Sala Levi gremita sabato 6 aprile 2013 a Palazzo Lanfranchi per assistere allo spettacolo “Don Giovanni. Parole, pittura, musica”, a cura di Mimmo Centonze. Il pubblico in sala ha davvero apprezzato, con calorosi applausi, le esibizioni dei tre protagonisti che si sono alternati sul palco. Si tratta di Guido Barlozzetti, giornalista di Rai 1 e scrittore del libro “L’Ombra di Don Giovanni” nonché narratore delle varie vite di Don Giovanni e del desiderio che prende il sopravvento, che ha dichiarato: “Don Giovanni è il rischio del desiderio, non contro ma all’interno di quello femminile, come hanno percepito molte analiste del Novecento. Con umiltà, mi sono immaginato di interpretare il suo spirito. Perché quello è Don Giovanni. Uno spirito. Dentro di noi”. Mimmo Centonze, l’artista che, oltre ad andare in scena, è anche l’autore del dipinto di grandi dimensioni dal titolo “Capannone” che ha fatto da scenografia allo spettacolo. L’opera è stata esposta per la prima volta a Matera, dopo essere stata presentata in anteprima assoluta nella retrospettiva dell’artista ospitata dal Palazzo delle Esposizioni di Roma. Un dipinto di grande intensità emotiva, dagli spettacolari toni rossi infuocati, che ha ben rievocato la famosa scena dell’opera di Mozart in cui l’impenitente Don Giovanni è inghiottito dalle fiamme e nel contempo ha rappresentato l’altro lato del desiderio, quello che si accosta al divino invece di sfidarlo, evidente nelle opere di Centonze. Infine la musicista Antonella De Filippis, che ha affascinato il pubblico con le corde della sua arpa suonando con delicatezza l’aria “Là ci darem la mano” dal Don Giovanni di Mozart, con dolcezza l’Intermezzo dalla Cavalleria Rusticana di Mascagni e interpretando con rapimento “Harpicide at Midnight”, dell’arpista e compositrice americana Pearl Chertok.
In scena, Mimmo Centonze non ha usato mezzi termini per spiegare il suo punto di vista sul personaggio di Don Giovanni. L’artista ha dichiarato: “Quando si parla di Don Giovanni si pensa inevitabilmente alle donne. Queste splendide creature che Dio ci ha dato. Donne sensibili, che capiscono sempre un po’ prima rispetto agli uomini certe cose. Creature delicate che a loro volta danno vita a nuove creature, possedendo così un privilegio che nessun uomo potrebbe avere. Queste donne splendide, delicate, sensibili che riescono a fare cose bellissime come suonare così bene un’arpa. E quindi arriva Don Giovanni…
Ricordo che ho ascoltato moltissime volte, fino ad addormentarmi deliziato dalla musica, la radiosa interpretazione del Don Giovanni di Mozart diretta dal grandissimo direttore d’orchestra Wilhelm Furtwängler. Adoro quest’opera, perché Mozart è stato un compositore scatenato e quindi molto adatto a rappresentare con la musica l’energia di questo personaggio.
Il Don Giovanni di Mozart prendeva quindi come riferimento le donne. Splendide creature, perfette, delicate. Arriva Don Giovanni e…le maltratta. Prende di mira Zerlina, proprio nel giorno in cui sta per sposarsi, la conquista e la seduce. Il suo promesso sposo, Masetto, tenta di uccidere il seduttore ma lui lo prende anche a botte. Don Giovanni va da una conquista all’altra. Prende una donna, la usa e poi la lascia. Rovina i sentimenti di queste donne che incontra di volta in volta, perché lui le abbandona. E sì, lui deve collezionarle. Deve scrivere il “catalogo”: in Italia 640, in Almagna 231, 100 in Francia, in Turchia 91 ma in Spagna già 1300. Colleziona e scrive sul catalogo. Colleziona e scrive. Ad un certo punto cercano di ammazzarlo ma lui riesce a scamparla perché si traveste furbescamente da Leporello, il suo servitore. E così sfugge ancora. Poi alla fine Don Giovanni – con una grande sfrontatezza, da uomo conquistatore e sicuro di sè, che può fare tutto quello che gli pare con le persone e con le donne che incontra – s’imbatte addirittura in una statua vivente, il rinato Commendatore che aveva ucciso all’inizio dell’opera, che lo invita a cena a casa sua. Sfrontato, Don Giovanni accetta. Lui non ha paura e va a mangiare con colui che aveva ucciso e che adesso è rinato in una statua. Il Commendatore lo invita più volte a pentirsi (e qui la musica di Mozart incalza…), ma lui rifiuta ripetutamente. E così Don Giovanni preferisce il fuoco che gli si scatena contro al pentimento. Sfida ancora una volta la vita e viene definitivamente inghiottito da queste fiamme portentose pur di mantenersi integro in questa sua concezione di vita.
Devo dire che la figura di Don Giovanni mi è profondamente…antipatica. Come si fa a trattare le donne e le persone come faceva lui? È facile comportarsi così. È comodo non rispettare i sentimenti degli altri. Lui prende una donna e la utilizza (tanto a lui non accade nulla…!). Non è una figura di un uomo valoroso. In questa sua verve comica e di persona sfrontata, poveruomo, evidenzia tutta la sua debolezza. Perché è più difficile trattare con gentilezza qualcuno che ami invece di chiudere un rapporto ogni settimana con una persona diversa. Non è facile mantenere un legame duraturo con una donna. Significa sopportarne negli anni le debolezze e i difetti. Cercare di capire i suoi sentimenti e comportasi di conseguenza. E questo indubbiamente rappresenta uno sforzo in più.
Quindi, come ha immaginato lo scrittore Saramago, Don Giovanni alla fine si ritrova con un “catalogo” bianco, perché in realtà tutte quelle conquiste risultano essere di nessun valore. Perché alla fine non aveva conquistato nessuno. Anzi, ci ha perso. Ed è come se quell’inchiostro si fosse sciolto. Una conquista del nulla”.