Riceviamo e pubblichiamo il documento dell’Assemblea Regionale della Consulta delle Aggregazioni Laicali di Basilicata.
Troppo ampia, secondo tutti i sondaggi della vigilia, la fascia degli indecisi per le elezioni del 4 marzo; è concreto quindi il rischio di una ulteriore disaffezione della gente verso la politica e le istituzioni se non si mettono al centro, nel tempo che resta di campagna elettorale, i temi che “incontrano e abbracciano” la vita di ciascuno.
Ad oggi , del resto,sembra che nessun elemento programmatico emerso sia in grado di risvegliare e motivare un elettorato che in Basilicata già alle ultime elezioni regionali, per più del 50%, ha preferito disertare le urne.
Le Associazioni ed i Movimenti cattolici della Basilicata sono interpellati da questo senso di sfiducia e sentono di dover lanciare forte un appello a tutti i cittadini, innanzitutto perché si vada a votare: riappropriarsi del voto è una forma di partecipazione, pur limitata dal vigente sistema elettorale, che non possiamo sprecare.
Quanto più una situazione è difficile, tanto più è importante l’impegno di ognuno e il dialogo fra tutti, senza illusioni e senza cedere alla rassegnazione.
Il cambiamento, lo sappiamo, parte dal basso, dal nostro lavoro, dalle nostre case, dalle nostre comunità, dal nostro senso di partecipazione; si coltiva nel terreno della responsabilità civile, si edifica nel territorio del dibattito pubblico che abbiamo, anche come cattolici o proprio perché cattolici, il dovere di animare.
Certo, la situazione economica della nostra Regione desta molte preoccupazioni: Il sud continua ad espellere la sua classe dirigente, il suo capitale umano migliore, se è vero che l’emorragia di giovani – che coinvolge gran parte delle famiglie – ha interessato fino ad oggi per lo più diplomati e laureati: in Basilicata, in 15 anni la regione ha perso 30 mila abitanti,passando dai 599.000 del 2000 ai 570.000 di oggi (Fonti: SVIMEZ ed ’ISTAT).
Le grandi risorse naturali della Regione sono state usate fino ad oggi conil diffuso timore che i controlli ambientali non abbiano dato tutte le garanzie di tutela della salute della popolazione e, nonostante il relativo miglioramento economico segnalatodagli osservatori economici nell’ultimo periodo, la mancanza di lavoro – soprattutto giovanile – resta una piaga che tocca praticamente tutte le famiglie.
Ciò nonostante, l’Assemblea Regionale delle Associazioni Laicali della Chiesa di Basilicata ritiene che il destino della Basilicata e del sud non sia affatto segnato e che, anzi il Mezzogiorno oggi costituisca addirittura una “opportunità per tutta l’Italia”.
Tale convinzione è suffragata anche dalle esperienze di presenza nel sociale e di condivisione deibisogni che nell’ambito dell’ Assemblea delle Aggregazioni Laicali sono rappresentate dalle diverse realtà associative.
C’è unamodalità di presenza nella realtà, una capacità diffusa di solidarietà, che non smette di educare e richiamare ogni uomo ad una corresponsabilità nella costruzione della casa comune, declinata fino alle conseguenze etiche: il primato della persona, il valore della sussidiarietà, la promozione e la difesa della famiglia, la cura dei più deboli, l’accoglienza.
Sono, in tal senso, di forte ispirazione le parole del presidente della CEI, cardinal Gualtiero Bassetti, che richiama al rispetto della persona umana nella sua integrità senza prestarsi a separazioni di comodo in rapporto alla propria posizione politica(«non ci si può prendere cura dei migranti e dei poveri per poi dimenticarsi del valore della vita; oppure, al contrario, farsi paladini della cultura della vita e dimenticarsi dei migranti e dei poveri, sviluppando in alcuni casi addirittura un sentimento ostile verso gli stranieri”).
Sentiamo il bisogno di “ripartire”, e la nostra Italia non parte se non parte il Sud perché lo sviluppo del Mezzogiorno fa bene a tutto il Paese.
Nell’ultimo decennio per il Mezzogiorno e per l’Italia si è creata una opportunità prima impensata, grazie alla nuova geografia della globalizzazione: nel Mediterraneo passano due terzi dei traffici mondiali movimentati dall’economia cinese e indiana. E nel Mediterraneo c’è il Mezzogiorno d’Italia con i suoi porti che dovrebbero godere di un vantaggio naturale.
Altre opportunità riguardano il territorio, il turismo e la stessaMatera capitale europea della cultura per il 2019; è la prima volta del sud e dovrebbe essere il simbolo del nuovo paradigma del meridionalismo: che propone ed offre e non chiede.
L’ Assemblea delle Associazioni Laicali di Basilicata ritiene, per questo, illuminante l’invito, espresso da Papa Francesco di vincere la tentazione di stare «alla finestra a guardare senza sporcarsi le mani» accontentandosi «di criticare, di descrivere con compiacimento amaro e altezzoso gli errori del mondo intorno».
È questo, allora, il contributo che i laici cattolici intendono offrire, come azione e come suggerimento, alla Basilicata e al Paese: il valore della risorsa umana, della fiducia in un riscatto sociale possibile e perfino a portata di mano se lo si vuole veramente, se come cittadini ci assumeremo la fatica della costruzione del bene comune, affrancandoci come elettori da una banale e controproducente anti politica.
La scelta definitiva che ci muove è quella di abbracciare e amare questo nostro mondo nella prospettiva di una speranza da costruire con fedeltà ogni giorno, con la consapevolezza che la speranza non è la proiezione dei nostri desideri ma è, oggi più che mai, la capacità di riprendere in mano il nostro destino, è la capacità di risentirci protagonisti del nostro domani, è – in fin dei conti – la capacità di sentirci costruttori del nostro futuro.
Ciò che indichiamo in questo documento è ciò che vogliamo fare per primi: la Consulta Regionale delle aggregazioni Laicali della Basilicata (CRAL), costituita da poco,vorrebbe essere il “luogo”, il laboratorio permanente di confronto, verifica, discernimento, proposta, in cui aiutarci reciprocamente a maturare scelte consapevoli. Un “luogo” in cui continuare a ritrovarci, per condividereazioni di carità sociale e per offrirci vicendevolmentespazi di approfondimento, di ricerca etentativi di soluzioni ai problemi.
Proprio perché consapevoli che, come ci ha ricordato Papa Francesco, non siamo di fronte ad un’epoca di cambiamenti ma ad un cambiamento d’epoca, abbiamo il dovere di abitare questo tempo col desiderio di ricucire il tessuto sociale, situandoci “all’incrocio della vita e della coscienza cristiana con le situazioni del nostro mondo” (Centesimus Annus n.59) e di essere autenticamente presenza viva nella storia, consapevoli che la fede in Cristo è un bene anche per le nostre città.