Questa mattina nella Basilica Cattedrale di Matera sono stati presentatii tutti i bozzetti che hanno concorso la bando per la realizzazione del Carro Trionfale 2025, aggiudicato per il secondo anno consecutivo all’artista Francesca Cascione, che ha disegnato un bozzetto sul tema “Mio Signore e mio Dio”, tu mia Speranza” (Giovanni capitolo 20, versetti 19-31).
Sono intervenuti Monsignor Pino Caiazzo, arcivescovo della Diocesi di Matera-Irsina, il presidente dell’associazione Maria Santissima della Bruna, Bruno Caiella, il delegato arcivescovile Don Francesco Di Marzio, il sub commissario del Comune di Matera, Maria Rita Iaculli, il prefetto di Matera, Cristina Favilli, il Questore della Polizia di Stato Emma Ivagnes, il comandante di Carabinieri di Matera, Giovanni Russo, il comandante della Guardia di Finanza di Matera, Roberto Maniscalco, la comandante dei Vigili del fuoco di Matera, Maddalena Lisanti, il presidente regionale Ente Pro Loco Basilicata e consigliere nazionale Epli, Rocco Franciosa e i componenti della commissione che ha valutato i bozzetti del bando di concorso: il presidente Amerigo Restucci, Suor Maria Roversi, Chiara Rizzi, Fabrizio Perrone e Giovanni Dell’Acqua, coordinati dal notaio Brunella Carriero.
Nella categoria Costruttori il primo posto è stato assegnato a Francesca Cascione mentre in seconda posizione si è piazzato il bozzetto del montese Valentino Didio.
Nella categoria Amatori il primo posto è stato assegnato a Giovanni Bruno, secondo posto per Maria Paolicelli, terzo posto per Emanuele Taratufolo. Gli altri progetti sono stati realizzati da Katia Mancusi, Valeria Noviello e Dario Giancipoli.
L’evento è stato allietato da una breve esecuzione musicale affidata al trio Larato composto da Alberico alla zampogna e dai suoi figli Giuseppe all’organetto e Guglielmo al tamburello.
Michele Capolupo
RELAZIONE “CARRO TRIONFALE MARIA SS. DELLA BRUNA 2025”
Nel progetto sono presenti 14 statue a grandezza naturale realizzate a tutto tondo, di cui 5 nella scena centrale. Sono presenti inoltre 14 angioletti a tutto tondo più altri 6 angioletti telamoni che sorreggono i capitelli posti agli angoli delle torri. Tutte le statue sono realizzate con dovizia di particolari, ponendo particolare cura e attenzione alle espressioni dei volti, alla plasticità delle pose e al movimento dei panneggi. Il Carro Trionfale 2025 ha la forma di una barca nei toni rassicuranti dell’azzurro, per rappresentare la Chiesa che naviga attraverso le acque tumultuose della vita (raffigurate graficamente nella frangia, anche per richiamare le onde presenti nel logo del Giubileo 2025 “pellegrini di speranza”), la comunità cristiana che si mette in pellegrinaggio con fede e speranza verso il porto sicuro della Misericordia Divina. La barca è legata anche alla “chiamata di Gesù” ai Discepoli, che erano pescatori, con la promessa di renderli “pescatori di uomini”, dando origine alla missione evangelizzatrice della Chiesa. Inoltre, nelle tempeste e nei momenti più bui della vita, ogni cristiano può rivolgersi con speranza e fiducia a Maria, anticamente detta anche “Stella Maris” (Stella del Mare) che, con la sua presenza luminosa e rassicurante, guida verso un porto sicuro: Suo Figlio Gesù ! Nella parte anteriore della spalliera, vi è raffigurata una grande stella che illumina un mare in tempesta. Nel viaggio sul mare della vita, spesso buio e burrascoso, ogni cristiano cerca gli astri che indicano la rotta. Le vere stelle, luci di speranza, sono coloro che hanno vissuto con rettitudine, e Maria rappresenta la stella di speranza più luminosa e capace di condurci alla luce di Gesù Suo Figlio. Il Carro, nella PARTE FRONTALE, accoglie l’osservatore con un’imponente aquila dorata posizionata sul rostro con le ali spiegate. Essa, oltre ad essere il simbolo associato a San Giovanni Apostolo, autore del Vangelo dal quale è tratto il tema del Carro, è uno degli animali simbolo di speranza e rinascita. Rappresenta inoltre la forza e la potenza salvifica della Chiesa. Subito sotto l’aquila, nella nicchia dell’auriga, è raffigurato il Papa che apre la Porta Santa in occasione del Giubileo: il momento solenne che segna l’inizio di un anno di grazia e di misericordia. Essa viene aperta per invitare i fedeli ad entrare in un tempo speciale di perdono, rinnovamento e riconciliazione. Nell’attraversare questa soglia il pellegrino ricorda il testo del Vangelo di Giovanni: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo” (Gv.10,9). Subito sotto questa immagine è presente un cartiglio con su scritto la celebre frase di San Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura, aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!”.
