È stato discusso martedì 22 febbraio a Potenza, presso l’Università della Basilicata, l’elaborato finale di laurea, afferente al corso magistrale in Storia e Civiltà europee, da parte dello studente montese Cosimo Bernalda, sull’Arcidiocesi di Acerenza e Matera durante il lungo episcopato di mons. Anselmo Pecci (1907-1945); vescovo che, attraverso la propria azione pastorale, rese grande la città di Matera.
Monsignor Pecci fu ordinato sacerdote il 13 settembre 1891, pronunciati i voti monastici il 24 dicembre 1895, scelse di chiamarsi, in religione, Anselmo.
A soli 34 anni divenne vescovo di Tricarico; infatti, il 22 gennaio 1903, fu nominato vescovo da papa Leone XIII e il 28 giugno fu consacrato vescovo di Tricarico.
Nel 1906 fu nominato amministratore apostolico di Acerenza e Matera e un anno dopo Pio X lo nominò arcivescovo di Acerenza e Matera dove vi rimase fino al 1945, quando decise di ritirarsi a vita privata nella badia di Cava.
Fondamentali furono le sue continue denunce nei confronti della Santa Sede, a causa dell’eccessiva frammentazione che caratterizzò per secoli la storia di queste due Diocesi unite, richiedendone più volte l’effettiva separazione, avvenuta solo nel 1954.
Importante fu l’impulso che diede per la nascita dei movimenti di Azione Cattolica in tutte le parrocchie di Acerenza e Matera, oltre ad operarsi,nel corso della Grande Guerra, per l’assistenza alle famiglie dei soldati e dei caduti in guerra.
Organizzò asili d’infanzia per un’adeguata educazione dei bambini, fu tra i promotori della fondazione di un moderno ospedale a Matera, dove vi realizzò, soprattutto, l’opera più importante del suo quasi quarantennale episcopato, la Casa della Carità per il ricovero degli anziani.
La ricerca d’archivio di Bernalda, con la collaborazione del personale dell’Archivio diocesano di Matera, assistito dal relatore prof. Donato Verrastro, assieme ai correlatori dott. Michele Fasanella e Domenico Giacovelli, ha interessato lo studio approfondito di lettere pastorali e documenti d’archivio appartenenti al Fondo della Curia Arcivescovile di Matera.