Si è svolta nell’aula magna dell’ITC Loperfido un incontro per celebrare il 23° anniversario della convenzione nazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza “Giovani dentro e fuori lo schermo” . Ad introdurre i lavori Maria Urga presidente CamMino acronimo di “Camera Nazionale Avvocati per le famiglie e i minorenni” sezione di Matera. Presenti anche il presidente del Tribunale di Matera Giuseppe Attimonelli Petraglione, Nicla Ventura docente e condotto di diritto penale minorile all’Università di Potenza, l’ispettore di Polizia Postale Filippo Squicciarini, il presidente del Consiglio Comunale Brunella Massenzi, la professoressa Di Muccio della scuola che ha portato i saluti del dirigente scolastico e alcune classi terze della scuola media “Torraca” e seconde classi delle scuole superiori “Olivetti” e “Loperfido”. Rivolgendosi ai ragazzi Urga sottolinea: “Stiamo celebrando queseto evento in un luogo privilegiato all’educazione del bambino, del fanciullo, dell’adolescente. I diritti sono nelle vostre mani. Siamo qui per presentare l’attività che svolgiamo a livello nazionale a favore dei bambini, adolescenti, ragazzi”.
Brunella Massenzio: “CamMino è un’Associazione importante che tutela la famiglia Il comune di Matera è l’istituzione più vicina alle esigenze e problemi della popolazione. La presenza di CamMino non deve mai mancare perchè lavora a favore dei ragazzi. E’ necessario tutelare i loro dirittii ed è giusto organizzare questi convegni per discuterne con gli interessati. Non possiamo prescindere dalle competenze informatiche per vivere armonicamente nella nostra società. Ci serve per interagire correttamente con la nostra comunità”.
Quindi viene proposto un video messaggio della Pivetti, che non ha potuto raggiungere Matera: “Mi rammarico per non poter essere presente a questo incontro per altri impegni di lavoro. Credo sia importate tenere a cuore il protagonismo dei giovani che amano le nuove tecnologie ed è fondamentale richiamarli al loro senso di responsabilità. Un adolescente è destinato ad essere adulto e a dare il suo contributo alla società, quindi la responsabilità è un atto di stima. La violenza sui bambini e le ragazze giovani in una società cinica come la nostra è un tema che va affrontato con cura e amore Ho promosso in proposito una iniziativa a favore delle donne che si chiama “No”, per dirla non solo con la parola ma anche con i fatti.”.
La dottoressa Ventura, che ha fatto ricerche sull’argomento e pubblicato un libro, parla della Polizia Giudiziaria, impegnata quotidianemente contro la criminalità informatica.
Il presidente del Tribunale di Matera parla dei media e dell’impatto che hanno sulle giovani generazioni “ Sono un magistrato che dovrebbe dirigere la Polizia giudiziaria ma ora mi trovo a guidare il Tribunale. Mi interesso dei bambini stranieri che nascono in Italia e vedere Balotelli giocare della nazionale di calcio è un orgoglio per me perché è stato riconosciuto il suo diritto alla cittadinanza italiana. Oggi parliamo dei minori dentro lo schermo, di quanto sia difficile tutelare i ragazzi dalle insidie della pornografia dello schermo che sfocia nella violenza fisica e morale. E per questo tipo di spettacolo la polizia giudiziaria non può fare niente. Il messaggio che vogliamo far passare è quello del rispetto degli altri che può arrivare dal codice etico che avete dentro di voi in quanto soggetti di diritto e tutela. Voi avete diritto a un mondo diverso da quello di oggi, in cui ci tanti esempi negativi che vengono da tutte le parti”.
Filippo Squicciarini si è soffermato sulle trappole di internet, della prevenzione e della repressione dei crimini informatici che riguardano le immagini e i messaggi inviate che fanno crescere una serie di reati”.
Domenico Infante, presidente Aiart, ha sottolineato le pericolosità che derivano dall’uso improprio di internet: “Le nuove generazioni sono definite “nativi digitali” e passano troppe ore al computer, diventando così dei soggetti passivi. A livello europeo è stato stabilito che stare per sette ore e quindici minuti davanti al computer si finisce per diventare computer-dipendenti”.
Carlo Abbatino