Nel Giorno del Ringraziamento un evento religioso e civile si è svolto presso l’Azienda Agricola Di Gilio di Ferrandina con la presenza del Vescovo Monsignor Pino Caiazzo, di agricoltori associati alla Cia-Agricoltori, ragazzi delle scuole di Ferrandina. Si è ripetuta l’antica tradizione contadina , a cui sono molto legati in particolare gli agricoltori dei centri della Collina Materana, di benedire le sementi prima della semina e i prodotti della terra. Piena condivisione con il tema scelto dalla Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace nel messaggio per la 68ª Giornata nazionale del ringraziamento – il tema “Secondo la propria specie: per la diversità, contro la disuguaglianza” – è stato espresso dalla presidente di Donne in Campo-Cia Lucrezia Di Gilio. Indicando la necessità di “un’agricoltura contro la diseguaglianza”, i vescovi – evidenzia Di Gilio – denunciano “il modello di industrializzazione imposto dal pensiero neoliberista e mercantilista, evidente nel sistema economico-finanziario globale attuale”. Nell’associazionismo e nella condivisione che caratterizzano il modello agricolo italiano, i vescovi vedono “gli agganci necessari per rendere salda e robusta la persona, la famiglia e la comunità”. “Un sistema economico capace di rinsaldare il legame degli agricoltori con il territorio e di restituire fiducia al consumatore nella ricerca di maggiore tracciabilità e sicurezza degli alimenti e nella domanda di conoscenza del cibo, della sua provenienza e delle sue tradizioni – è l’aspetto più significativo del messaggio che trova ampia condivisione nella strategia della Cia –, è anche capace di vivere e contemplare la biodiversità come ricchezza naturale e genetica su cui investire al fine di garantire forme differenziate di accesso al mercato”. Quindi, “un’economia civile che si oppone all’economia dello scarto è un’economia che sa difendere il lavoro riconoscendo a ogni individuo il proprio valore nel contributo personale”. Infine, citando Papa Francesco, i vescovi promuovono “l’impegno costante a programmare un’agricoltura sostenibile e diversificata”.
I processi di omologazione globale dei mercati agroalimentari hanno mortificato quel contributo delle diversità culturali che, se ben indirizzato e nel rispetto dei diversi patrimoni, avrebbe contribuito a determinare una inclusione partecipata, sussidiaria e solidale dei popoli nell’unica famiglia umana. Nel contesto della globalizzazione commerciale la varietà delle specie è stata pesantemente ridotta con la coltivazione su grandi estensioni di poche varietà colturali che meglio soddisfacevano le esigenze di una produzione alimentare industriale di massa; in particolare nei cereali. Si è progressivamente cercato di privatizzare la biodiversità agricola tramandataci dalla tradizione contadina.
Nov 23