Riceviamo e pubblichiamo una nota del giornalista materano Nino Grilli sul tema “Giornalisti, ”giornalai” e il delirio dell’onnipotenza”.
Giornalisti o “giornalai”? Sono due distinte definizioni che vengono appiccicate a coloro che in qualche modo si occupano di fare informazione. Esistono, però, tra di esse sostanziali differenze: i giornalisti, in genere, sono coloro che ritengono di appartenere alla categoria cosiddetta dalla schiena dritta, che non temono di dire la loro comunque e ovunque, anche a costo di subirne spiacevoli conseguenze; i “giornalai” sono invece coloro che vivacchiano all’ombra di qualche editore, compiacente con il potere politico istituzionale. Che si bea di ottenere qualche amorale vantaggio, evidentemente in linea con una falsa etica professionale, ma che nulla ha da spartire con i principi della corretta informazione. Di facciata, insomma, tanto per non arrecare dispiacere a chi magari, anche in maniera estemporanea, riesce a fare pervenire persino qualche modesto sussidio alla testata giornalistica per cui scrivono. Fin qui la sintesi ci presenta un quadro del tutto corrispondente ad un Paese che quasi si vanta di essere tra i principali protagonisti nel terreno della corruzione. Fino a rendere sempre più palpabile l’idea che fare qualcosa di legale sia diventato al di fuori della normalità se non addirittura della moralità e a rendere, viceversa, normale l’affidarsi ad atti di pura illegalità. Atti che, a volte, riescono a trarre sostegno anche da parte di un certo discutibile, per alcune sconcertanti decisioni, potere giudiziario, sostenuto, a sua volta, proprio da alcune testate consenzienti. La questione assume aspetti ancor più riprovevoli quando ci si occupa di personaggi di una certa notorietà. Capita specialmente quando ci si occupa di personaggi in preda ad una sorta di delirio di onnipotenza. Condizione spesso presente tra protagonisti della politica o della crème della crème della cosiddetta società civile. Personaggi che “contano”, insomma, o che almeno sono convinti di essere intoccabili e innominabili. Gente convinta di essere dotata di super poteri che, in sostanza, altro non è, invece, che espressione di una forma ben evidente di megalomania. Colpevoli costoro fino ad un certo punto se non per effetto di chi gli concede un eccesso di autostima, mediante adulazioni forsennate utili (?) a chi rendendosi servile spera di entrare nelle grazie di quei soggetti. Situazione ideale ben sfruttata da costoro e in particolar modo da chi oltre ad essere afflitto dal delirio di onnipotenza riesce bene a millantare le sue doti e capacità politiche e professionali. Magari assumendo atteggiamenti boriosi e vanagloriosi in pubblico. Utilizzando con assoluta semplicità menzogne sconfinate o fragorose esagerazioni. Riuscendo persino a convincere i suoi “estimatori” di possedere qualità e titoli del tutto di dubbia esistenza se non addirittura inesistenti. Del resto un millantatore non a caso può parimenti essere definito in più modi: borioso, fanfarone, gradasso, megalomane o smargiasso come la nostra bella lingua italiana ci insegna. Il più delle volte certi personaggi confidano nella loro appartenenza a organizzazioni piuttosto note per la loro inusitata compattezza. Al limite dell’estremo fanatismo. Che riescono ad albergare nelle istituzioni con assoluta indifferenza e prepotenza. Spalleggiando le azioni scomposte dei loro fidelizzati e conferendo loro una spregevole autorevolezza e spregiudicatezza. Sarà pure complicato far comprendere che questi scaltri soggetti non possono essere ritenuti come il classico ‘ombelico del mondo’, dove tutto quel che passa li riguarda. Meglio e opportuno sarebbe ignorare la loro esistenza, mostrando scarsa considerazione della loro millanteria e dal loro scomposto delirio di onnipotenza. Nella realtà e nelle attività sociali così come nella corretta informazione, quella cioè libera, condotta da giornalisti esenti da qualsiasi condizionamento, altro non dovrebbero essere considerati che personaggi che vivono una perenne insoddisfazione e per questo meriterebbero di essere evitati e soprattutto compatiti. Ma questa è un’altra storia che chi preferisce appartenere alla categoria dei cosiddetti “giornalai” non riuscirà mai a assimilare e magari anche a comprendere. Al lettore e soprattutto agli operatori dell’informazione la libera scelta. E, magari, affidandosi anche a un attimo di riflessione che non guasta mai!
Set 16