Lunedì 7 novembre 2016 alle ore 16 sarà inaugurato il il Museo diocesano di Tricarico, che contiene anche una parte dedicata al venerabile monsignor Raffaello Delle Nocche, vescovo della diocesi dal 1922 al 1960. Lo ha annunciato la stessa diocesi. Il museo è diviso in cinque sezioni principali, “organizzate cronologicamente dalle origini (metà del decimo secolo) ai giorni nostri. Le chiavi di lettura del percorso espositivo sono rappresentate dalla successione episcopale, dalla società civile, dal monachesimo, dagli ordini religiosi e dalla pietà popolare”.
La cerimonia d’inaugurazione e benedizione del MuDiT, Museo Diocesano di Tricarico si aprirà con una conferenza introduttiva in Cattedrale a cui farà se-guito il taglio del nastro nel Palazzo vescovile che ospita l’allestimento. Contestualmente, sarà i-naugurato anche il Salone degli stemmi dei Vescovi di Tricarico, realizzati dal maestro Giuseppe Marinelli.
Il MuDiT s’inserisce pienamente nella missione evangelizzatrice della Chiesa e, a tale scopo, sono state allestite cinque sezioni espositive, organizzate cronologicamente dalle origini (metà del X secolo) ai giorni nostri: con il supporto di pannelli, di didascalie, di virtualizzazioni e di un do-cumentario animato, la Diocesi è raccontata attraverso opere di scultura, pittura, oreficeria, arredi liturgici, paramenti, volumi e documenti d’archivio. Si tratta di capolavori che consentono di ap-prezzare l’evolversi della fede nella storia e di capire la cultura artistica della Diocesi nei suoi rap-porti con la capitale del Regno di Napoli. Le chiavi di lettura del percorso espositivo sono rappre-sentate dalla successione episcopale, dalla società civile, dal monachesimo, dagli ordini religiosi e dalla pietà popolare in relazione, nelle diverse epoche, ai culti religiosi legati ai cicli della vita rurale e all’utilizzo delle risorse naturali.
Il percorso espositivo comprende anche una sezione dedicata al Venerabile mons. Raffaello delle Nocche, vescovo di Tricarico dal 1922 al 1960, situata sul piano nobile del Palazzo vescovile, il cui progetto scientifico è stato curato dalla prof.ssa Carmela Biscaglia, storica, con la collaborazione dell’arch. Sabrina Lauria e della dott.ssa Michela Ginnetti, archivista. Attraverso documenti, fo-tografie, paramenti a lui appartenuti e oggetti commemorativi, sono illustrate la vita, la spiritualità e le opere del Venerabile. Un’articolata analisi degli aspetti storico-religiosi pastorali e culturali permette di cogliere che la chiave di lettura del suo episcopato risiede nell’impegno educativo e nella centralità della persona.
Inoltre, si è costituita un’associazione di volontari che ha preso nome di “La Stadera Onlus”, la quale supporterà la Diocesi nella gestione dell’orario di apertura del Museo, per una migliore fruizione del patrimonio ivi esposto e allestito. L’associazione prende il nome dal ramo della famiglia Carafa, i Carafa della Stadera, di cui ben cinque esponenti, dal ’500 al ’700, hanno retto la Diocesi con illuminato governo e cura pastorale.
Per la realizzazione del MuDiT, si sono avvicendate varie fasi, con il concorso di enti e isti-tuzioni statali ed ecclesiastici. Nell’ambito dell’Accordo di Programma Quadro del 2001 tra il Mini-stero per i Beni e le Attività Culturali e la Regione Basilicata, si è inserito l’avvio dei lavori per il Museo diocesano di Tricarico, sotto l’episcopato di S. Ecc.za mons. Salvatore Ligorio. I lavori strutturali sono stati realizzati dall’allora Soprintendenza ai Beni architettonici, con il contributo della Regione Basilicata e il Comune di Tricarico, in collaborazione con l’Ufficio Edilizia di Culto della Diocesi. Sotto l’episcopato di mons. Vincenzo Orofino, la realizzazione del Museo è stata im-plementata da un progetto di ricerca del Cnr-Ibam per la conoscenza, valorizzazione, fruizione e salvaguardia dei beni culturali della Diocesi di Tricarico. Questo progetto è stato stilato da un grup-po di ricerca coordinato dal dott. Canio Alfieri Sabia e composto anche dal dott. Stefano Del Lun-go e dalla dott.ssa Daniela Artusi, in convenzione con la Diocesi di Tricarico, che ha lavorato attra-verso il suo Ufficio e la sua Commissione per i Beni culturali, di concerto con l’allora Soprinten-denza ai Beni storici, artistici ed etnoantropologici della Basilicata. Formalmente il Museo Diocesa-no di Tricarico è stato eretto dal vescovo mons. Vincenzo Orofino nel 2015.
La Diocesi, nella gestione del patrimonio culturale, sta lavorando perché la sua valorizza-zione, tutela e fruizione possa far crescere una cultura a servizio dell’uomo, per elevarlo al suo si-gnificato più autentico. Inoltre, l’obiettivo è quello di camminare verso una gestione sempre più condivisa e corresponsabile, per dare ai giovani di questa terra una possibilità di riscatto, mettendo in campo le loro energie, competenze e professionalità con uno stile ecclesiale fatto di inclusione, solidarietà e giustizia.
Programma della cerimonia
Nella Cattedrale di Tricarico, ore 16.00: conferenza.
Intervento introduttivo: mons. Nicola Urgo, amministratore diocesano di Tricarico.
Saluti:
dott.ssa Angela Marchisella, sindaco di Tricarico;
dott. Marcello Pittella, presidente Regione Basilicata;
dott.ssa Marta Ragozzino, direttrice Polo Museale della Basilicata;
dott. Daniele Malfitana, direttore Cnr-Ibam;
mons. Salvatore Ligorio, Arcivescovo metropolita di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, presidente della Conferenza episcopale di Basilicata.
Interventi:
don Nicola Soldo, direttore MuDiT;
arch. Francesco Canestrini, soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio della Basilicata;
don Valerio Pennasso, direttore dell’Ufficio nazionale per i Beni culturali ecclesiastici.
Contributo: dott. Canio Alfieri Sabia, ricercatore Cnr-Ibam, coordinatore attività di ricerca.
Conclusioni:
on. prof. Giampaolo D’Andrea, capo di Gabinetto del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo;
mons. Vincenzo Orofino, Vescovo di Tursi-Lagonegro, presidente Commissione Ceb per Edilizia di Culto e Beni culturali.
Nel Palazzo vescovile: inaugurazione del MuDiT.
Taglio del nastro, benedizione e visita al Museo Diocesano.