Riappropriazione della propria terra, della propria storia, delle proprie tradizioni e dei prodotti della terra; condividere emozioni, esperienze, conoscenza del territorio, stimoli e suggerimenti utili per costruire occasioni utili e strategiche per lo sviluppo sostenibile investendo sul patrimonio naturalistico e zootecnico: sono gli elementi caratteristici della festa della transumanza degli allevatori del Parco Nazionale Appennino Lucano, giunta alla IV Edizione, che si è svolta nell’area del Monte Raparello in territorio di San Chirico Raparo. L’evento, organizzato dall’Associazione Allevatori del Parco “Briganti Custodi del Territorio”, con il patrocinio dell’Ente Parco e dell’Amministrazione Comunale, è stato un magico momento incentrato sulla ruralità. La transumanza è un rito che si rinnova ogni anno nel Parco dell’Appennino Lucano. Le mandrie risalendo il fiume Agri, partono dai caldi piani della valle e giungono fino alle vette del Monte Raparello, dove rimarranno fino ai primi freddi dell’autunno. In quest’area si è svolta per tutto il giorno la festa vera e propria, con dimostrazioni di mungitura, laboratori per la preparazione dei formaggi e dei prodotti lattiero-caseari, buoi al lavoro nella trebbiatura del grano, la degustazione di prodotti tipici e di pietanze con al centro l’alta qualità della nostra carne bovina.
L’assessore regionale all’Agricoltura Nicola Benedetto, intervenendo alla festa, ha evidenziato gli elementi economici coniugati a quelli culturali e di tradizioni popolari, a partire dai programmi di miglioramento genetico dei nostri allevamenti zootecnici. Mentre per l’allevatore il miglioramento strutturale e di efficienza è finalizzato alla propria specificità aziendale, l’istituzione pubblica, si prefigge il miglioramento strutturale diffuso dell’intero patrimonio zootecnico della Basilicata, per aumentare il valore aggiunto e l’efficienza competitiva generalizzata, preservare la biodiversità e gli equilibri ambientali.
Le razze più produttive e perfezionate che oggi possediamo in regione – ha continuato – sono il risultato del lungo e paziente lavoro di generazioni di allevatori, che hanno adottato rigorosi criteri selettivi nella scelta sistematica degli animali ritenuti migliori e più idonei agli scopi economici dell’allevamento. A tale scopo la Regione intende attuare una serie di interventi a sostegno del miglioramento e progresso genetico del patrimonio zootecnico lucano: anche i bovini di razza “Pezzata rossa” sono entrati a far parte del programma di miglioramento genetico del patrimonio zootecnico lucano, che già contempla azioni rivolte al miglioramento genetico negli allevamenti bovini di razza “Chianina”, “Marchigiana”, “Romagnola”, “Limousine”, “Charolise”. Valorizzare la Podolica, inoltre – ha detto l’assessore – significa valorizzare tutto un territorio, quello lucano, che oggi conta circa 13.000 capi iscritti al libro genealogico e distribuiti in un numero di allevamenti che supera le 300 unità. E la festa della transumanza ha testimoniato che è l’intera filiera da rafforzare intorno al nostro patrimonio zootecnico che ha bisogno di progetti ed azioni, perché tocca tutti gli aspetti dell’economia locale, dalla zootecnia, all’agro-alimentare con il caciocavallo, simbolo della tradizione casearia meridionale e altri formaggi freschi, sino al turismo rurale con la riscoperta del rito della transumanza che è un forte richiamo di attrazione turistica. Dunque se la presenza del bestiame in Basilicata è fondamentale per la salvaguardia e il presidio del territorio che altrimenti sarebbe completamente abbandonato all’incuria e agli incendi, le nuove direttive della PAC e lo scenario per l’allevamento del bovino ne danno maggiore rilevanza poiché permettono di esaltare concetti basilari in linea con le direttive europee quali: salvaguardia dell’ambiente, presidio del territorio e produzioni di qualità”.