Giuseppe Coniglio: “Giuseppe De Pace e Giuseppe Tricchinelli, quei valorosi preti pisticcesi tra gli insorti di Guglielmo Pepe”. Di seguito la nota integrale.
Sull’esempio degli eventi di Spagna del luglio 1820, anche in Italia alcuni reparti della cavalleria del Regno delle Due Sicilie, guidati dagli ufficiali Morelli e Silvati, si ribellarono. La rivolta si estese poi a tutto l’esercito, guidato dal generale Guglielmo Pepe, per cui re Ferdinando I fu costretto a concedere la Costituzione. Ma tutti i nuovi regimi liberali ebbero una breve esistenza e le truppe asburgiche restaurarono l’ordine occupando anche Napoli. Nella battaglia di Androdoco di Rieti del 7 marzo 1821, i volontari lucani si comportarono da eroi. Anche due sacerdoti pisticcesi Giuseppe De Pace e GiuseppeTricchinelli si portarono in prima linea per dare l’esempio, dimostrando doti e eroismo e coraggio.I due religiosi avevano raggiunto Rieti con marce forzate e mezzi di fortuna, privi di mezzi e sostegni, per prendere parte alla battaglia decisiva. Facevano parte della Vendita Carbonara di Pisticci, istituita dal monaco-prete don Giuseppe D’Ursi, il primo quale assistente di leva, mentre il secondo era assistente spirituale della setta e addetto ai collegamenti con il circolo di Bernalda. Furono inseriti nella colonna dei legionari lucani di Deodato Sponsa che nominò il De Pace tenente e Tricchinelli sergente del Battaglione Lucano. I due sacerdoti, che appartenevano al capitolo della Chiesa Madre di Pisticci, dove non erano ben visti per le loro idee progressiste, non avendo avuto la possibilità di procurarsi una divisa e delle armi efficienti, combatterono uno affianco all’altro in abito talare, stringendo con la sinistra un crocifisso ed impugnando con la destra una vecchia arma, strappata a qualche compagno più sfortunato. Trovatisi di fronte ad un confratello, che era il cappellano delle truppe austriache, lo risparmiarono. Per essi, Guglielmo Pepe ebbe parole di elogio e riconoscenza nel suo Memoriale. Guglielmo Pepe (Squillace, 13 febbraio1783 – Torino, 8 agosto1855) è stato generale nell’esercito del Regno delle Due Sicilie. Proveniente dalla Nunziatella, nel 1799 a Napoli si schierò a difesa della Repubblica Partenopea. Poi catturato ed esiliato in Francia, dove entrò nell’esercito di Napoleone e Murat. Prese parte alla rivoluzione napoletana del 1820 e fu sconfitto nella battaglia di Antrodoco, al confine tra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli, dagli austriaci del generale Johann Maria PhilippFrimont, la prima battaglia del Risorgimento (7 marzo 1821); ripiegando verso le gole di Antrodoco fu inseguito dagli austriaci, che occuparono così L’Aquila, La mattina del 24 marzo, per la via Toledo, Frimont entrò trionfante in Napoli e tutte le conquiste della rivoluzione napoletana del 1820 vennero immediatamente soppresse. In seguito comandò il corpo spedito da Ferdinando II contro gli austriaci nel 1848. Nuovamente sconfitto, emigrò a Parigi.