Un gemellaggio tra Matera e Trento, due città diverse e lontane ma che sono state sempre unite nel nome di Alcide De Gasperi, lo statista che aveva preso profondamente a cuore le sorti e auspicato il futuro di benessere e prosperità delle due comunità. A farsi portavoce del progetto e a sostenerlo nelle varie sedi istituzionali è stato Mario Melfi, già maresciallo dei Carabinieri e comandante della stazione di Vezzano (Trento) dal 1985, che ha da poco lasciato l’Arma, dopo anni di apprezzato servizio e dedizione, investito di ambiti riconoscimenti, tra cui quello di Cavaliere Ufficiale della Repubblica e la Medaglia Mauriziana, ma che pure continua a rimanere sempre sensibile alle problematiche della Basilicata, sua regione di origine, e del Trentino, sua regione di adozione. Un gemellaggio che ricade in una fase particolarmente propizia in vista della ricorrenza nel prossimo mese di agosto del sessantesimo Anniversario della morte di De Gasperi. Dopo aver appreso che il Consiglio Provinciale di Trento ha approvato all’unanimità il progetto di Gemellaggio, Melfi ha subito informato della bella e lodevole iniziativa il sindaco di Matera Salvatore Adduce che ha dato la sua piena disponibilità, confidando a Mario Melfi che da tempo ha manifestato il suo desiderio di assegnare la cittadinanza onoraria di Matera alla signora Romana, figlia di De Gasperi. La visita di De Gasperi a Matera, del 23 luglio 1950, ancora viva nei ricordi e nelle testimonianze, costituisce oggi un capitolo di storia locale da incorniciare e trasmettere ai posteri. Accompagnato dal sottosegretario Emilio Colombo, il Presidente del Consiglio constatò di persona lo stato di abbandono e decadenza dei Sassi, caverne scavate nella roccia e prive di acqua, luce e rete fognante. Un cronista del tempo descrisse i Sassi come “una parete scoscesa dove la roccia si mescola alle pietre delle costruzioni in un groviglio dove non è più distinguibile l’opera della natura da quella dell’uomo. Il bianco esterno del calcare inganna e rende più buio per contrasto l’interno delle abitazioni”. De Gasperi rimase particolarmente impressionato da quello spettacolo che definì senza mezzi termini “una vergogna per tutta la nazione”. Vennero così avviati disegni di leggi speciali per i Sassi, tra cui quelli del Ministro Colombo e dell’on. Michele Bianco. Il 17 maggio 1952, fu approvata all’unanimità e promulgata la “Legge speciale per il risanamento dei Sassi” (n. 619) che prevedeva la costruzione di sette borghi per trasferirvi i contadini e gli artigiani che abitavano in 2.472 grotte e case inabitabili. Si stabiliva inoltre il riattamento di 859 case dei Sassi in parte abitabili, per una spesa complessiva di quattro miliardi di lire, più un altro da destinare a opere generali e a servizi civili. Dopo un anno, lo stesso Presidente De Gasperi consegnava le prime case del borgo “La Martella” a 49 famiglie e pose la prima pietra per la realizzazione del villaggio “Venusio”. Era il 17 maggio 1953. Per Matera cominciava una nuova vita.
Giuseppe Coniglio