Queste parole rappresentano un invito ad accogliere la luce che dissipa le tenebre, ad abbracciare una speranza che non tradisce mai, ma che ci invita a guardare oltre le difficoltà e a credere in un domani migliore, perché con Lui ogni cosa è possibile. Con questa frase, inoltre, siamo esortati a seguire l’esempio di Maria che, nel momento dell’Annunciazione raffigurato sulla torre anteriore LATO A, alle parole dell’Arcangelo Gabriele “non avere paura”, spalanca le porte del Suo cuore alla volontà di Dio, accogliendo la speranza di un mondo redento. Maria, nella sua umiltà e semplicità, e nonostante le incertezze , con il suo “Si” ci mostra la via per non avere paura di accogliere Cristo e di affidarci completamente a Lui con assoluta fiducia e speranza.
Tornando alla PARTE FRONTALE, lateralmente al rostro, vi troviamo due grandi angeli gioiosi che accolgono i fedeli “suonando” la tromba con cui si annunciava il Giubileo, il corno di ariete, che in ebraico si dice “Yobel”, termine dal quale deriva la parola Giubileo. Nella tradizione veniva suonato un corno di ariete per ricordare la fede e la speranza di Abramo sul monte Moriah quando non si sottrasse al sacrificio del figlio Isacco.
Un ariete impigliato con le corna in un cespuglio, infatti, fu il segno che Dio aveva apprezzato la sua obbedienza. Questa scena è rappresentata da un “gruppo scultoreo” nella parte posteriore del Carro composto da 4 statue a tutto tondo: l’angelo, Abramo, Isacco e l’ariete. Abramo ha vissuto la sua intera esistenza nella speranza e nella fede incrollabile in Dio, il sacrificio di suo figlio Isacco ne è un esempio, ma anche anni addietro, in un momento di sfiducia, invece di chiedere il figlio promesso che non arrivava, si rivolse a Dio chiedendogli: “aiutami a continuare a sperare”. Venne accontentato con una promessa: “guarda in cielo e conta le stelle […] tale sarà la tua discendenza” (Gen.15,5). Questo risulta un invito a sperare ancora, ad uscire dalla sua tenda, dalle sue ristrette visioni e a guardare le stelle. La scena di Dio che parla ad Abramo indicando le stelle è rappresentata pittoricamente sopra il gruppo scultoreo del sacrificio di Isacco nella parte posteriore della spalliera.
Nella PARTE CENTRALE del Carro sono collocate 5 statue che rappresentano Maria, Tommaso ed altri due discepoli, un uomo e una donna e posizionato perfettamente al centro, “ritto in mezzo a loro” come presenza viva, Gesù il quale, dopo aver portato in dono la pace, amorevolmente accompagna la mano di Tommaso alla ferita del suo costato, esortandolo a non essere incredulo ma credente. Il discepolo in quel momento lo riconosce ed esclama: “Mio Signore e mio Dio”. Gesù abbraccia con l’altra mano la Croce che nella parte sottostante si trasforma in ancora. Tommaso, l’apostolo che volle toccare le piaghe di Cristo per credere davvero, è diventato l’icona di chi dubita, ma anche di chi alla fine trova la forza di credere. La Croce che si trasforma in ancora è raffigurata anche nel logo del XXVII Giubileo che reca la specifica “Peregrinates in Spem”, “Pellegrini di Speranza”, che descrive benissimo il nostro essere cristiani, pellegrini sulla terra, pronti a diffondere la pace che il Signore ci dona come ha fatto nel cenacolo . Ai 4 angoli della scena centrale, rivolti verso la croce/ancora di Cristo, sono presenti 4 statue di etnie diverse a rappresentare i 4 pellegrini raffigurati, anche nei colori dei mantelli, nel logo del Giubileo e che rappresentano l’umanità proveniente dai 4 angoli della Terra.
La SCENA CENTRALE è ambientata nel cenacolo, raffigurato nella parte posteriore della Torre anteriore sulla quale è presente la cupola ispirata a quella della Chiesa costruita a Gerusalemme sul luogo dove, appunto, era il Cenacolo.
