Grande successo è stato riscosso dalle scuole di Pisticci, l’I.I.S.“Giustino Fortunato” – sezione Liceo classico e l’I.C. “Padre Pio da Pietrelcina” – Scuola Secondaria di I grado, che hanno partecipato alle Giornate FAI per le scuole in collaborazione con la Delegazione FAI della Costa Jonica e il Gruppo FAI di Pisticci e la Valle dei Calanchi.
Nei giorni 22 e 23 novembre hanno proposto la rassegna dal titolo “Quel ramo del lago di… – Paesaggi manzoniani e non solo”,omaggio al grande Alessandro Manzoni nel 150° anniversario della sua morte.
Coniugando studio letterario e “riscoperta/valorizzazione” dei paesaggi locali, gli Apprendisti Ciceroni della IIA del Liceo classico, guidati dalla docente Laura Capistrano, hanno proposto una “rilettura” inedita del capolavoro manzoniano, “I promessi sposi”, che trae spunto dalla suggestiva tesi del gesuita padre Gabriele Ranzano della diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa, tesi recentemente rispolverata dal giornalista Vincenzo Maida.
Padre Gabriele ipotizzava che il manoscritto della “Storia milanese del XVII secolo”, di cui il Manzoni parla nella “Introduzione” al romanzo, il “dilavato e graffiato autografo” contenente le vicende della storia d’amore tra due giovani, ostacolata da un signorotto locale, non sarebbe stato un semplice espediente letterario ma sarebbe realmente esistito, conservato nella Abbazia di San Michele Arcangelo di Monticchio; qui lo storico di Montalbano Jonico, Francesco Lomonaco, di passaggio dopo le vicende della Repubblica napoletana del 1799 durante la sua fuga dai Borboni verso Pavia e Milano, lo avrebbe raccolto e poi consegnato ad un suo allievo Alessandro Manzoni, che ne avrebbe cambiato l’ambientazione per renderla più consona al contesto.
“I promessi sposi”, dunque, sarebbero nati da un racconto lucano, molti dei personaggi del romanzo sarebbero la trasfigurazione letteraria di personaggi del vulture-melfese, così come “quel ramo del lago di Como” altro non sarebbe che il lago di Monticchio, e “i monti sorgenti dall’acque ed elevati al cielo” sarebbero non il Resegone e il Lario, ma le cime del Vulture che si specchiano sui Laghi di Monticchio.
Invece di raccontare le storie e i luoghi, gli Apprendisti Ciceroni hanno portato i giovani visitatori, della loro stessa età, in un percorso immersivo teatralizzato dentro il romanzo di Manzoni. Hanno fatto vivere loro alcuni capitoli che narrano il terribile flagello della peste e scene emozionanti, come La madre di Cecilia e Don Rodrigo colpito dalla peste.
Dalla peste nel Manzoni il percorso ha fatto, poi, tappa in terra lucana. Terra anch’essa colpita dalla terribile epidemia, quella che nel 1656 raggiunse tutto il Meridione d’Italia, provocando oltre 400.000 morti nel Regno di Napoli. Tutti i paesi lucani furono colpiti dalla peste. Appestati c’erano a Salandra, Stigliano, Grottole, Tricarico e si contarono ben oltre 200 vittime, ma Pisticci ne rimase immune. Come mai? Grazie ad un …“antidoto particolare”: san Rocco.
I piccoli Apprendisti Ciceroni delle classi III sez. A, B e C della Scuola Secondaria di I grado dell’IC “Padre Pio da Pietrelcina”, magistralmente curati dalla docente Stella Calandriello, hanno approfondito la storia e le vicende dell’epoca per fornire interessantissime informazioni di carattere storico-artistico-antropologico all’attento pubblico presente. Spaziando dalla vita di San Rocco alla diffusione locale del suo culto, dalla devozione di ieri a quella di oggi, anche il pubblico adulto ha scoperto aneddoti e curiosità della storia locale che non conosceva, come il curioso caso della storia di due statue del santo patrono, la funzione di una piccola statuetta del santo e tanto altro ancora.
La narrazione è stata intervallata da alcune poesie, scritte dai ragazzi per il santo, come quella particolarmente apprezzata di Angelo in vernacolo. Hanno fatto da corollario l’esposizione di foto storiche del santo che lo rappresenta in antiche processioni, risalenti alcune addirittura a inizio dello scorso secolo, e i tanti disegni frutto di una precedente estemporanea di pittura degli stessi alunni.
Il clima di collaborazione e di fiducia tra le docenti e gli alunni, la chiarezza negli obiettivi e lo scambio costante di idee sono stati i mattoni che hanno permesso di tessere un filo conduttore tra le esperienze di apprendimento e la costruzione di un percorso formativo fluido e armonioso per gli studenti.
Ancora una volta le Giornate FAI con il progetto degli Apprendisti Ciceroni hanno offerto nuove opportunità ed occasioni agli studenti che vi hanno aderito.In particolare, le Giornate FAI per le scuole,il grande evento nazionale del FAI dedicato al mondo della scuolache pone l’accento sull’importanza dell’educazione tra pari, hanno offerto una significativa esperienza condividendo l’itinerario Manzoniano proposto dalla Delegazione FAI della Costa Jonica e con la collaborazione delGruppo FAI di Pisticci e della Valle dei Calanchi ha assunto una valenza formativa significativa, trasformando gli studenti in promettenti guide culturali.
Oltre all’approfondimento delle conoscenze storiche e artistiche, questa esperienza ha stimolato lo sviluppo delle capacità comunicative, la fiducia in sé stessi e la capacità di adattarsi a diverse situazioni. Diventare Ciceroni non solo ha aperto le porte alla scoperta del patrimonio culturale, ma ha offerto agli studenti un percorso formativo valorizzante in termini di competenze personali e sociali.
Si ringrazia la dirigente Scolastica di entrambi gli istituti,prof.ssa Maria Di Bello, per aver permesso la partecipazioneall’evento.
Si ringraziano l’Amministrazione Comunale, le associazioni Allelammie e Enotria Felix e quanti hanno contribuito con la gentile collaborazione alla realizzazione dell’evento.
Si ringraziano tutti i docenti e gli studenti, unitamente alla responsabile del Gruppo FAI di Pisticcie la Valle dei Calanchi, già docente Grazia Panetta, ai rappresentanti dell’Amministrazione Comunale e all’Arma dei Carabinieri, che hanno partecipatoalla manifestazione.