Solo quattro ore per poter riscoprire uno dei siti turistici più suggestivi della città di Matera, nel cuore del centro storico cittadino. Stiamo parlando degli ipogei di Piazza Vittorio Veneto e del palombaro lungo, anche se la curiosità dei visitatori è stata parzialmente soddisfatta a causa dei lavori in corso a cura della Soprintendenza dei beni storici e ambientali. Stimolati dal motto “Fai bene all’Italia”, i volontari materani del Fai, Fondo per l’Ambiente Italiano, hanno deciso di aderire alla manifestazione organizzata a livello nazionale per festeggiare le sue splendide e irripetibili piazze, ricche di testimonianze storiche, artistiche ed architettoniche che tutto il mondo ci invidia. Un’occasione utile anche per raccogliere fondi devoluti con rigorosa parsimonia ad opere di recupero e manutenzione dei beni paesaggistici e monumentali di proprietà del FAI. A fare da ciceroni nello spazio degli ipogei che ospita la chiesa del Santo Spirito e al primo affaccio che permette di ammirare dall’alto il palombaro lungo Gregorio Padula e Antonio Biscaglia.
Grazie al Fai i turisti che hanno scelto di visitare la città di Matera in questo fine settimana e tantissimi materani pronti a riscoprire le bellezze di casa hanno avuto la possibilità di accedere agli ipogei di Piazza Vittorio Veneto, interessati da oltre sei anni da lavori di ristrutturazione che riguardano in particolare l’installazione di un impianto di riscaldamento. La Soprintendenza per i beni storici e ambientali aveva assicurato la conclusione dei lavori per Pasqua 2011 ma anche questa scadenza è stata disattesa e pertanto la visita odierna è stata un’occasione più unica che rara per riscoprire quelle che possiamo definire le due piazze sovrapposte: il livello ipogeo realizzato a partire dal IX secolo e fruito sino alla seconda metà dell’Ottocento, epoca in cui, con la escavazione del “Palombaro lungo” viene definito il livello attuale della piazza Plebiscito, successivamente denominata Vittorio Veneto. Entrando nel dettaglio, la visita ha approfondito la conoscenza dei principali palazzi e monumenti dell’attuale piazza Vittorio Veneto per poi immergersi nella storia più antica della Città attraverso l’esplorazione di una parte degli oltre 3000 metri quadri occupati dagli ipogei, che racchiudono la chiesa rupestre del Santo Spirito, la parte basamentale di una torre aragonese simile per fattezze a quelle del Castello Tramontano, una antica conceria, il “fondaco di mezzo”, mercato centrale del vino ed infine lo spettacolare “palombaro lungo”, enorme cisterna per acqua realizzata per soddisfare le necessità della popolazione. L’occasione sarà anche propizia per segnalare all’opinione pubblica che sono trascorsi esattamente venti anni dalla messa in luce degli ipogei, ma ne è ancora interdetta la visita, nonostante ripetute segnalazioni da parte di differenti associazioni culturali ed ambientaliste. I volontari del Fai ha sottolineato che i lavori di completamento eventualmente da eseguire, come avviene in tutti i siti turisticamente evoluti, devono consentire la contemporanea visita, anche parziale, a questo straordinario complesso monumentale, che da solo garantirebbe un ulteriore qualificato incremento del numero di visitatori della Città, allungandone per certo il tempo di permanenza, con evidente beneficio per l’intera economia cittadina.
SINTESI VISITA GUIDATA DEI VOLONTARI DEL FAI DI MATERA AGLI IPOGEI DI PIAZZA VITTORIO VENETO E ALLA CHIESA DEL SANTO SPIRITO
Nella Piazza Plebiscito, denominata ai primi del Novecento Piazza Vittorio Veneto, i lavori di riqualificazione realizzati negli anni 1991-92 hanno portato alla luce un complesso ed articolato sistema ipogeo, che rappresenta la naturale estensione degli antichi rioni Sassi sul Piano: gli ipogei furono interrati a partire dal 1200 per consentire l’edificazione e lo sviluppo della città moderna. Il primo insediamento nel complesso ed articolato sistema di grotte viene individuato nell’antico luogo di culto della Cripta cenobitica del Santo Spirito.
L’annalista Salernitano la cita nel 914 dipendente dal Monastero benedettino di Salerno, ma pare fosse giù operante tra il VII e l’VIII secolo. La Cripta si affaccia su uno dei vicinati che la circondano ed è composta da tre navate scandite da quattro pilastri di sostegno delle volte in tufo. Durante i lavori di consolidamento e restauro sono stati portati alla luce il diaconicon, un’abside con lacerti di affreschi e il pavimento originario della Cripta.
