si vuole che la Festa in onore di Maria SS. della Bruna riesca in tutte le sue fasi, in tutta la sua bellezza e in tutta la sua grandiosità e tradizione.
Una di queste è l’Auriga che con tanta maestria deve saper guidare il Carro Trionfale. l’Auriga attuale è un maestro ed un grandissimo esperto nella guida dei Carri e del trattamento dei cavalli. Egli viene coadiuvato dai suoi collaboratori e addetti ai muli. Anche questi collaboratori sono molto bravi e preparati perché hanno un ruolo cruciale vicino ai muli specialmente durante alcune manovre e fasi molto delicate dello svolgimento della Festa.
C’è poi la squadra dei difensori del Carro Trionfale,altro elemento importantissimo, formata da numerosi volontari che con tantissimo sacrificio e grandissima passione e devozione alla Madonna fanno il loro dovere e svolgono la loro parte di difensori.
Altra parte fondamentale è la Processione dei Pastori, che da secoli si svolge la mattina presto, con l’inizio della messa all’alba. Anche questa parte della festa è così sentita e seguita che vi partecipano entusiasticamente tantissime donne, uomini, ragazzi e ragazze, anziani e bambini. Tutti cantano, ballano, urlano, gridano e pregano al suono dei tamburelli e degli spari delle batterie che li precedono con il loro frastuono assordante. La folla corre, tentando di precedere la batteria dei fuochi e degli spari, sfidandoli in una gara simbolica di forza e di velocità in una nube avvolgente e magica di fumo acre degli spari. In quei pochi minuti di allegra tensione si ritrovano come protagonisti: il fumo, gli spari dei mortaretti che esplodono uno dietro l’altro con grande velocità e ritmicità, i fischi assordanti delle girandole, il botto finale conclusivo degli spari e il boato delle grida di entusiasmo della folla. È questa la bellezza e la vivacità entusiasmante che si crea fra i partecipanti alla processione e gli abitanti dei rioni interessati. La “batteria di spari” è, quindi, un momento irripetibile ed irrinunciabile per questi festanti, che vivono momenti di gioia collettiva, consapevoli nel profondo del loro cuore di partecipare alla festa nella gioia e nella preghiera in onore della Madonna della Bruna.
Altra componente importantissima sono le luminarie, in dialetto “la lumnazian”. Sotto la quale i materani fanno un bel giro, “son’aggjj a sposs”, vanno a passeggio con il vestito nuovo sotto tutte queste luci colorate e sfavillanti, per ammirarne la bellezza e al contempo farsi ammirare. Si immergono in questo splendore accecante come in un bagno rilassante ed inebriante di luce, di calore e di colore.
Alla fine ci sono i fuochi d’artificio, una conclusione della Festa armoniosa di colori, di suoni e di gioiosa allegria. Essi da secoli si sono sempre svolti sopra a “Murgia Timone” un vero e proprio palcoscenico naturale dove i fuochi si esibiscono come grandi attori nel finale di una bella favola. Essi, pertanto, devono essere ideati e confezionati da grandi esperti con molta cura per poter superare quelli dell’anno precedente, con gusto e senso della bellezza nella scelta dei colori e della loro esplosione nell’aria, una scelta quasi spirituale della loro utilità e della loro grandezza.
I fuochi d’artificio sono una componente importantissima anche perché danno la cadenza allo svolgimento della Festa. Infatti, con la cosiddetta “chiamata”(botto iniziale) viene dato l’avviso dell’inizio della Festa o dell’inizio della Processione. In qualunque zona della città si trovino, i materani possono sentirne il suono e comprendere cosa stia accadendo. Con “l’arrivo” (botto di arrivo) si comprenderà che la statua della Madonna è arrivata alla chiesa di Piccianello; “l’avvio” (botto di avvio) indica che la processione ha avuto l’avvio; infine, il “botto finale panoramico sopra a Murgia Timone” che comunica a tutti la fine della Festa del 2 di luglio il termine del giorno più lungo delle celebrazioni in onore della Madonna della Bruna.
E’come la visione di un bellissimo film che non si desidera assolutamente che finisca e arrivi alla fine ma che purtroppo la fine arriva inesorabilmente.
Da ciò il detto materano “Sjm rimanit com o dij d ligh”, siamo rimasti come il due di luglio.
Quindi, i fuochi d’artificio hanno da sempre costituito un vero e proprio linguaggio non parlato né scritto durante tutti i festeggiamenti, essi oltre ad essere uno spettacolo a sé, nel contesto della Festa diventano una parte fortissima d’arricchimento dell’insieme. I fuochi d’artificio devono essere per tradizione assolutamente quanto più belli, più colorati, più luminosi e più fragorosi possibile. Il botto iniziale e Il botto finale, devono essere così potenti da aprire e chiudere degnamente i festeggiamenti, tanto da far rimanere “alluccht” (estasiati e imbambolati) gli spettatori.