Sulla TORRE ANTERIORE, si affacciano 2 pavoni realizzati a tutto tondo, che simboleggiano la resurrezione della carne e la vita eterna. Nella parte opposta, sulla porta presente nella Torre Posteriore, è raffigurata pittoricamente la SS. Trinità per ricordare che il dono della pace che Gesù offre ai discepoli non è offerto solo dal Figlio, ma anche dal Padre e dallo Spirito Santo: Dio Padre, per mezzo di Gesù suo Figlio, il quale “alitando” sui discepoli lo Spirito Santo, dona la pace che scaturisce dal perdono. La scelta di raffigurare la Trinità sulla porta non è casuale. In occasione del Giubileo la porta assume un significato particolare. Questo Anno Santo può diventare occasione di incontro con Gesù, “porta” di salvezza che ci conduce all’amore di Dio Padre e per mezzo dello Spirito Santo ci offre l’opportunità di diffondere nel mondo il suo messaggio di amore, comunione e speranza. Sulle sommità degli angoli della Torre Posteriore sono presenti le lanterne tipiche delle antiche navi e simbolo della speranza che ci dona Gesù, come Egli stesso dice:” Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la Luce della vita” (Gu. 8, 12-20). Sulle Torri del Carro sono raffigurati alcuni episodi che ci ricordano come la speranza sia uno dei temi centrali nel Vangelo. Oltre all’Annunciazione presente sulla Torre Anteriore LATO A e precedentemente descritta, sono presenti altri episodi intessuti dal filo conduttore della speranza.
TORRE POSTERIORE LATO A: SIMEONE E ANNA
Questo dipinto raffigura l’emozionante momento in cui Giuseppe e Maria portano il Bambino Gesù al Tempio per essere presentato secondo la legge e Simeone e Anna lo riconoscono come il Messia stringendolo commossi tra le braccia. Simeone e Anna sono due figure straordinarie che incarnano la speranza e la fede incrollabile. Nonostante le difficoltà e le lunghe attese, entrambi hanno vissuto con il cuore colmo di speranza. Simeone, avvertito dallo Spirito Santo, ha atteso pazientemente di vedere il Messia, e quando finalmente lo incontra, la sua vita trova la pace. Anna, vedova e profetessa, ha dedicato ogni giorno al servizio di Dio, mantenendo viva la sua speranza, fino al momento in cui, finalmente, riconosce in Gesù bambino la salvezza tanto attesa. Le loro storie ci insegnano che, anche nei momenti di incertezze e difficoltà, la speranza non muore mai, ma fiorisce quando meno ce lo aspettiamo.
TORRE POSTERIORE LATO B
Questo dipinto raffigura il discorso delle Beatitudini, pronunciato da Gesù sul monte, è uno dei messaggi più potenti e pieni di speranza che la storia ricordi. Le Beatitudini sono un messaggio di speranza rivolto a chi soffre, a chi è povero, afflitto, mite o perseguitato. Gesù, con parole che ribaltano le logiche del mondo, promette che la vera felicità non dipende dai successi esteriori, ma dalla profondità del cuore e dalla connessione con Dio. Chi piange sarà consolato, chi soffre troverà pace, chi è mite erediterà la terra. Le Beatitudini ci dicono che, anche nelle difficoltà più grandi, la speranza in Dio è la vera forza che ci sostiene, e che ogni sofferenza troverà un giorno la sua redenzione. Sono una promessa che nessuna difficoltà è mai definitiva e che la vera gioia è quella che nasce dalla fede,il segno che, anche nel cuore delle difficoltà, la speranza non muore mai.
TORRE ANTERIORE LATO B
L’ultimo pannello pittorico riprende l’episodio della pesca miracolosa. La terza apparizione di Gesù ai discepoli dopo la sua risurrezione, è un momento di straordinaria speranza. I discepoli, dopo una notte di disperazione e vuoto, avevano gettato le reti senza catturare nulla. Erano esausti, privi di speranza, pronti ad arrendersi. Ma proprio quando tutto sembrava perduto, una voce familiare risuona dalla riva: “Gettate la rete dall’altro lato”. Senza capire completamente, ma spinti da una fiducia che nasce dal cuore, obbediscono. Con un semplice gesto di fiducia, la rete si riempie di pesci, tra lo stupore e la felicità dei discepoli. In quel momento essi comprendono che, con Gesù, anche il più grande dei miracoli può accadere. La Sua voce, che li invita a riprovare, è la speranza che non delude mai, che ci fa rialzare ogni volta, anche quando tutto sembra perduto. Questo miracolo è un segno per tutti noi che la speranza non è mai persa, anche nei momenti di dubbio e fatica. Gesù ci chiede di continuare a sperare e a fidarci, anche quando tutto sembra vano, ci invita a gettare le nostre “reti” ancora una volta, accogliendo la Sua parola e il Suo amore perché quando crediamo, quando obbediamo alla Sua voce, anche il più grande dei miracoli può accadere.
La fotogallery della conferenza stampa (foto www.SassiLive.it)