Un altro vicinato è il cosiddetto “Fondaco di mezzo’’, dall’arabo ‘’fundùk’’, il mercato della Città fino al 1880-’81, caratterizzato da un insieme di cantine. trappeti e cisterne scavati nel masso tufaceo.
Secondo quanto riferito dagli storici locali, le prime costruzioni a livello della piazza furono la Chiesa ed il Monastero di San Domenico, risalenti al 1218. Successivamente presero posto altri edifici, quali la Chiesa della Mater Domini fatta costruire, in una singolare forma architettonica, da Silvio Zurla, Commendatore dell’Ordine dei Cavalieri di Malta. Nel 1747 venne edificato il Monastero dell’Annunziata: la storia di questo edificio inizia, però, nel 1735, come indicato dalla data scritta sul portale di destra: a seguito del crollo del vecchio monastero le monache decisero di far costruire l’edificio posizionandolo nella parte nuova della piazza guardando il Duomo.
A coronamento della piazza sono nati altri edifici ed il palazzotto gentilizio Appio-Iacovone del 1718.
Con la ricopertura degli ipogei viene ridefinita la piazza e tra il 1880 e il 1881 viene altresì ampliato il sistema delle riserve idriche utilizzando Ie acque reflue della Fontana Ferdinandea, a sua volta alimentata dalla conduttura che scendeva dalla collina del Lapillo.
Una delle più grandi ed affascinanti cisterne, il Palombaro lungo, è alto circa 20 m. e può contenere oltre 3.300 metri cubi di acqua: accorpando una serie di cantine, nel 1881 fu realizzato questo enorme contenitore d’acqua, che stupisce per la particolare conformazione e per la bellezza degli intonaci levigati ed impermeabili, i quali riuscivano a conservare limpida l’acqua nel grande invaso idrico.
La particolarità degli ipogei di piazza Vittorio Veneto consiste nell’essere ambienti estesi oltre 3.000 metri quadri, disposti a ventaglio attorno a 6 vicinati a pozzo, che rappresentano anche la prima fase della escavazione in questa zona ove il banco tufaceo possiede andamento sub-orizzontale, a differenza dei Sassi che si sviluppano su pendii normalmente ripidi.
Un altro rinvenimento portato alla luce alla fine di gennaio del 1992 è la parte basamentale di una torre massiccia che possiede un diametro di circa 16 metri: il suo interno è ad una sola camera con volta emisferica.
Si trova sottoposta alla facciata dell’Annunziata, risale al periodo aragonese e originariamente era collegata alla Porta grande della Città (demolita nel I820). facendo quindi parte della cinta muraria realizzata a partire dalla fine del XV Sec. in sostituzione delle mura di epoca longobarda che cingevano l’altopiano della Civita.
La fotogallery dedicata alla festa del Fai negli ipogei di Piazza Vittorio Veneto (foto www.sassilive.it)
Ricordiamo anche che fino al 31 ottobre sarà attiva la Campagna nazionale di raccolta fondi “Ricordati di salvare l’Italia”, che il FAI rivolge a tutti coloro che hanno a cuore le bellezze del nostro Paese. Sostenere la campagna è semplice: è possibile donare 2 euro con l’invio di un SMS al numero 45506 da cellulare personale TIM, Vodafone, Wind, 3, CoopVoce, Poste Mobile, Tiscali e con una chiamata da rete fissa Teletu o donare 5 o 10 euro con una chiamata da rete fissa Telecom Italia, Infostrada, Fastweb, Tiscali.
COMPLIMENTI PER QUEL KE FATE!!ABBIAMO UNA GRANDE RISORSA, SFRUTTIAMOLA!OVVIAMENTE SERVE LA COLLABORAZIONE DI TUTTI,CITTADINI ED ISTITUZIONI.W MATERA!!
Credo che gli ipogei di Piazza Vittorio Veneto e l’annesso palombaro rappresentino l’emblema della incapacità del fare di questa città. Un bene cosi prezioso è inaccessibile ormai da decenni, tranne poche lodevoli eccezioni, come quella odierna del FAI. Siamo cosi stanchi di chiederci il perchè di tutto questo e la rassegnazione sembra prendere il posto della rabbia. E’ questa la “fortuna” di chi amministra questa città (non da oggi… e neanche da ieri…. ma da molti… molti… molti anni fa): vivere in una città “lenta”, dominata dal BOS LASSUS…. vergogna. Altrove gli ipogei sarebbero l’emblema della città. Il nostro problema, invece, è quella di riuscire finanche ad identificare quali sono le guide abusive. Che tristezza.
E’ possibile che ancora non ci restituiscano gli ipogei? Anzi ho sbagliato, che ce li consegnino? La città turistica ha bisogno di queste risorse e allo stesso tempo ricchezze. Potremmo vivere solo di quello visto che i salotti non si fanno più. Che ne dite?