C’è anche la musica, condimento immancabile in questa Festa, irradiata magistralmente da bande musicali mobili che girano per le strade del centro storico e per i rioni della città. Una musica eseguita ed interpretata con grande maestria da orchestre di fama e di notevole importanza. Orchestre che suonano i più bei pezzi di musica classica che entusiasma sia gli intenditori che i semplici ascoltatori.
Infine, c’è lo “Strazzo del Carro Trionfale”, momento conclusivo di una lunghissima giornata di festa. Il Carro Trionfale ricco di angioletti e di statue di cartapesta, nel tragitto da piazza Duomo fino a piazza Vittorio Veneto, luogo in cui avverrà la sua distruzione, viene scortato e difeso da un nutrito drappello di Cavalieri, che lo seguono a file di quattro o cinque serrate una dietro l’altra creando una barriera insormontabile per la folla che preme da dietro per passare e raggiungere il Carro. Ci sono, inoltre, davanti e dietro i Cavalieri squadre di volontari “Collaboratori” bravissimi e coraggiosi ragazzi che formano mano nella mano dei cordoni per non far avvicinare la folla ai cavalli e al Carro. Intorno al Carro Trionfale ci sono i volontari “Angeli del Carro” che difendono anche loro coraggiosamente e direttamente il Carro dagli assaltatori.
Lo “Strazzo del Carro Trionfale”, nel profondo della tradizione popolare materana e nel più profondo del cuore di ogni materano, non è assolutamente uno “Spettacolo folcloristico di piazza” come qualcunocon estrema leggerezza ha voluto interpretare e sancire ultimamente, ma è ed è sempre stata una viscerale e profonda cerimonia sacra di partecipazione di popolo dovuta alla devozione per la Madonna della Bruna riconosciuta come la Santa protettrice della città di Matera.
Per ogni famiglia materana, infatti, riuscire ad avere in casa un pezzo anche piccolissimo del Carro Trionfale che è stato benedetto e sul quale è stata trasportata la statua della SS. Madonna della Bruna è un simbolo sacro e profondamente religioso di prosperità, di benedizione della SS. Madonna e di grande auspicio di benessere futuro per tutti i componenti della famiglia.
Ecco da dove proviene questa convinzione di sacralità del Carro Trionfale e quindi l’accanimento anche incauto per riuscire ad accaparrarsi anche un solo piccolo pezzettino di esso. Altro che spettacolo folcloristico e di piazza come qualcuno vuol far credere.
Questa è la sublime bellezza della secolare tradizione di una Festa dedicata con devozione profonda alla Madonna della Bruna, patrona della città di Matera e madre viva e presente da tantissimi secoli nel cuore e nell’anima dei materani.
La Festa nel suo insieme è come un quadro pittorico di inestimabile valore, amato visceralmente da ogni materano e apprezzato ormai in tutto il mondo.
In questo grandissimo capolavoro ogni elemento ha il suo giusto posto, il suo ruolo e il suo valore. I soggetti, i colori e le forme si esaltano l’un l’altro formando una mescolanza di colori con sfumature e tonalità cromatiche infinite e realizzano un’apoteosi di vera e propria arte pittorica. La religiosità, la profonda spiritualità e la devozione totale sono racchiuse e enfatizzate in una bellissima cornice, che non è più reale, ma sconfina in un’illusione fantastica.
Tutti questi elementi della festa della Madonna della Bruna costituiscono un unicum inscindibile, proprio come i tasselli di un mosaico: essi non si possono toccare o scomporre, se non si vuole irrimediabilmente rovinare l’intera opera d’arte.
Gli elementi storici di questa tradizione plurisecolare, che nell’immaginario collettivo e nel cuore dei materani sono diventati intoccabili, sono invece da curare e preservare, poiché pensare di poter organizzare la Festa senza uno di questi elementi o di dimezzarne la loro presenza sarebbe un attacco all’arte pittorica e spirituale contenuta e disegnata in questa Festa e nella sua tradizione secolare. Sarebbe un guastare il bello, come quando, nel restaurare un’opera d’arte, se ne vanno a modificare le caratteristiche distintive rendendo l’opera irriconoscibile perché privata della propria identità.
E, dunque,bisogna prima di tutto comprendere tutti questi fattori e poi tenerli sempre presenti quando si va ad organizzare la Festa della Madonna della Bruna. Mettere da parte alcuni o un solo elemento importante di quest’opera d’arte vuol dire danneggiarla irreparabilmente e far star male chi la sente sua, “i materani devoti alla Madonna e appassionati della Festa” che vogliono a loro volta custodire e mantenere gelosamente le proprie tradizioni.
Secondo il mio modesto e personale parere di cittadino materano, di devoto alla Madonna della Bruna e di appassionato della Festa andare a toccare e cambiare qualche punto fondamentale della Festa, come sopra ho specificato, diventa un vero e proprio crimine e un attentato al patrimonio culturale e storico di un popolo. Invito pertanto, per il futuro, tutti gli organizzatori della Festa e tutti i responsabili istituzionali a riflettere e ad agire di conseguenza, per non mortificare e privare nessuno delle proprie convinzioni storiche e religiose e del proprio essere.
Ben detto grazie