A seguito dell’intervento di Nino Vinciguerra sui temi legati ai riti della festa in onore di Maria Santissima della Bruna a Matera pubblichiamo la nota inviata dal cittadino materano Donato Lamacchia.
L’intervento di Nino Vinciguerra sui temi della “Madonna della “Bruna” mi inducono a le riflessioni seguenti.
Premetto che mi definisco persona di cultura “progressista” quindi nei miei limiti disposto ad accettare cambiamenti sia sociali che più generalmente culturali.
Nino, pone con molta giustezza il problema dell’accettazione dei cambiamenti dovuti all’evolversi delle situazioni e del coraggio, necessario, atto ad effettuare modifiche ai rituali pena l’inaridirsi dei riti stessi.
Sul piano metodologico concordo.
Temo però che attraverso questo giusto metodo si possano far passare idee che farebbero male alla “Festa” e ai sui “significati” più importanti. Sono dell’idea che i rituali della festa stessa debbano essere fondamentalmente conservati e difesi.
Non voglio aprire una falsa diatriba tra “tradizionalisti” e “innovatori”, lo dicevo in premessa. Temo il rischio che possano passare idee tipo: “Non facciamo più la processione dei Pastori nei Sassi, Non rinnoviamo più il rito dello “Strazzo” del Carro, basta fuochi, ecc.”
La processione dei Pastori nei Sassi è un’occasione per rinnovare un rapporto di appartenenza tra i materani e i loro antichi rioni. La suggestione creata dal paesaggio e l’iconica processione con relativi fuochi pirotecnici è unica e non può essere scambiata con un giro tra i quartieri.
Lo “Strazzo” del Carro è ricco di significati. Innanzitutto lo spirito di rinnovamento: “Il Carro è sempre lo stesso ma ogni anno diverso”, a “mogghj a mogghjaquonn c’van”. Mantiene e rinnova l’importante arte della cartapesta, lo “Strazzo” rappresenta un momento di “passione” e di “catarsi” che è anch’esso unico rappresentato dalle “orde” di partecipanti, in gran parte giovani, che “agganciano” così una parte importante del proprio passato identitario.
I fuochi sulle Murge sono di una suggestione e di una emotività incomparabile e da offrire non solo ai cittadini ma ai numerosissimi turisti presenti che non mancheranno di riferire come esperienza positiva.
Ve lo immaginate il “Palio di Siena” eseguito, per esempio, in uno Stadio periferico per coinvolgere la nuova città o per ragioni di “sicurezza” e non più in Piazza del Campo? Non sarebbe più lo stesso!
Non è accettabile che una burocrazia cieca extra materana per niente sensibile possa impedire che la Città possa decidere sul suo destino.
L’insieme dei rituali come anche la “cavalcata” (con sempre meno cavalieri), le luminarie, le bande musicali, gli ambulanti, i madonnari, il carro, ecc. sono insieme agli antichi rioni un “unicum” inseparabile da valorizzare perciò da difendere gelosamente. La “Bruna” è una festa così sincretica di ritualità “pagane e “religiose” come poche che giustamente vale il titolo di “patrimonio immateriale dell’umanità”. Bisogna sperare che la proposta prenda le gambe della fattibilità presso le istituzioni.
Andrebbe costituito un “Comitato di esperti, costituito da antropologi, studiosi di Storia e di tradizioni”,di tutela e promozione della Festa, depositario delle sue ritualità e caratteristiche, da affiancare al Comitato che gestisce l’esecuzione della Festa stessa.
Ovvio che si debbano salvaguardare i criteri di sicurezza sia delle persone che dell’ambiente ma non si usino tali importanti argomenti come scuse per mortificare le ritualità.
I materani non possono lasciare il potere di decidere sul proprio destino alle identità “extra materane”.
Buna Festa 2023 a tutti